Mondo
Colloquio-intervista di Stefano Rolando (direttore della Rivista italiana di comunicazione pubblica e docente presso l”Università Iulm diMilano) con il professor Jorge Lozano (Università Computense, Madrid)
L¿attentato terroristico dell¿11 marzo a Madrid ha fatto verificare in pochi giorni tre conseguenze di enorme incidenza:
ha lasciato sul terreno uno dei bilanci più ingenti per numero di vittime (200 morti,1500 feriti) di un atto di ¿guerra¿ in Europa dalla fine della guerra (1) ;
ha modificato l¿esito delle elezioni politiche spagnole perché un terzo dell¿elettorato ha dichiarato di avere modificato l¿attitudine di voto a causa della manipolazione informativa effettuata dal governo sulle cause dell¿attentato (2) ;
è diventato naturalmente un evento simbolico (con evidenti simmetrie rispetto all¿attentato di New York dell¿11 settembre 2001, assumendo addirittura un logo di sintetica evocazione ¿11-M¿) che ha collocato le problematiche comunicative ¿ in particolare quelle legate alla relazione tra istituzioni, media e opinione pubblica ¿ al centro di analisi e dibattiti.
La connessione di questi fenomeni è il contenuto del colloquio-intervista con il professor Jorge Lozano, ordinario di Teoria dell¿Informazione e capo del Dipartimento di Giornalismo all¿Università Computense di Madrid. Dal 1990 al 1996 ha diretto l¿Accademia di Spagna a Roma ed è autore di testi e scritti in particolare in campo semiologico, tra cui in Italia è noto Il discorso storico, pubblicato da Sellerio nel 1992 con la prefazione di Umberto Eco (3) .
Questa conversazione ¿ a margine di un seminario universitario a Madrid su questi temi ¿ avviene il giorno dopo un secondo fallito attentatati terroristico sulla linea ferroviaria di alta velocità tra Madrid e Siviglia e il giorno stesso dell¿intervento di Colin Powell alle Nazioni Unite a New York ¿ con la disciplinata ma non facile presenza alle spalle del Segretario di Stato del direttore della CIA George Tenet ¿ circa ¿la difettosa informazione¿ presentata dal governo americano per giustificare la guerra in Iraq (4).
D. Si è detto e si è scritto che l¿inaspettata svolta elettorale spagnola sia stata determinata da una crisi di fiducia dell¿elettorato (e, nel caso, di quale parte dell¿elettorato?) nei confronti della gestione comunicativa assunta dal governo per l¿attentato terroristico dell¿11 marzo? Integralmente d¿accordo?
R. Sono d¿accordo, con alcune precisazioni. Si è giocata una partita di fiducia e di credibilità con una linea adottata dal governo che è parsa priva di lucidità. Il Partito Popolare aveva i suoi voti, prima e dopo l¿Iraq.Alle municipali il governo non ha avuto problemi. Ma questa volta votavano due milioni di giovani in più. Questo segmento è stato decisivo, sommato a quella parte di voto incerto tra la Sinistra Unita e i Socialisti che ha preferito alla fine fare una scelta per un ¿voto utile¿ e sommato anche ad una quota degli eterni indecisi rimasti colpiti dalla crisi appunto di fiducia e credibilità che il governo ha visto crescere nel giro di poche ore tra l¿attentato terroristico e le elezioni.
D. Quali sono state precisamente le scelte di comunicazione fatte al riguardo dal governo di Aznar e da che cosa sono state motivate?
R. Sulle prime il pensiero di tutti correva verso l¿ETA. Lo ha dichiarato lo stesso presidente della Regione Basca, lo ha scritto El Pais, che certo non è un giornale filo-governativo. Ma su questa linea il governo ha tenuto una posizione troppo insistente e determinata, chiamando gli ambasciatori per tenere una linea coerente ed esplicita, chiamando i corrispondenti esteri per sostenere questa imputazione, chiamando ¿ lo ha fatto di persona il presidente Aznar ¿ i direttori dei grandi giornali assicurandoli della interpretazione. Sul ¿giuro che è stata l¿ETA¿ il direttore del Pais ¿ attribuendo al Capo del Governo il carattere dell¿istituzione necessariamente bene informata ¿ ha rifatto la prima pagina. Perché questa scelta? Perché Aznar ha impostato una linea dura e senza cedimenti alla lotta al terrorismo, in Spagna principalmente interpretato dall¿ETA. L¿occasione dell¿11 marzo è stata colta come un¿opportunità di giocare sulla paura collettiva e consolidare la fiducia nei confronti di chi ¿ oltre a subire personalmente un attentato ETA che lo ha molto segnato ¿ quel nemico lo aveva da tempo indicato come il male peggiore da combattere.
D. Le procedure organizzative della comunicazione istituzionale (per esempio le direttive alle Prefetture e alle Ambasciate e, come si è detto, il pressing sulla stampa) sono figlie ancora delle procedure franchiste oppure su questo terreno si sono fatti cambiamenti rilevanti? In ogni caso proprio questo è stato considerato dai commentatori il punto più critico della vicenda. D¿accordo?
R. Sì, ma bisogna ricordare che questo pressing, questa propaganda, erano stati fenomeni archiviati dalla Spagna post-franchista. E resuscitati da Aznar in una forma che gli spagnoli non avevano conosciuto di recente.
D. Il presidente Aznar ha rifiutato le accuse di menzogna e depistaggio, sostenendo ¿ anche sulla stampa internazionale (5) ¿ che gli 800 omicidi compiuti dall¿ETA in Spagna negli ultimi trenta anni giustificavano questa prima pista logica. Che ruolo hanno avuto i media ¿ e quali media ¿ nel rapporto tra verità e manipolazione della vicenda?
R. Mi rendo conto che un uomo di governo accusato respinga le critiche, ma l¿organizzazione a tutto campo della forzatura interpretativa è stata rilevata da tutti. I documenti ufficiali stessi dell¿intelligence militare spagnola pubblicati il 19 marzo erano chiarissimi. Le reti televisive pubbliche hanno subito immediatamente la pressione. E¿ stata platealmente modificata la programmazione della rete 1 il giorno precedente le elezioni. C¿era in programma un film qualsiasi, è stato tolto e rimpiazzato con un film contro l¿ETA. E¿ l¿attuazione di una teoria della comunicazione che immagina il destinatario come un vero cretino. La reazione del pubblico è stata di ¿guerriglia semiologica¿, avrebbero detto un po¿ di anni fa i miei amici Umberto Eco e Paolo Fabbri. L¿uso dei cellulari, proprio di quei giovani al primo voto, è stato immediato e reattivo. Producendo contatti, proteste, manifestazioni. Una parte della stampa – tra cui El Pais – ha cominciato a dare voci alla crisi di credibilità del governo. Ma il grosso della stampa moderata ¿ a cominciare da ABC – ha accettato la linea governativa che accusava gli avversari di sobillare la gente per ragioni elettorali.
D. ¿Queremos saber¿ : lo striscione in piazza a Madrid è andato sulle prime pagine di tutto il mondo. La domanda è semplice e banale. Ma come la legge il semiologo?
R. Ero a quella dimostrazione. Pioveva in modo violento. Gli ombrelli modificavano la percezione del numero dei presenti. Abbiamo saputo poi che c¿erano in piazza due milioni di persone. Una semiosi illimitata. Il dubbio ha aggregato e prodotto effetti devastanti per la posizione a testa bassa del governo. A poco a poco emergevano leciti dubbi. Come può l¿ETA ¿ che è un¿organizzazione terrorista, ma ha un¿origine di sinistra ¿ collocare l¿epicentro dell¿attentato in un luogo simbolico della formazione delle Comisiones Obreras, luogo che si chiama ¿Il pozzo dello zio Raimondo¿ , un quartiere in cui il confessore di Franco ha rotto con il franchismo passando all¿opposizione?
D. C¿è un nesso ¿ sul tema verità e manipolazione ¿ che lega la vicenda spagnola alla intera trama internazionale riguardante l¿Iraq (l¿indagine ONU sulle armi di distruzione, il posizionamento degli americani e degli inglesi, eccetera) ?
R. Sulla vicenda spagnola bisogna prima di tutto ricordare il ruolo che in questo paese hanno avuto i gesuiti. Che hanno predicato che non si può mentire perché si fa peccato contro Dio anche se ciò non vuol dire che dobbiamo sempre dire la verità. Da qui la cultura del segreto, del silenzio, del sigillo. Credo che la gente possa accettare il segreto, ma non l¿evidenza della menzogna. E ad un cero punto il capo del governo è stato dipinto come Pinocchio.
D. Pinocchio è popolare in Spagna? Vi è una lettura metaforica spagnola del burattino collodiano?
R. Sì, la battuta per ch i mente è ¿Pinocio¿. Il naso di Pinocchio è apparso presto su alcuni giornali, come simbolo comunicativo della presa in giro.
D. Perché il governo spagnolo ha agito con nettezza e determinazione in Iraq contro l¿opinione sondata di circa l¿80% degli spagnoli contrari all¿intervento?
R. In Università abbiamo analizzato attentamente le poizioni del presidente Aznar pubblicate da Le Monde in quella occasione (6). La tesi era : io ho le mie convinzioni, non debbo correre dietro a quelle degli altri. E¿ una posizione di scommessa, in qualche modo anche sulla ribaltabilità di una così forte tendenza dell¿opinione pubblica. E comunque di determinazione a seguire solo il proprio convincimento non ad adattarsi ai principi del marketing politico. L¿algoritmo di Aznar è molto semplice : contro il terrorismo, qualunque terrorismo. Gli Stati Uniti hanno questa stessa posizione e non la vecchia Europa che su questa linea si comporta da dilettante. Sono scommesse che alla prova dei fatti debbono reggere. Altrimenti arriva il conto e te ne devi andare.
D. L¿11 marzo spagnolo ¿ divenuto ormai il logo ¿11-M¿ – ha avuto un vissuto interno come l¿11 settembre americano? E¿ un fatto gravissimo; oppure segnala una ¿svolta¿ identitaria?
R. Interessante la distinzione. Penso che sia entrambe le cose. Gravissimo, l¿evento lo si capisce da sé. Ma il rapporto tra dinamiche partecipative e formazione di comportamenti e convincimenti ci dice anche che la vicenda ha inciso sul profilo identitario del paese. E¿ un fatto identitario la dimostrazione di un popolo di non essere facilmente ingannabile. E¿ un fatto identitario ¿ anche nelle relazioni personali ¿ dire ¿basta¿. E¿ un fatto identitario avvertire in modo così plateale la rottura di un equilibrio fiduciario.
D. L¿11 marzo ¿ di firma terrorista islamica ¿ modifica l¿orientamento degli spagnoli rispetto all¿Iraq (per orgoglio, per rifiuto di intimidazione, per stare in ¿prima linea¿,
R. Gli spagnoli pensano tendenzialmente che una guerra abbia certe caratteristiche. E non riscontrano queste caratteristiche in vicende come quella dell¿Iraq. In più non accettano l¿identificazione della guerra alla lotta al terrorismo, così come non accettano che i terroristi siano ¿in guerra¿ contro la Spagna. Così le posizioni erano e restano chiare : contro il regime di Saddam Hussein, non favorevoli ad un¿invasione del paese. In più agli spagnoli pesa l¿alleanza di Aznar con gli Stati Uniti in qualche modo contro la vecchia Europa. Perché la Spagna è dalla parte della vecchia Europa e non si riconosce nello slogan franchista ¿Spain is different¿. Nessuno spagnolo ¿ragionevole¿ al tempo del regime voleva davvero essere differente. Voleva essere un po¿ genovese, un po¿ parigino, un po¿ amburghese, un po¿ londinese. Trovarsi contro la Francia e la Germania ha determinato grande disagio. Per non pensare al Marocco e alla linea di ¿secular amisdad con los pueblos arabes¿.
La comunicazione politica e istituzionale tra verità, menzogne e segreti
(2a parte)
_______________________
Note
1. Nell¿Europa comunitaria ¿ ma più per localizzazione degli eventi che per essere l¿Europa e gli europei destinatari di queste azioni ¿ hanno avuto nel dopoguerra esiti più gravi, per numero delle vittime, l¿attentato compiuto dai militanti radicali sikh su un Boeing di Air India caduto il 23.6.1985 al largo delle coste irlandesi con 329 vittime (nessun superstite) e l¿esplosione del Boeing della Pan Am nel cielo di Lockerbie in Scozia il 21.12.1988, con 250 vittime a bordo e 11 a terra, in un attentato rivendicato dai libici. Il Presidente del Parlamento europeo Pat Cox infatti ha dichiarato: ¿E¿ il peggior atto di terrorismo nella storia della Spagna e il peggiore nella memoria di qualsiasi stato dell¿Unione europea¿ (ANSA, 11.3.2004).
2. Un¿indagine demoscopica realizzata dall¿Istituto Opina pubblicata da El Pais il 4.4.2004 rivela che il 27,6% degli spagnoli ammette che l¿attentato terroristico ha influenzato il proprio voto mentre ben l¿85,8% pensa che abbia influenzato quello degli altri concittadini. In ogni caso è il 51,6% che reputa negativo il comportamento comunicativo del governo.
3. L¿edizione italiana (Sellerio, 1992) ha preceduto quella spagnola, presso Alianza del 1995.
4. Rivista italiana di comunicazione pubblica ha dedicato il n. 10/2001 integralmente alla discussione (forum realizzato da Isimm e Università La Sapienza di Roma) sugli eventi dell¿11 settembre (Media, eventi, istituzioni, terrorismo. Realtà e rappresentazione).
5. In Wall Street Journal (25.3.2004), Spagna, la verità di Aznar : ¿Non c¿è stato depistaggio¿.
6. Il primo sondaggio pubblicato da El Pais segnalava il 69% degli spagnoli contrari all¿intervento militare in Iraq (7.2.2004). L¿agenzia AFP ha diffuso internazionalmente (24.3.2004) il sondaggio della rete televisiva Cadena Ser che segnalava un¿opposizione degli spagnoli cresciuta all¿83%.
© 2004 Key4biz.it