Italia
Presentata ieri a Roma al Parlamento la Relazione annuale del Garante per la Protezione dei Dati Personali, nella significativa cornice della Sala della Lupa (la stessa nella quale nel 1946 furono annunciati i risultati ufficiali del referendum che sancì la nascita alla Repubblica Italiana).
Davanti alla consueta platea istituzionale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e preceduto da una breve prolusione del Presidente della Camera, Pierferdinando Casini, il presidente dell¿Autorità,prof. Stefano Rodotà, ha dato lettura del discorso di presentazione della relazione sulle attività 2003.
Il bilancio di un anno di attività, anzi di un anno importante, segnato dall¿approvazione del Codice in materia di protezione dei dati personali, entrato in vigore il 1° gennaio 2004.
Una relazione asciutta, priva di termini di gergo ed esposta con la passione con cui si offre un grande e sintetico saggio di lettura della società italiana di fronte alla evoluzione tecnologica ed alle sue applicazioni e ricadute nella sfera dei diritti della persona alla riservatezza.
Ma è venuta fuori anche la sensazione di una istituzione poco burocratica, aperta alla società, pronta a misurarne il battito, attenta alle trasformazioni sociali, preoccupata di anticipare piuttosto che di sanzionare.
Infine con una percezione, peraltro avvertita da tutti, di una istituzione armonica, unita, con i suoi componenti attenti l¿uno alla rappresentazione dell¿altro. Senza sfilacciamenti determinati da appartenenze o dagli schieramenti politici, o da eccessiva rappresentatività del Presidente a scapito degli altri membri.
E¿ una conferma di come il Garante sta lavorando, costruendo intorno a sé un caso di eccellenza istituzionale ampiamente riconosciuto anche all¿estero.
Il nuovo quadro dei principi
Come dicevamo, più che il discorso di presentazione della Relazione sulle attività 2003, è sembrato di assistere ad una analisi coinvolgente sul futuro delle nostre società sulle inquietudini prospettate da alcuni avanzamenti tecnologici, sulla complessità delle variabili sociali, culturali, economiche, normative, istituzionali, che applicazioni apparentemente prive di futuro possono avere sulle nostre vite di cittadini della società dell¿informazione.
Ma vediamo quali sono stati i passi salienti del discorso del presidente, nella sintesi che abbiamo preparato per voi. A partire dall¿impatto del nuovo Codice in materia di protezione dei dati personali¿..
(¿¿) Il Codice, infatti, ha un impianto nel quale assume specifica rilevanza la trama dei principi, da adattare poi alla molteplicità delle situazioni concrete. Irrobustisce il sistema della protezione dei dati personali, ormai solidamente collocata nel quadro dei diritti fondamentali. Fa così crescere le garanzie per la libertà delle persone. Rappresenta il primo esempio, su scala internazionale, di riordino generale di una materia complessa e mutevole (¿..) stabilisce un legame solido tra ordinamento italiano e ordinamento europeo. (¿¿) Le norme sulla protezione dei dati personali non sono certo incise sul bronzo, ma neppure possono essere considerate come pezzi di una leggina che può essere smontata appena i portatori di un interesse settoriale alzano la voce o al semplice annuncio di una possibile emergenza. Il Codice segna il passaggio da una situazione di frammentazione legislativa ad un sistema unitario.
(¿¿¿) Il Codice rafforza il legame tra privacy e democrazia.
Il ricorso alle tecnologie e gli ¿allarmi¿ del Garante
Abbiamo ricordato, in passato, che non tutto ciò che è tecnologicamente possibile è anche socialmente desiderabile, eticamente accettabile, giuridicamente legittimo. Oggi dobbiamo aggiungere che le derive tecnologiche possono produrre gravi effetti distorsivi. (¿¿¿) Le regole di privacy divengono così anche fattore di efficienza, e si rivelano strumenti indispensabili per una analisi dei rapporti tra società e tecnologia. Una valutazione d¿¿impatto privacy¿ dovrebbe ormai accompagnare molti interventi legislativi ed organizzativi. (¿¿¿) L¿affidarsi cieco alle tecnologie, ritenendo che in esse risieda ormai la soluzione di ogni problema, può risolversi in una delega in bianco, con la politica che rischia di farsi espropriare dei suoi compiti di scelta e di decisione su gravi questioni sociali. Il Garante, fin dalle sue prime relazioni, ha sempre indicato casi concreti in cui i rapporti tra società e innovazioni scientifiche e tecnologiche si presentavano in forme particolarmente critiche. Sono quelli che, nelle cronache giornalistiche, vengono definiti gli ¿allarmi¿ del Garante. E che allarmi sono davvero, nel senso che non si tratta di grida senza fondamento, ma di segnalazioni precoci di dinamiche che, poi, rivelano tutta la loro portata. (¿¿¿) Il futuro è già tra noi ¿ si usa dire. Per questo il Garante dedica la sua attenzione anche a novità apparentemente minori, ad innovazioni ancora d¿incerta applicazione. (¿¿¿) Il sistema delle telecomunicazioni è quello che più visibilmente incorpora il futuro. Si trasforma, offre agli utenti grandi opportunità, ma crea anche nuove vulnerabilità individuali e sociali. Dopo aver adottato provvedimenti sui messaggi di posta elettronica non desiderati (spamming) e sui messaggini telefonici (Sms) promozionali, il Garante sta per intervenire in tre direzioni.
Quella della televisione interattiva, dove il continuo flusso di informazioni dall¿utente al fornitore del servizio può consentire controlli continui sulle abitudini delle persone, ricavandone profili personali e di gruppo ed esponendo i singoli al rischio di nuovi controlli, se viene consentito ad autorità pubbliche di accedere a questi dati. Quella delle videochiamate, che possono coinvolgere una molteplicità di soggetti e richiedono, quindi, regole precise sull¿utilizzazione delle immagini. Quella, infine, di un rigoroso controllo del modo in cui i diritti dell¿utente vengono rispettati nell¿ambito della telefonia, dove riscontriamo inadempimenti riguardanti questioni alle quali i cittadini sono assai sensibili, come le chiamate di disturbo e l¿identificazione della linea chiamante. (¿¿¿)
Etichette ¿intelligenti¿ e controlli sulle persone
Un anno fa sottolineavamo i problemi nascenti da tecniche di localizzazione che rendono possibile un controllo continuo delle persone, creando una sorta di guinzaglio elettronico. Su questa strada non ci si è fermati e, anzi, la tecnologia delle radiofrequenze (Rfid) ha portato alla creazione di ¿etichette intelligenti¿ che, sostituendo i codici a barre, permetteranno di seguire i prodotti nei loro spostamenti, creando così le condizioni per controllare anche chi ha acquistato ed usa quel prodotto. (¿¿¿) Ma lo stesso corpo può essere tecnologicamente modificato, predisposto per essere seguito e localizzato permanentemente. Braccialetti elettronici sono stati proposti anche per controllare i bambini sulle spiagge. Ora la possibilità di inserire sotto la pelle un chip, contenente ad esempio informazioni sulla salute o tale da permettere in ogni momento la localizzazione di persone rapite, di criminali pericolosi, di detenuti in libertà provvisoria o più semplicemente l¿identificazione di una persona. (¿¿¿) Ma quando si inserisce un chip o si applica una etichetta intelligente, l¿integrità del corpo è violata, la dignità lesa, sì che l¿impianto dovrebbe essere ritenuto illegittimo anche se la persona interessata abbia dato il suo consenso. (¿¿¿) Poiché la nuova tecnologia è in fase di decollo, il Garante interverrà nelle prossime settimane precisando le condizioni per il suo legittimo uso.
La seconda parte dell”articolo ha in allegato i testi integrali relativi alla cerimonia di presentazione della Relazione annuale 2003 della Privacy.
”Controlli, tecnologie, diritti della persona”: la Relazione annuale del Garante della Privacy (2a parte)
www.garanteprivacy.it