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Lunedì e martedì si sono svolte le audizioni presso la Commissione cultura della Camera dei Deputati. Tre sessioni in tutto: lunedì pomeriggio: Key4biz, Buongiorno-Vitaminic,ACEC, ANEC, ANFOLS, API, FICE, AIIP, Assoprovider, Adiconsum, Altroconsumo, Associazione Software Libero, DEMOTE e UNARETE; martedì mattina: Fastweb, SKY Italia, Telecom Italia, Wind, BSA, FAPAV, FPM, SIAE, Polizia postale e delle comunicazioni, Fedoweb, IWA Italia, Solacria, IsICult, Registration Authority italiana, Confindustria e associazioni interessate, Mauro Masi, Capo del Dipartimento per l¿informazione e l¿editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, esperti in materia di information technology; martedì pomeriggio: Stefano Rodotà, Garante per la protezione dei dati personali. Tuttavia ci paiono di particolare rilevanza le dichiarazioni rese dal prof. Stefano Rodotà, Garante della Privacy, sulla tutela delle informazioni personali. ””Siamo di fronte a soggetti privati ¿ ha rilevato il Garante – i quali, per la disciplina del trattamento dei dati personali, non possono utilizzare ne” tanto meno diffondere informazioni sui propri clienti se non previa autorizzazione degli stessi. Ancora più illegittima sarebbe,sempre secondo le norme per la privacy, un” acquisizione diretta di dati””. Rodotà ha poi sottolineato il problema del controllo delle attività degli internauti che i provider sarebbero chiamati a svolgere. Già la semplice rilevazione delle attività in rete dei singoli utenti ””¿implica – osserva Rodotà – una serie di conoscenze e di informazioni sul singolo sulla base delle quali può essere tracciato un profilo rilevante della personalità di ciascuno. Questo profilo è però tutelato dal diritto costituzionale alla libertà e alla segretezza della comunicazione previsto dall”art.15 della Costituzione””. Ma a che punto siamo con l¿iter del decreto? Lunedì è proseguito l¿esame rinviato il 30 marzo scorso. il provvedimento in titolo è stato ¿¿iscritto nel calendario dei lavori dell¿Assemblea a partire dal 19 aprile 2004. Il presidente della Commissione, Ferdinando ADORNATO, ha fatto sapere di aver formalmente richiesto alla Presidenza della Camera, sentiti i componenti dell¿Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di attivarsi ai fini di uno slittamento di tale termine, considerato che i tempi a disposizione della Commissione, essendo imminente la sospensione dei lavori parlamentari per le festività pasquali, appaiono non sufficienti a consentire una trattazione adeguatamente approfondita delle complesse e delicate tematiche affrontate dal provvedimento. Ritiene, allo stato, peraltro improbabile che si possa pervenire all¿effettivo rinvio della data di inizio della discussione in Assemblea. Pertanto, avendo acquisito al riguardo il concorde avviso dei rappresentanti dei gruppi in Commissione, propone di concludere nella seduta odierna l¿esame preliminare del provvedimento in oggetto, procedendo alla fissazione del termine per la presentazione di emendamenti alle ore 9 di mercoledì 7 aprile 2004. Franca CHIAROMONTE (DS-U) e Gabriella CARLUCCI (FI), relatore, concordano con la proposta del presidente. Ferdinando ADORNATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire e non essendovi al riguardo obiezioni, dichiara concluso l¿esame preliminare e avverte che il termine per la presentazione di emendamenti è fissato alle ore 9 di mercoledì 7 aprile 2004. Rinvia quindi il seguito dell¿esame alla seduta di mercoledì 7 aprile 2004, al termine dei lavori antimeridiani dell¿Assemblea¿. (VII Commissione – Audizioni informali). Tuttavia, percorso e passo del decreto Urbani appaiono ancora confusi, se non disordinati. Sono a tutti note le vicende delle ultime settimane, ma per capire cosa sta accadendo è necessario riflettere sugli eventi delle ultime ore. Si sa tutto della rivolta montata in seno al cosiddetto popolo della rete, come pure delle valutazioni negative espresse dai parlamentari delle opposizioni. Riserve e perplessità erano state avanzate già nei primi giorni dopo l¿approvazione del decreto dai ministri Maurizio Gasparri e Lucio Stanca. Ad essi si sono aggiunti parlamentari della stessa maggioranza, come Antonio Palmieri, e nelle ultime ore significativi rilievi sono stati rappresentati anche dalla stessa relatrice in Commissione, Gabriella Carlucci, a cui va riconosciuto un sincero impegno ed una ricerca di soluzioni di mediazione tra richieste ed aspettative di tutti i soggetti in causa. Ma vediamo più in dettaglio cosa accade nelle ultime ore. A metà della scorsa settimana alcuni parlamentari delle opposizioni (Grignaffini, Chiaromonte, Capitelli, Carli, Giulietti, Lolli, Martella, Sasso, Tocci, Leoni, Innocenti, Ruzzante, Magnolfi) presentano una pregiudiziale di incostituzionalità del decreto Urbani (consulta il testo). A quel punto potrebbe saltare tutto. Ma il ministro Urbani decide di bloccare sul nascere il problema. Tramite il presidente della competente Commissione cultura, Ferdinando Adornato, dà assicurazioni ai firmatari della pregiudiziale di voler modificare il decreto incontrando le richieste dell¿opinione pubblica e dell¿industria di settore interpretate dai firmatari. Urbani invita inoltre i deputati che stanno esaminando il decreto alla Camera a depennare dal testo le sanzioni previste a carico degli utenti o, ad esser più precisi, a non sanzionare il download di file destinati ad uso personale. I firmatari della pregiudiziale ritirano così la mozione di incostituzionalità. Il senatore Fiorello Cortiana, presidente dell”Intergruppo Bicamerale per l”Innovazione Tecnologica, sottolinea “¿la disponibilità della maggioranza e del presidente della VII Commissione Adornato, in accordo con il Ministro Urbani, a eliminare le sanzioni contro chi scarica file per uso personale dal decreto è un passo importante per evitare una criminalizzazione di massa di milioni di cittadini. Ora aspettiamo di vedere il testo della proposta emendativa della maggioranza. Le decine di migliaia di firme contro quella scelta e la mobilitazione del popolo della rete hanno ottenuto un primo riscontro”. “La decisione del Governo – ha dichiarato Franca Chiaromonte, del gruppo dei DS ecomponente della Commissione Cultura – rappresenta un primo passo verso l”apertura di una discussione che dovrà, senza alcun dubbio, riguardare i molti altri lati deboli di questo provvedimento: l”attribuzione al dipartimento della pubblica sicurezza di poteri di indagine spettanti all”autorità giudiziaria; l”uso di terminologie incoerenti con le definizioni previste dalle normative europee; l”assegnazione implicita ai provider di funzioni a carattere ispettivo che non possono certo riguardare chi svolge un”attività imprenditoriale; il rischio della violazione della privacy degli utenti di Internet e, infine, la evidente disparità di trattamento e di tutela delle opere protette dal diritto d autore”. Da questo momento tutto dovrebbe mettersi al meglio. Ma non sembra che le cose vadano in tale direzione. Il clima è da stop-and-go. Il giro di boa è a cavallo del fine settimana. Lo scorso sabato 3 aprile l¿Ansa batte una nota sul decreto Urbani e sull¿atteggiamento del ministro, atteggiamento che appare mutato rispetto alle ore precedenti. E¿ una nota che conclude: ¿ ¿Nei prossimi giorni, informano ambienti del ministero, Urbani cercherà di studiare qualche modifica, ma per ora non c”e” alcuno ok definitivo e quindi, si sottolinea, sbaglia chi parla di vittoria per i Provider. L” orientamento del ministro e” infatti quello di attenersi alla volontà del Parlamento, che potrebbe anche far prevalere la protezione degli interessi degli artisti e dell” industria. Insomma, si rileva, Urbani vorrebbe migliorare il decreto senza eliminare del tutto le sanzioni per chi scarica. Il ministro ha dichiarato la sua disponibilità sia al, presidente della Commissione Cultura, Adornato, sia ai ministri Gasparri e Stanca, ad accogliere emendamenti o a presentarli come governo ma il suo orientamento, si sottolinea, non e” favorevole alla scomparsa totale delle sanzioni amministrative¿. (ANSA). A complicare il quadro sopraggiunge la cronaca, a cavallo tra ¿politica¿ e ¿rosa¿, delle reazioni scatenate dalla trasmissione Report della Rai. Preferiamo non entrare nel merito, ma la vicenda coinvolge il ministro Urbani, i meccanismi presuntamene arbitrari (per restare nell¿eufemismo) nella concessione di finanziamenti pubblici al cinema (che sono decisi dal ministero di Urbani), sino ai rilievi mossiall¿attrice Ida di Benedetto. Non mancano le originali affermazioni di Vittorio Sgarbi. Il ministro Urbani ha annunciato querele a carico della trasmissione Rai. Giudichi il lettore (http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=188). Il documentario e la polemica sorta intorno ad esso avrebbero poca rilevanza se non fosse per due aspetti. Innanzitutto vengono descritti gli inevitabili appetiti esistenti intorno al finanziamento pubblico del cinema. Sono peraltro rari, in questo ambito, i casi di soldi pubblici ben riposti. Commissioni inadeguate a valutare e prevedere gli impatti ed i gradimenti del pubblico? E¿ difficile dirlo. La cronaca di tali finanziamenti parla quasi sempre di miliardi di vecchie lire prima e milioni di euro oggi assegnati a pellicole che hanno staccato in qualche caso solo poche decine di biglietti in tutta Italia, e solo per poter classificare il film come ¿uscito in sala¿. Sembra che a tale regime di finanziamento abbiano attinto in molti, indipendentemente dallo schieramento politico. Come è giusto che sia. Ma diciamo che la rappresentanza è perfetta. Francamente, è un tipo di cinema diverso da quello che amiamo. E¿ un cinema che non ci piace. Nel quale non ci riconosciamo. Non vorremmo si trattasse dello stesso cinema che, a caccia di finanziamenti pubblici, ha avuto la magistrale idea di rivolgersi ad internet, inventando un¿ipotesi di prelievo quale quella sulla quale si sta dibattendo con forza in questi giorni. Siamo certi di sbagliarci, ma suggeriamo di seguire con particolare attenzione le vicende delle prossime ore, con l¿auspicio che si possa ritrovare al meglio la scia dell¿Europa che ancora non è irrimediabilmente perduta.
Secondo il Garante della privacy, i commi 4,5,6 dell”art.1 del decreto Urbani (che prevedono una serie di adempimenti a carico dei ”provider-sceriffi” e l”obbligo di informazione verso il Dipartimento di sicurezza del ministero degli Interni) hanno degli aspetti di ”incompatibilità con norme previste dalla legge sulla privacy””, se non addirittura con il diritto costituzionale alla libertà e alla segretezza delle comunicazioni sancito dall”art. 15 della Costituzione. Al centro del dibattito torna ancora la funzione dei provider (gli operatori che oltre alla connessione offrono servizi ai navigatori su internet) ai quali il decreto Urbani ha demandato un ruolo di controllo di attività illecite via web.
© 2004 Key4biz.it
Audizione Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera dei Deputati su:
Disegno di legge c. 4833 ¿Conversione in legge del decreto 22 marzo 2004, n. 72, recante interventi per contrastare la diffusione telematica abusiva di materiale audiovisivo, nonché a sostegno delle attività cinematografiche e dello spettacolo”
Contributo Buongiorno Vitaminic
Contributo Key4biz
Contributo NewGlobal.it
Per ulteriori approfondimenti, consulta:
Archivio delle News sul Decreto Urbani, la Direttiva europea e la Proprieta¿ intellettuale