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Motivi di sicurezza, alla base della decisione dei vertici Rai di richiamare in Italia i giornalisti inviati a seguire da vicino l¿evolversi della situazione in Iraq.
L¿azienda esclude quindi le ventilate ragioni di ordine politico, che pur qualcuno aveva dato per certi.
¿La Rai non lascia l”Iraq e continuerà a garantire, come sempre, un”informazione professionalmente valida e all”altezza dei doveri del Servizio Pubblico, con inviati a Bagdad e Nassirya¿.
Questo, quanto si legge nella nota diffusa ieri dagli uffici di Viale Mazzini.
In Rai tengono a spiegare che la rotazione degli inviati, degli operatori Tv e dei tecnici radiofonici, con altri colleghi che hanno già avuto modo di operare in quelle zone, ¿¿era già stata prevista in quanto si tratta di una normale prassi già applicata in altre situazioni. Le previsioni di rientro erano già conosciute dagli interessati, che conoscono benissimo le motivazioni che rispondono esclusivamente a ragioni estranee alla politica¿.
Lo stesso presidente Lucia Annunziata ha confermato che si tratta di motivazioni legate alla sicurezza. Il presidente nega che alla base di questa scelta ci siano motivi diversi. Alcuni avevano anche avanzato l¿ipotesi che si trattasse della natura dei servizi effettuati.
Il presidente dell¿emittente pubblica ha deciso di rispondere in modo chiaro e dissipare i dubbi avanzati dal Cdr. La Annunziata ha fatto sapere di aver ricevuto personalmente giovedì scorso un dettagliato e credibile rapporto secondo il quale almeno due giornalisti Rai in Iraq rischiavano di essere oggetto di sequestro.
Di fronte a questo stato di emergenza, d¿accordo con la Direzione Generale e con i direttori delle testate, si è deciso di agire con somma prudenza, chiedendo ai giornalisti di rimanere all”interno di un circuito di sicurezza.
¿Ho personalmente consigliato questa condotta che ha portato a mettere in sicurezza i nostri giornalisti senza causare allarmi e senza arrivare a una improvvisa decisione di ritirarli che avrebbe messo in apprensione l”intero Paese¿, ha detto la Annunziata.
Il precipitarsi degli eventi ha determinato un ulteriore cambio nelle scelte dei vertici Rai.
Ricordiamo che ieri uno dei quattro italiani rapiti in Iraq è stato brutalmente ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Si trattava di Fabrizio Quattrocchi, 36 anni, siciliano, residente a Genova.
La conferma è venuta nella notte dal ministro degli Esteri Franco Frattini in diretta dagli studi di Porta a porta, su RaiUno, due ore dopo l”annuncio della televisione satellitare del Qatar Al-Jazeera.
L”esecuzione dell”italiano è contenuta in un video spedito alla Tv araba, che si è rifiutata di trasmetterlo per la crudezza delle immagini, ma ha letto il comunicato che lo accompagnava per pugno delle Falangi Verdi di Maometto: ¿Abbiamo agito per il rifiuto da parte di Berlusconi di ritirare le truppe dall”Iraq. Il capo del governo italiano non ha a cuore le anime degli ostaggi ma solo di compiacere la Casa Bianca¿.
Ora si teme per gli altri tre italiani, Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana in mano ai guerriglieri che hanno minacciato di uccidere se non vengono assolte le loro richieste.
Si tratta quindi di motivazioni sufficientemente serie. In Rai, dopo il rapimento dei quattro italiani, è arrivata una seconda dettagliata informazione che riguardava rischi sempre crescenti per i giornalisti.
¿A questo punto l”azienda ha deciso di avvicendare l”intero gruppo, avvicendamento che avviene solo alla vigilia del naturale scadere dell”incarico. Avvicendamento che non vuol dire ritiro. Li avvicendiamo per non farli diventare definitivamente degli obiettivi dei sequestratori¿.
Le spiegazioni della Annunziata sono volte a rassicurare i comitati di redazione, per chiarire che la decisione presa dai vertici Rai, non ha nulla a che vedere con il lavoro svolto, ¿¿come del resto ¿ dice il presidente – sanno bene i nostri giornalisti in Iraq che sono stati da me personalmente avvertiti, a livello informale, della situazione¿.
E per evitare che si possa dar spazio a speculazioni di ogni tipo, in un clima alquanto delicato come quello che attualmente si respira al settimo piano di Viale Mazzini, la Annunziata ha deciso di comunicare ai Cdr e ai giornalisti della Rai tutti gli elementi della situazione.
La Annunziata non si è comunque lasciata sfuggire l¿occasione per lamentare il fatto che ¿¿si facciano attacchi, peraltro con toni sprezzanti, a giornalisti che fanno il loro lavoro in una situazione di pericolo. Mi riferisco all”onorevole Selva che, essendo un giornalista, sa che il nostro lavoro è sempre sotto scrutinio ma che ci sono modi e tempi giusti per dibatterne¿.
Non tutti sono però d¿accordo con la decisione presa dai vertici Rai. Il segretario della Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), Paolo Serventi Longhi ritiene che le preoccupazioni per l”evolversi della situazione in Iraq non possono ¿¿cancellare l”esigenza di assicurare una corretta e completa informazione. E” pertanto incomprensibile la decisione della Rai di ritirare i giornalisti e i telecineoperatori inviati a Bagdad¿.
Serventi conferma che si tratta di giorni di grande preoccupazione per la situazione dei giornalisti italiani e di tutto il mondo che operano in Iraq.
Ciò nonostante, aggiunge Serventi, ¿la determinazione espressa dagli inviati a restare in Iraq, dove operano giornalisti di tutto il mondo, e l”opinione favorevole espressa dai Cdr del Tg1, del Tg3 e del Giornale Radio, avrebbero dovuto suggerire un diverso comportamento all”azienda del servizio pubblico radiotelevisivo. Ogni giornalista – conclude – conosce i rischi che corre e in queste ore assurde polemiche sono state sollevate nei confronti della corretta informazione fornita dagli inviati italiani in Iraq¿.
Intanto rientreranno oggi in Italia Lilly Gruber (inviata del Tg1), Giovanna Botteri (inviata del Tg3) e Ferdinando Pellegrini (inviato del Giornaleradio Rai).
Con loro rientreranno anche Enrico Bellano (giornalista telecineoperatore del Tg1) e Guido Cravero (giornalista telecineoperatore del Tg3).
E” quanto informa una nota dei Cdr di Tg1, Tg3 e Giornaleradio Rai in cui si sottolinea che “i giornalisti della Rai non hanno chiesto di rientrare in Italia e sono contrari a lasciare Baghdad ritenendo che non siano cambiate le condizioni di lavoro delle ultime settimane“.
Questo significa che al rientro ci sarà un immediato incontro di chiarimento, come chiesto dagli stessi giornalisti e dagli operatori, che hanno sottolineato come al momento nessun”altra Tv straniera sta lasciando l”Iraq in questi giorni, ¿¿nessun altro giornalista italiano nel momento in cui nulla si sa della sorte dei connazionali rapiti“.
Non si crede insomma che alla base ci siano dei reali motivi di sicurezza. Si crede in realtà che alla Direzione generale della Rai non siano gradite le corrispondenze di Gruber, Botteri e Pellegrino.
¿Non si spiegherebbe perché altrimenti già domani – conclude la nota – è previsto l”avvicendamento con altri colleghi Rai”.
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