Italia
La sfida del digitale terrestre sta coinvolgendo tutti. Operatori, semplici interessati, utenti, si chiedono se sarà effettivamente possibile l¿annunciato switch off del 2006 che proietterà l¿attuale sistema di trasmissione in analogico nell¿era del digitale.
Passaggio del resto obbligato da un cammino tecnologico che non si arresta. Anche se i dubbi restano e le perplessità sono davvero tante. Sarà possibile realizzare tutto questo nel volgere di così poco tempo?
Alcuni dicono di sì, ma altri non ci scommetterebbero sopra.
Il 2006 dovrebbe essere l¿anno di svolta dell¿intero settore televisivo, un cambiamento radicale che coinvolgerà tutto il panorama dei media, nella convergenza tra tecnologie disponibili e di nuova generazione.
Il nuovo sistema di trasmissione garantirà una migliore ricezione, una nuova offerta di programmi, un arricchimento dell¿offerta complessiva, con la generazione di nuovi prodotti informativi ed editoriali, grazie soprattutto al supporto delle applicazioni interattive.
E mentre si attende il momento, in Parlamento incalzano i rinvii e le discussioni sul testo di legge che prevede il passaggio al digitale e che dovrà riformare l¿intero sistema radiotelevisivo e che porta la firma del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri.
Il digitale terrestre avrà molteplici capacità di applicazione. Saranno tante le opportunità offerte ai cittadini utenti dalle Pubbliche Amministrazioni, in termini di una comunicazione più diffusa, più particolareggiata, più dedicata alle esigenze della comunità e del territorio, con un interfaccia diretto, che esalti il criterio della bidirezionalità e venga mutuato nello sviluppo integrato della società civile nazionale.
Tutti d¿accordo nel ritenere che il digitale terrestre porterà con sé dei grandi vantaggi, ma sono ancora troppe le perplessità di chi ritiene che l¿Italia non sia ancora pronta, visto poi le esperienze degli altri Paesi europei.
Tra il pubblico utente c¿è grande attesa per il digitale terrestre. Ci sono lunghe liste d¿attesa in diverse città italiane per poter acquistare i set top box che permettono di ricevere il segnale digitale dall”antenna tradizionale e lo trasformano in analogico, consentendo di vedere i canali digitali su un comune televisore.
Il decoder va collegato all”antenna, al televisore, con una presa scart e, se si vuole godere anche dell”interattività, al telefono.
La massiccia campagna pubblicitaria e l¿incentivo previsto dalla Finanziaria 2004, stanno dando i loro risultati.
Il ministero delle Comunicazioni ha infatti insistito perché si prevedesse questo contributo di 150 euro per i primi 700.000 acquirenti. Un decoder interattivo costa sui 200-300 euro.
Anche se bisogna dire che la sovvenzione vale soltanto per un decoder a famiglia. Questo significa che se si avesse in casa un altro televisore, bisognerebbe acquistare un altro apparecchio e questa volta a prezzo pieno.
Tra qualche mese è previsto inoltre l¿arrivo sul mercato di ricevitori dotati di modem Adsl, che consentiranno la ricezione e trasmissione dei dati con i tempi della banda larga, quindi molto più velocemente.
Attesi anche i set top box con un alloggiamento per la carta Sim come quella dei cellulari GSM-GPRS, che consentono di spostare l”apparecchiatura in altre parti della casa, per esempio. In futuro poi il ricevitore sarà incorporato direttamente nel televisore.
Nelle prime due settimane di finanziamenti pubblici, ne sono stati venduti 35.000 e molti sono in lista d¿attesa. Eppure oggi soltanto un italiano su due potrebbe ricevere qualche canale in questo formato.
Anche se, per il presidente di Dgtvi, Carlo Sartori, entro gennaio del prossimo anno il 70% della popolazione sarà raggiunto dal segnale del digitale terrestre.
Dgtvi è l¿associazione che si occupa dello sviluppo del digitale terrestre, che riunisce i quattro network protagonisti: Rai, Mediaset, La7 e Mtv di proprietà di Telecom Italia, e Dfree, il bouquet satellitare di Tarak Ben Ammar e della società francese di media TF1.
Attualmente quindi sono quattro gli operatori sul mercato, che trasmettono 20 canali.
Ma secondo alcune informazioni arrivate alla stampa, attualmente solo Genova, Roma e Palermo prendono tutti e venti i canali. Mentre le città che prendono tre dei quattro bouquet, sono Milano, Torino, Napoli, Firenze, Bologna, Venezia, Ancona e Catanzaro.
Le nuove reti usano infatti le frequenze acquistate dalle emittenti locali, che possiedono quasi due terzi della banda disponibile, a eccezione di Dfree che si serve della banda di TelePiu¿
Con lo switch off si libereranno nuove frequenze, ma l”Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sta verificando l”effettiva copertura delle nuove Tv digitali e la reale disponibilità dei decoder. Secondo quanto riferito dal presidente Enzo Cheli, il primo bilancio dovrebbe arrivare tra qualche settimana, come previsto dall¿art.41 comma 7 della Legge 3 del 16 gennaio 2003.
Lo scorso mese di marzo, l¿associazione consumatori Adiconsum ha scritto una lettera alle Autorità preposte, per chiedere maggiori ragguagli e garanzie per i consumatori in merito alla Tv digitale terrestre.
Destinatari della missiva, tra gli altri, il Ministro Maurizio Gasparri, il presidente dell¿Antitrust Giuseppe Tesauro e dell¿Agcom Enzo Cheli.
Adiconsum, come si leggeva nella nota inviata alla stampa, ¿ritiene lo sviluppo di questa nuova tecnologia di diffusione televisiva necessaria alla crescita generale del Paese e dei suoi cittadini e per questo chiede maggiore attenzione nei confronti dei consumatori che sono gli attori principali di questa tecnologie e non dei comprimari relegati a subire gli interessi economici imposti da altri¿.
L¿associazione fa presente che attualmente per far partire in modo veloce questa nuova tecnologia di trasmissione sul mercato, si stanno diffondendo delle informazioni incomplete. E sono proprio le ¿verità nascoste¿ che stanno creando incertezza e diffidenza tra gli utenti.
Intanto l¿Agcom sta proseguendo le proprie audizioni informali. Entro il 30 aprile l¿organo garante delle comunicazioni dovrà valutare la quota di popolazione coperta dalle nuove reti, la presenza sul mercato di decoder a prezzi accessibili e l”effettiva offerta di programmi a hoc.
Secondo Carlo Sartori, nella veste di presidente di RaiSat, sarebbero attualmente 200.000 le famiglie italiane che possiedono un decoder digitale. Attualmente sono stati venduti 120.000 apparecchi con l¿incentivo di 150 europrevisto dal ministero delle Comunicazioni. A questi vanno aggiunti quelli acquistati nel 2003, quelli venduti attraverso altri canali e quelli a bassa interattività.
¿A questo ritmo, il traguardo del milione di decoder entro la fine del 2004 probabilmente sarà largamente superato¿, ha detto il presidente di RaiSat.
Da Mediaset si ritiene che un milione di decoder sia un obiettivo raggiungibile entro l¿anno. ¿Ci sono già 200.000 apparecchi nelle case, 360.000 sono già usciti dalle case di produzione¿, ha spiegato Fedele Confalonieri.
Adesso Mediaset garantisce una copertura del 50% della popolazione: entro luglio si arriverà al 62%, entro fine anno al 70%. L”obiettivo per la fine 2005 è l”80% della popolazione.
Il Movimento Difesa del Cittadino manifesta però serie perplessità sui contenuti dell¿audizione di Rai e Mediaset davanti all¿Autorità per le comunicazioni.
Secondo il Movimento sembrano decisamente gonfiate le stime fornite dai due responsabili delle aziende, Sartori e Confalonieri, sia per quanto riguarda le vendite dei decoder digitali, sia soprattutto per la copertura del territorio.
In un comunicato, l¿Associazione fa sapere che a tutt¿oggi risultano concessi soltanto 114.000 contributi per l¿acquisto di decoder interattivi, ¿¿e non 120.000 come dichiarato di fronte all¿Autorità: basta controllare sul sito del Ministero comunicazioni.it¿.
Per il Movimento la presunta copertura del 50-60% della popolazione vantata da Rai non è effettiva perché ¿¿arrivano continuamente all¿associazione e ai mass media lamentele per il segnale di bassa qualità o addirittura inesistente anche da località che vengono dichiarate coperte¿.
L¿Associazione ha già depositato un ricorso all¿Autorità Antitrust e a quella delle Comunicazioni sulla pubblicità relativa al digitale terrestre con l¿accusa di ingannevolezza nei confronti dei cittadini utenti.
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