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Il downloading di musica dalla Rete ha un effetto ¿statisticamente vicino allo zero¿ sulle vendite dei dischi.
Questa tesi fa tremare la potente RIAA (Record Industry Association of America), che sostiene il contrario a colpi di studi fatti eseguire per proprio conto.
Ma questa posizione è difesa con le unghie e con i denti da due professori americani, Felix Oberholzer della Harvard Business School e Koleman Strumpf dell¿Università della Carolina del Nord, Chapel Hill.
I due studiosi hanno realizzato unaricerca sull¿impatto del downloading online sulle vendite di dischi.
Nonostante l¿ampiezza che ha assunto il fenomeno del peer-to-peer (che nel 2003ha sedotto 60 milioni di utenti, solo per fare riferimento all¿America), gli autori dello studio contestano fermamente l¿idea secondo la quale il downloading si sostituirebbe all¿acquisto di un album.
Anzi, considerano al contrario il sistema di file-sharing come un mezzo di promozione dei brani, ai quali l¿utente Internet non avrebbe altrimenti avuto accesso attraverso le tradizionali reti di vendita.
Seconda idea discordante rispetto alle major discografiche: il downloading degli estratti di un album avrebbe sì un impatto sulle vendite di Cd¿ ma verso l¿alto.
Condotto nel 2002, lo studio è stato eseguito su una lista di file condivisi che rappresentano lo 0,01% del volume mondiale del materiale scaricato.
I due professori hanno preso come punto di riferimento la stima di 800 milioni di Mp3 scaricati ogni mese dalla Rete, poggiandosi su due server di file-sharing OpenNap, simili al più famoso sito di scambio di Mp3, Napster.
Raffrontando il numero di downloading e l¿evoluzione delle vendite degli album sul periodo considerato, sono arrivati a questa conclusione inaspettata: ci vorrebbero 5.000 scaricamenti per perdere in valore l¿equivalente di un album.
Le perdite legate al peer-to-peer rappresenterebbero al massimo l¿equivalente di 2 milioni di album venduti in un anno.
In sostanza la Rete avrebbe una piccola incidenza sulla crisi del mercato discografico.
Per spiegare la riduzione delle vendite, i due ribelli professori adducono altre ragioni, completamente distaccate dal peer-to-peer: il difficile contesto macro-economico, la riduzione delle uscite dei nuovi album, la concorrenza sempre di più esasperata da altri prodotti dell¿industria dell¿entertainment, come i videogame, i Dvd¿
I professori sottolineano poi un”altra questione, la crisi delle vendite di dischi non è un fenomeno nuovo. Una flessione simile si ebbe sul mercato sia alla fine degli anni 70, che all¿inizio degli anni 80. Periodo in cui di certo non potevamo parlare di file-sharing o di reti P2P.
Ma non è finita qui. Oggi un è stato sferrato altro duro colpo all¿industria della musica: il giudice Konrad von Finckenstein della Corte federale canadese ha deciso che la condivisione di file Mp3 non rappresenta una violazione del codice della proprietà intellettuale.
Il giudice ha ritenuto che il semplice fatto di mettere a disposizione un file su Internet non possa essere considerato come una distribuzione volontaria, contraria al rispetto dei diritti d¿autore.
Sentenza importante che respinge la domanda dellaCRIA (Canadian Recording Industry Association), omologa canadese della RIAA, che aveva chiesto ai cinque Provider locali l¿identità di 29 internauti. Gli utenti erano accusati d¿aver scaricato più di 1.000 brani e di averli messi a disposizione su alcuni siti di musica gratuita, come KaZaA.
Nel rispetto delle norme sulla privacy, Bell/Sympatico, Rogers Communications, Shaw Communications, Telus e Videotron si sono rifiutati di divulgare le coordinate dei loro utenti. La CRIA aveva quindi portato la questione davanti alla giustizia il 16 febbraio scorso.
Ma per il giudice von Finckenstein, ai sensi della legge canadese gli utenti in questione non hanno commesso alcun reato.
Non avendo in mano gli indirizzi Ip, per le major discografiche risulta impossibile perseguire gli eventuali colpevoli.
¿Scaricare una canzone per uso personale non rappresenta un reato¿, ha detto il giudice, sottolineando che non esiste ¿alcuna prova¿ che gli internauti ¿abbiano distribuito o autorizzato la riproduzione¿.
Ma il giudice dice ancora: ¿Io non vedo differenza sostanziale tra una biblioteca che dispone di una fotocopiatrice, in un luogo pieno di opere con diritto d¿autore e un utente Internet che mette una copia personale in un catalogo condiviso su una rete P2P¿.
Sistema che per il magistrato non rientra nella fattispecie della distribuzione, poiché l¿utente rimane passivo: ¿non invia lui stesso i brani, sono gli altri che li scaricano¿.
La CRIA ha prontamente reagito: ¿Dal nostro punto di vista ¿ ha commentato l¿Associazione ¿ la legge canadese sul copyright non autorizza le gente a mettere a disposizione migliaia di file di musica su Internet, perché vengano copiati, trasmessi o distribuiti a milioni di sconosciuti¿.
La CRIA ricorrerà in appello. Ci vuole quindi ben altro per far desistere l¿industria discografica, convinta che gli utenti del downloading illegale abbiano ridotto del 33% i loro acquisti in fatto di musica.
Francamente non ci si spiega questo accanimento dell¿industria discografica contro i nuovi mezzi forniti da Internet.
La conversazione dovrebbe invece essere portata su un aspetto più importante, vale a dire: E se in realtà fossero i prezzi troppo alti dei Cd a scoraggiare i giovani dall¿acquistarli?
Ricordiamo che in realtà sono proprio i giovani i maggiori fruitori di musica, e la maggior parte di questi sono studenti, o ancora alla ricerca di impiego.
Gli attuali prezzi dei Cd risultano per molti ragazzi inaccessibili. Motivo per il quale alcuni cantanti hanno deciso di propria iniziativa di abbassare i prezzi dei loro album. Biagio Antonacci ha messo in vendita il suo ultimo album al prezzo di 10,90 euro. Decisione che ha spinto alcuni politici, come il senatore Francesco Bevilacqua, vicepresidente del gruppo di Alleanza Nazionale e vicepresidente della Commissione Istruzione e Cultura di Palazzo Madama, a commentare: ¿¿è in questo modo che si combatte la pirateria¿.
Operazione che dimostra, secondo il senatore di An, come ¿¿si può andare incontro alle tasche dei giovani, senza penalizzare la qualità. Infatti fino a quando i Cd costeranno sui 20 euro, i giovani, purtroppo, preferiranno ricorrere ai Cd masterizzati o a scaricarli da Internet¿.
Beh, penso che qualcuno dovrebbe cominciare a pensare un po¿ più seriamente a questo aspetto, prima di scagliarsi contro il P2P.
© 2004 Key4biz.it
Il Rapporto di Felix Oberholzer e Koleman Strumpf: “The Effect of File Sharing on Record Sales. An Empirical Analysis”
Per approfondimenti, consulta:
Archivio delle News sul Decreto Urbani, la Direttiva europea e la Proprieta¿ intellettuale
Musica: un mercato in crisi. Tendenza al consolidamento e lotta al P2P
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