Italia
La Rai ha ottenuto, come già anticipato nei giorni scorsi dal Direttore generale Flavio Cattaneo, l¿autorizzazione da parte dell¿Antitrust per l¿acquisizione di 11 rami d”azienda, costituiti complessivamente da 84 impianti e dalle relative frequenze per la trasmissione in digitale.
La decisione dell”Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, presieduta da Antonio Tesauro, che doveva arrivare entro il 30 marzo, era slitta a fine aprile, ed è stata adottata dopo aver ricevuto il 26 aprile il parere, non vincolante, dell”Autorità per le Comunicazioni, come ha detto una fonte dell”Antitrust.
L¿istruttoria era stata aperta per valutare se la Rai avesse costituito una posizione dominante nel mercato delle frequenze televisive.
Al vaglio dell¿Autorità antitrust c¿era l”acquisto da parte di Rai Radiotelevisione Italiana Spa di rami d”azienda e delle relative frequenze di 11 società di televisione locale per lo sviluppo di canali televisivi in tecnica digitale.
La Legge Gasparri, approvata ieri in via definitiva, prevede infatti il passaggio dalle trasmissioni in tecnica analogica a quella digitale per il 2006.
Le frequenze comprate dalla Rai insieme ad altre, già detenute dalla società, vengono attualmente utilizzate per trasmettere canali digitali che negli ultimi otto mesi hanno raggiunto il 70% della popolazione.
L¿Antitrust aveva deciso di aprire un¿istruttoria sul caso della Rai per valutare l¿eventualità di posizioni dominanti sul mercato mediatico.
La Tv di Stato ha già un alto numero di frequenze e acquistandone altre per l”avvio del digitale rischiava di arrivare a una posizione nel mercato televisivo che avrebbe potuto configurarsi come dominante.
Insieme alla Rai, l¿indagine riguardava anche le società Emilia Tv, Rete 7, Teletime, Video Puglia, Edivision, Telecolor International Tci, Sige, Teleliguria, Radiotelevisione di campione e Tgr Telegrosseto.
Nel corso dell”istruttoria l”Antitrust ha dichiarato di aver verificato che in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, lo sviluppo del mercato delle reti per la trasmissione del segnale televisivo è avvenuto in maniera disordinata: Rai e Mediaset dispongono infatti di un monte frequenze e impianti tale da garantirgli la disponibilità di tre reti televisive che coprono la quasi totalità del territorio e della popolazione nazionale.
Le frequenze Rai raggiungerebbero infatti un numero tale che il Garante sembra giudicare più che sufficiente, visto che nel provvedimento con cui aveva aperto la procedura aveva precisato che “tale monte frequenze, risultando fortemente eccedentario rispetto a quanto previsto dal Piano analogico, appare idoneo a determinare significative ridondanze di copertura delle reti televisive”.
Il Consiglio di amministrazione della Rai, guidato da Lucia Annunziata, ha approvato nel novembre scorso l”acquisizione delle ultime due frequenze necessarie a raggiungere il 50% dell”utenza italiana con le trasmissioni digitali, così come previsto dalla cosiddetta Legge Gasparri che riforma il sistema radiotelevisivo italiano.
La Rai ha pagato complessivamente le frequenze 21 milioni di euro, ottenendo anche in concessione dal ministero delle Comunicazioni alcuni canali in Veneto, Toscana, Lazio e Campania. I due multiplex della emittente pubblica coprono circa 28 milioni di utenti.
La Rai ha sempre tenuto a precisare che, pur nel rispetto della delibera dell”Autorità Antitrust ai sensi dell”art. 16 della legge 287 del 1990, ogni suo atto è stato eseguito in funzione di leggi vigenti, quali la 66 del 2001 e il decreto legge 352 del 24 dicembre 2003.
L¿azienda ha detto che ha proceduto e procederà sul tema del digitale terrestre con criteri improntati all”efficacia e alla massima prudenza e trasparenza.
La perizia, disposta dall”Autorità nel corso dell”istruttoria, ha accertato l”esistenza di significative ridondanze di copertura delle suddette reti televisive e, di conseguenza, la possibilità che la Rai potesse sfruttare tale eccesso di risorse di frequenze per realizzare uno dei due multiplex previsti.
In definitiva, prosegue l”Antitrust, l”attuale assetto delle reti analogiche è particolarmente concentrato, sia in ragione di elevate barriere all”entrata di carattere economico che a livello normativo, che hanno cristallizzato la struttura del mercato, lasciandola sostanzialmente inalterata nel corso degli ultimi quindici anni.
Questa situazione, secondo l”Autorità, rischia di riprodursi anche a livello delle reti digitali, tuttavia, l”operazione presa in esame non determina una posizione dominante in capo alla Rai sui mercati nazionali delle reti e delle infrastrutture per la trasmissione del segnale televisivo terrestre.
“Al riguardo, infatti, è indispensabile contestualizzare la valutazione delle acquisizioni in questione con l”assoluta specificità del particolare assetto storico, normativo e di mercato, nonché con l”evoluzione tecnologica che qualifica ulteriormente il settore della radiodiffusione televisiva terrestre“, si legge nella nota.
L”Autorità ha inoltre tenuto conto della circostanza che sussiste a tutt”oggi un”offerta di frequenze, che è nella disponibilità di emittenti locali, e che, dunque, le acquisizioni in esame non pregiudicano le possibilità di altri concorrenti, peraltro già attivi con posizioni di rilievo in questo medesimo mercato e in mercati connessi.
L”Antitrust ha pertanto concluso, che le operazioni notificate, pur non essendo strettamente indispensabili per realizzare i due multiplex richiesti dalla legge, non appaiono idonee a realizzare la costituzione di una posizione dominante in capo a Rai tale da ostacolare in modo sostanziale e durevole la concorrenza.
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