Italia
Pasqua con sorpresa, anzi con brutta sorpresa, per il popolo della rete.
Nei giorni precedenti la pausa pasquale l¿informazione di settore, scritta e on-line, se da un lato è stata bersagliata, dall¿altro si è fatta portatrice, di dichiarazioni contraddittorie, quando non del tutto infondate sugli esiti del decreto Urbani.
La voce prevalente è stata quella di un¿eliminazione, tramite emendamenti maturati in Commissione Cultura della Camera dei Deputati, delle sanzioni previste dal decreto Urbani per gli utenti internet responsabili di acquisizione e scambio di file video.
La notizia, del tutto infondata è stata accolta con soddisfazione da molte testate e da qualche rappresentante in Parlamento.
Superficialità e sentito dire, pare, hanno fatto il resto.
La realtà sembra invece del tutto opposta.
Non solo rimangono le sanzioni per gli utenti della rete, ma permangono in modo grave anche tutte le sanzioni previste per i providers.
Il tutto in un contesto di palese disallineamento con l¿Europa e la Direttiva di armonizzazione IPR approvata il 9 marzo 2004, appena tre giorni prima che il governo approvasse il decreto Urbani.
Come si sviluppa l¿equivoco
In una nota Ansa del 7 aprile, riporta la dichiarazione di Ferdinando Adornato, presidente della Commissione Cultura, secondo il quale ¿¿Oggi in Commissione abbiamo presentato il testo di modifica dell”art. 1. Sono state quindi eliminate le sanzioni per chi scarica file da internet per uso personale e contestualmente abbiamo esteso le tutele previste da questo decreto per il settore audiovisivo a tutte le altre opere dell”ingegno. In particolare la musica e l”editoria””.
La rimozione delle sanzioni, aggiunge la nota Ansa a commento, corrisponde anche a una precisa richiesta dei Ds che in cambio hanno ritirato la pregiudiziale di costituzionalità. Secondo quanto riferisce Adornato il nuovo testo non sarà presentato in Aula per la conversione in legge il 19 aprile, ma il 21.
Quindi, secondo Adornato, le sanzioni ¿¿sono state eliminate¿.
Stesso giorno, altra nota dell¿Ansa, questa volta riferita al ministro Giuliano Urbani.
””Con questo provvedimento ¿ dichiara il ministro – l”Italia si pone all”avanguardia assoluta in Europa nella lotta alla pirateria a favore dei prodotti musicali e cinematografici. Le modifiche di oggi raggiungono felicemente l”obiettivo di creare finalmente un mercato legale per le opere dell”ingegno su Internet. Esprimo quindi la mia gratitudine e i miei ringraziamenti al Parlamento per queste ennesima testimonianza di sensibilità e intelligenza legislativa””.
Quindi, Urbani non parla di sanzioni, ma sottolinea la presunta posizione di avanguardia dell¿Italia in Europa. Il ringraziamento al Parlamento sembrerebbe esprimere un concetto di collegialità.
Più cauta e formalmente corretta la Carlucci, che in una nota dell¿Ansa dell¿8 aprile dichiara, con qualche distinguo, che la Commissione Cultura ¿¿ha accolto tutti gli emendamenti che ho proposto stabilendo un”attenuazione delle sanzioni contro la pirateria per coloro che agiscono per uso esclusivamente personale e senza fini di lucro, ed un”estensione delle norme all”insieme delle opere dell”ingegno. Questo coniuga le ragioni della libertà individuale, di cui internet è lo strumento sovrano, e la tutela dei diritti degli autori e dei produttori””.
””La nuova versione del decreto ¿ aggiunge la Carlucci – elimina la sanzione amministrativa inizialmente prevista, riconducendo la trasgressione nell”ambito della vigente normativa sul diritto d”autore: la sanzione amministrativa e” stata ridotta da 1.500 a 154 euro, che salgono a 1.032 soltanto in caso di recidiva. La nuova norma prevede che qualsiasi opera dell”ingegno resa disponibile su internet, anche con sistemi di condivisione (file-sharing), debba recare un avviso relativo l”avvenuto rispetto degli obblighi previsti dalla legge sul diritto d”autore””.
La Carlucci parla quindi di ¿attenuazione delle sanzioni¿, anche se poco dopo, riferendosi alla nuova versione del decreto parla di una eliminazione della sanzione inizialmente prevista.
Come dire: è vero abbiamo eliminato le sanzioni; abbiamo eliminato la sanzione¿precedentemente prevista e¿.ne abbiamo previsto una nuova più contenuta.
Le nuove sanzioni?
Così apprendiamo che la nuova sanzione prevista per chiunque venga preso per la prima volta a fare file-sharing ad uso non commerciale sarebbe pari a 154 Euro, con confisca delle apparecchiature di connessione personali e pubblicazione del proprio nome su un giornale a diffusione nazionale; ma con la recidiva la sanzione passerebbe a 1.032 Euro, con confisca delle apparecchiature di connessione e pubblicazione del proprio nome su due o più testate a diffusione nazionale o su uno più periodici del mondo dello spettacolo.
Pensate a quale spreco di denaro si verificherà con la sola pubblicazione degli estratti di sentenza sulle pagine dei quotidiani a diffusione nazionale.
Nei casi di uplowd, la sanzione prevista varierebbe tra 51 Euro e 2.065 Euro. Il che vorrebbe peraltro dire anche un certo sbilanciamento tra le sanzioni previste nel caso sopra citato e queste.
Ancor più complicato e, se possibile più grave, è il modo in cui è stato maneggiato l¿aspetto delle presunte responsabilità dei Providers.
Anzi il modo in cui non è stato maneggiato, dal momento che in questo ambito tutto è rimasto sostanzialmente come prima, confermando tutti i dubbi avanzati in fase di audizioni alla Camera.
¿Se fossero confermate, le indiscrezioni raccolte circa gli emendamenti che il governo si appresterebbe a proporre sarebbero oltremodo preoccupanti ¿ ha dichiarato a Key4biz.it Paolo Nuti, presidente dell¿Associazione Italiana Internet Providers (AIIP) – anziché procedere sulla strada di una chiara attribuzione delle responsabilità proprie di ciascun soggetto di internet, ci si orienterebbe ad attribuirle genericamente ai ¿prestatori di servizi della società dell¿informazione¿, espressione che, come chiarisce il considerando 18 della direttiva 2000/31/CE, comprende anche la ¿fornitura di accesso a una rete di comunicazione¿.
¿Il risultato ¿ continua Nuti – sarebbe che, invece di indirizzare le ordinanze del magistrato ai fornitori di servizi, si pongono i presupposti per imporre ai fornitori di accesso obblighi che genereranno una incostituzionale limitazione del diritto a comunicare dei terzi non coinvolti nei fatti. Ed ancora incostituzionale sarebbe la previsione che tali disposizioni siano emanate direttamente dalle autorità di polizia anziché del magistrato. Infine, preoccupa anche la soddisfazione espressa da più parti per l¿annunciata cancellazione del comma 2, quello che esplicitamente sanzionava il file sharing¿.
¿Tale soddisfazione ¿ conclude Nuti – rischia di trarre in inganno il pubblico. L¿upload è già oggi sanzionato pesantemente dall¿articolo 171 della legge sul diritto d¿autore e il ¿download¿ dall¿articolo 174 ter. Le ¿vecchie sanzioni¿, in vigore dalla scorso anno, arrivano fino 2.065 euro per l¿upload e prevedono, per l¿utilizzo abusivo anche via cavo di materiale protetto dal diritto d¿autore, multe fino a 1.032 euro. Più la pubblicazione su almeno due quotidiani e una rivista specializzata, più la confisca dei materiali (supporti di registrazione) e delle attrezzature¿.
Rimaniamo in attesa del testo definitivo e del dibattito in aula (ma si parla già di super-blindatura sia alla Camera che al Senato).
La prudenza delle opposizioni
Più cauta l¿opposizione, o almeno una parte di essa.
Il senatore Fiorello Cortiana (Verdi) rileva che il governo ¿¿ha infatti assunto gli emendamenti della relatrice (Gabriella Carlucci, ndr) nel corso della discussione. Se queste sono le linee guida del cambiamento radicale dell”articolo 1 del provvedimento, sarebbe una importante vittoria del popolo della rete, capace di contrastare efficacemente un provvedimento nato male.
¿Bisogna dare atto all”onorevole Carlucci ¿ conclude Cortina – di un lavoro intelligente ed efficace, teso a sentire tutte le parti in causa. Occorre attendere però di vedere il testo che approderà in aula, per verificare se il Governo terrà fede all”impegno preso in commissione, perché sono convinto che la strada che porta alla costruzione di una legge capace di salvaguardare i diritti degli utenti di internet sia ancora lunga¿.
Più strutturale la posizione di Andrea Colasio, capogruppo della Margherita alla Camera che, in Commissione Cultura ¿¿pur condividendo le proposte del rappresentante del governo e del presidente, sottolinea peraltro che gran parte della responsabilità della situazione in cui la Commissione si trova deve essere imputata al Governo, che ha voluto affrontare con lo strumento del tutto inadeguato della decretazione di urgenza una materia la cui complessità e delicatezza richiede evidentemente un esame ampio ed approfondito. Ritiene del tutto sconcertanti le modalità di intervento adottate dal Governo, tanto più che, a suo avviso, non sussistono effettive condizioni di necessità e urgenza¿.
E in Europa, cosa fanno gli altri?
Nel frattempo, a dimostrazione di come su questi temi ci si debba armonizzare su base europea, arriva notizia da Parigi del dibattito di qualche giorno fa al Senato francese sull¿implementazione della direttiva sull¿e-commerce. Due i maggiori argomenti all¿attenzione:
a) la possibilità per un giudice di forzare un Isp a bloccare l¿accesso ad un sito estero o ad un network di P2P;
b) l¿obbligo per un provider che fa hosting di monitorare i contenuti da essi custoditi.
Il dibattito ha spinto i senatori francesi ad annullare le due prescrizioni.
Il prossimo passaggio sarà l¿esame da parte di un gruppo di lavoro misto (senatori e membri dell¿Assemblea nazionale), con l¿auspicio di operare, secondo le aspettative di tutti i gruppi parlamentari, dichiaratamente orientate a incontrare le esigenze di tutte le parti in causa.
Di certo un contesto transalpino più sereno, pacato e disposto all¿approfondimento rispetto a quanto accade in Italia, dove il decreto Urbani sembra essere forzato da tappe ingiustificatamente accelerate, con una scelta di decretazione emergenziale altrettanto ingiustificata.
Gli argomenti complicati (è il buon senso a suggerirlo) dovrebbero essere maneggiati con attenzione, dando spazio all¿approfondimento ed al confronto con quanto accade in Europa.
Due qualità di cui l¿attuale discussione sul decreto Urbani sembra essere del tutto priva.
Sempre che gli obblighi non ci pioveranno da Bruxelles.
© 2004 Key4biz.it
Per ulteriori approfondimenti, consulta:
Archivio delle News sul Decreto Urbani, la Direttiva europea e la Proprieta¿ intellettuale