Europa
E” di poche ore fa la notizia della presentazione alla Commissione Europea di una denuncia contro il decreto Urbani, per presunta violazione della direttiva 98/34, la cosiddetta ¿Direttiva sulla Trasparenza¿.
L”esposto, presentato da un”associazione di settore su cui è calato il più stretto riserbo, chiede ¿¿che sia accertato il rispetto della procedura 98/34 ed in caso negativo si apra una procedura d”infrazione contro l”Italia da concludersi con la richiesta al Governo italiano di ritirare il decreto¿¿.
E¿ la conferma di quanto sostenuto da Key4biz.it sin dall¿inizio del dibattito sviluppatosi in Italia dal giorno dell¿approvazione del decreto Urbani nel Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2004.
La notizia riveste un rilievo straordinario.
La denuncia non entra nel merito del testo. Si parla infatti di presunta violazione delle procedure previste dalla Direttiva sulla Trasparenza.
Che non è poco.
A tutti gli atti connessi allo sviluppo della Società dell¿Informazione viene infatti assegnato un profilo speciale, diverso da qualunque altro atto nazionale, un profilo che impone agli Stati membri la notifica a Bruxelles.
E vi è un perché.
La Società dell¿Informazione si fonda sull¿uso della rete, che è di per sé globale, ragion per cui di tali atti devono essere informati, sin dall¿avvio di procedura (ma in alcuni casi si sceglie anche la strada del ¿consenso preventivo¿), non solo la Commissione UE, ma anche tutti i singoli Stati membri, ciascuno dei quali può a sua volta, in un caso come quello accaduto, reclamare l¿approvazione indebita da parte di un Paese terzo di una norma che interviene su materie e competenze proprie.
A quanto risulterebbe, nel caso del decreto Urbani tale procedura pare sia stata del tutto ignorata.
Di certo non è una bella prova di immagine del nostro Paese sulla scena internazionale.
Ora la Commissione UE dovrà avviare delle indagini sulle scelte procedurali adottate dal ministro Urbani.
Intanto il mondo politico si schiera.
¿Il governo ha deciso di intervenire nel modo e nel momento sbagliati su una materia la cui complessità è nota a chiunque – è quanto l¿on. Franca Chiaromonte, responsabile del dipartimento cultura dei Democratici di Sinistra, ha dichiarato a Key4biz.it – Una delle critiche più severe da rivolgere all¿Esecutivo rispetto a questa vicenda è proprio di aver approvato un provvedimento al di fuori e al di là delle direttive dell¿Unione europea, rischiando di far ritrovare il nostro Paese in una situazione di evidente marginalità rispetto agli altri Stati membri sia sul piano culturale, sia sul piano economico¿.
Non ha invecedubbi Gabriella Carlucci, relatrice in Commissione e responsabile del settore Spettacolo di Forza Italia.
¿Intorno a questo Decreto ¿ ci ha dichiarato Gabriella Carlucci – si è scatenata una polemica pretestuosa, scaturita da qualche iniziale errore di comunicazione e da una notevole dose di ignoranza dei termini del decreto e delle sue applicazioni. Ciò è stato dovuto anche al fatto che, per la prima volta, si è disciplinato un settore completamente nuovo. L¿ampio dibattito avuto in Commissione Cultura alla Camera, le audizioni svolte in seno alla medesima Commissione e, mi permetto, la mia opera di consultazione con tutti i soggetti interessati, svolta in qualità di relatrice del Decreto, hanno portato ad un netto miglioramento, e, soprattutto, a dare al settore una cornice certa, precisa ed equa, che tenga nel dovuto conto la necessità di tutela del Diritto d¿autore e la propensione ad Internet degli utenti, soprattutto giovani¿.
¿Di più ¿ continua la Carlucci – questo Decreto, soprattutto così formulato, già recepisce il testo della Direttiva europea ¿IPR Enforcement¿ così come votato a Strasburgo in marzo, Direttiva che si prevede divenga operativa entro il semestre irlandese di Presidenza della UE. Per una volta, dunque, l¿Italia è all¿avanguardia nel recepimento delle direttive europee, e questo grazie al Governo Berlusconi.
Quanto alla denuncia presentata a Bruxelles ¿ conclude Gabriella Carlucci – mi sembra che sia un semplice atto di disturbo, atteso che la XIV Commissione della Camera, la Commissione Politiche dell¿Unione Europea non ha ravvisato alcun elemento ostativo nei confronti di alcuna direttiva, dando un immediato via libera al Decreto. Credo, dunque, si tratti solo di una sterile polemica attuata, magari, per tentare di esercitare una qualche pressione nei confronti del Governo e della relatrice¿.
Per la verità ci chiediamo come mai il governo abbia chiesto delucidazioni e pareri ad una Commissione della Camera dei Deputati e non direttamente a Bruxelles.
Su quanto si è saputo stamani da Bruxelles è tempestivamente intervenuto Paolo Nuti, presidente dell¿Associazione Italiana Internet Providers (AIIP).
“Se effettivamente sussistesse il mancato rispetto della procedura di trasparenza prevista della 98/34 ¿ ha dichiarato Paolo Nuti a Key4biz.it – l”inapplicabilità del provvedimento rappresenterebbe un ulteriore elemento a favore dello stralcio, in sede di conversione, dell”articolo 1 del Decreto Legge Urbani sugli aiuti al cinema. Indipendentemente dagli aspetti procedurali, l”Associazione Italiana Internet Providers aveva comunque espresso, nell”audizione informale del 5 aprile 2004 presso la Commissione Cultura della Camera, forti perplessità in merito alla sostanza del provvedimento ed auspicato lo stralcio, in sede di conversione, dell”articolo 1, che si occupa esclusivamente di misure di contrasto alla pirateria via Internet¿.
¿Per le ricadute che hanno sullo sviluppo di Internet ¿ ha concluso Nuti – e quindi di tutti i mercati interni correlati alla Società dell”Informazione, tali misure richiedono un ampio dibattito e debbono, tra l”altro, armonizzarsi con la direttiva comunitaria sulla proprietà intellettuale in corso di pubblicazione.”
Preoccupazioni di altra natura sono state espresse dal mondo dei consumatori.
¿Non è stato Altroconsumo a fare questa denuncia a livello comunitario e non siamo in grado di dire se sia in effetti stata lesa la direttiva 98/34 ¿ ha dichiarato a Key4biz.it il responsabile delle Relazioni Esterne Istituzionali di Altroconsumo, l¿avv. Marco Pierani, ¿ ¿Resta il fatto che, come abbiamo già avuto modo di segnalare ai ministri competenti e alla Commissione Cultura, a nostro avviso il Decreto Urbani interviene, in modo inopportuno e illegittimo, in una materia sulla quale il legislatore comunitario sta definendo una direttiva citata nella stessa relazione illustrativa del decreto Urbani travisandone le indicazioni. Se è vero che, peraltro, la proposta di direttiva “relativa alle misure e alle procedure volte ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale” è stata già approvata dal Parlamento europeo lo scorso 9 marzo, allo stato il Consiglio dell”Unione europea non si è ancora espresso, quindi la direttiva non può dirsi definitivamente approvata. In ogni caso, la normale procedura di recepimento delle direttive comunitarie nel nostro ordinamento, secondo il dettato della c.d. “Legge La Pergola” passa per una legge delega, la legge comunitaria, e i successivi decreti legislativi. Affidare, dunque, anticipatamente ad un decreto legge l”attuazione di una direttiva non ancora finalizzata ¿ conclude Pierani – oltre a scavalcare il Consiglio UE indebolisce il ruolo del Parlamento nazionale facendone venir meno le garanzie in ordine alla proponibilità degli emendamenti e all”approfondimento della tematica in tempi adeguati¿.
Resta da veder cosa il governo deciderà di fare nei prossimi giorni, immediatamente dopo la pausa pasquale.
Il governo potrebbe decidere di ritirare il decreto, innanzitutto per attutire gli effetti negativi di una procedura di infrazione della UE contro l¿Italia.
Ciò eviterebbe l¿imbarazzo di affrontare violazioni a carico di utenti della rete che sarebbero prevedibilmente pronti a presentare a loro volta denunce a Bruxelles, in forma individuale o collettiva, reclamando la non validità del decreto.
Oppure, il governo potrebbe decidere di far finta di nulla e andare avanti, adducendo magari, per giustificare la presunta gaffe, particolari ragioni d¿urgenza. Ma, francamente non intravediamo tali ragioni.
Non vediamo pesare su di noi catastrofi o tragedie che mettano a repentaglio la incolumità dei cittadini.
Forse potrebbe essere più utile abbandonare il piglio compulsivo di questi giorni e fermarsi per ragionare meglio sulla definizione del problema, sulle prerogative di tutti i soggetti coinvolti nell¿intero sistema della distribuzione di rete, sulla individuazione degli strumenti e delle soluzioni più appropriate ed efficaci che tutelino gli autori, che favoriscano lo sviluppo della Società dell¿Informazione, che rispettino i cittadini e gli utenti della rete.
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