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Era da molto tempo che i giornalisti americani non lavoravano in condizioni simili a quelle in cui si trovano attualmente in Iraq.
I rappresentanti della stampa sono sul banco degli imputati e temono, oggi più che mai, di rimanere vittime di azioni di sequestro.
I grandi media coprono le zone più a rischio, ma le situazioni vanno riguardate, le minacce sono tante.
Due tentativi di rapimento hanno riguardato alcuni giornalisti del New York Times presenti in Iraq. I reporter, detenuti sotto la minaccia di armi, finalmente sono stati rilasciati. La direzione del quotidiano ha chiesto ai giornalisti di allontanarsi immediatamente da Baghdad.
Ma nei prossimi giorni, diversi giornalisti dovranno arrivare in Iraq a completare lo staff presente sul posto.
Il direttore di redazione, Bill Keller è infatti convinto che ¿Al momento, la situazione è sufficientemente sicura per restare¿.
Ma questo non è il parere di tutti. Se tutti le grandi emittenti e network volevano essere presenti per assicurare l¿informazione nell¿occasione del primo anniversario della caduta della statua di Saddam Hussein, le cose sembrano cambiate negli ultimi tempi.
I giornalisti sono attualmente tutti confinati nella capitale, e non possono assicurare le notizie dalle zone più a rischio.
¿E¿ una delle più pericolose situazioni che abbia mai visto ¿ ha dichiarato Paul Slavin, uno dei vicepresidenti di ABC News (Disney) ¿ Se la situazione rimane così come è adesso, coprire la regione diventerà un serio problema¿.
Durante la notte, l¿emittente non autorizza nessun spostamento da Baghdad. In più, sei giornalisti dell¿ABC dovrebbero presto far ritorno negli Usa. La Tv ha infatti preso la decisione di appoggiarsi al personale iracheno e preservare i reporter americani.
Atteggiamento simile per Fox News e CNN, i cui giornalisti sono impegnati in una feroce concorrenza: a Baghdad sono stati pregati di rimanere quanto più possibile all¿hotel Palesatine, dove risiedono tutti i giornalisti occidentali.
A meno che non decidano di spostarsi con i soldati della coalizione. La CNN, che durante la guerra del Golfo del 1990 aveva assicurato una copertura formidabile dell¿evento, ha deciso di ridurre i propri giornalisti sul luogo, anche se tre equipe sono ancora nel Paese.
Nel gennaio scorso, due suoi giornalisti sono stati uccisi a Baghdad. E lunedì scorso, un reporter è stato leggermente ferito a una spalla e alla testa durante un attacco.
In questi ultimi giorni, a Faludja, ABC, CBS, NBC, CNN e Fox News hanno deciso di lavorare in pool: condividono le immagini della regione grazie a una squadra che si muove con i soldati della coalizione.
Usano la stessa antenna satellitare al fine di limitare i loro spostamenti. Una solidarietà molto rara in questo ambiento molto competitivo.
Per motivi di sicurezza, anche la Rai ha deciso di richiamare in Italia, i propri corrispondenti.
¿La Rai non lascia l”Iraq e continuerà a garantire, come sempre, un”informazione professionalmente valida e all”altezza dei doveri del Servizio Pubblico, con inviati a Bagdad e Nassirya¿. Questo, quanto si leggeva nella nota diffusa alcuni giorni fa dagli uffici di Viale Mazzini.
Il presidente Rai Lucia Annunziata ha infatti fatto sapere di aver ricevuto personalmente giovedì scorso un dettagliato e credibile rapporto secondo il quale almeno due giornalisti Rai in Iraq rischiavano di essere oggetto di sequestro.
Di fronte a questo stato di emergenza, d¿accordo con la Direzione Generale e con i direttori delle testate, si è deciso di agire con somma prudenza, chiedendo ai giornalisti di rimanere all”interno di un circuito di sicurezza.
¿Ho personalmente consigliato questa condotta che ha portato a mettere in sicurezza i nostri giornalisti senza causare allarmi e senza arrivare a una improvvisa decisione di ritirarli che avrebbe messo in apprensione l”intero Paese¿, ha detto la Annunziata.
Il precipitarsi degli eventi ha determinato un ulteriore cambio nelle scelte dei vertici Rai.
In Rai, dopo il rapimento dei quattro italiani, uno dei quali è stato ucciso, è arrivata una seconda dettagliata informazione che riguardava rischi sempre crescenti per i giornalisti.
¿A questo punto l”azienda ha deciso di avvicendare l”intero gruppo, avvicendamento che avviene solo alla vigilia del naturale scadere dell”incarico. Avvicendamento che non vuol dire ritiro. Li avvicendiamo per non farli diventare definitivamente degli obiettivi dei sequestratori¿.
Le spiegazioni della Annunziata sono volte a rassicurare i comitati di redazione, per chiarire che la decisione presa dai vertici Rai, non ha nulla a che vedere con il lavoro svolto, ¿¿come del resto ¿ dice il presidente – sanno bene i nostri giornalisti in Iraq che sono stati da me personalmente avvertiti, a livello informale, della situazione¿.
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Per ulteriori informazioni, leggi:
Iraq: la Rai decide l¿immediato avvicendamento dei giornalisti. Un documento farebbe temere per la loro sicurezza