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Il Cda ha approvato un piano di ristrutturazione aziendale presentato dal Direttore generale Flavio Cattaneo, dopo che il presidente Lucia Annunziata aveva lasciato la seduta per protestare contro i suoi contenuti e la decisione di ratificarlo oggi. Come era già noto, non ha partecipato alla riunione il consigliere Giorgio Rumi, ma alla Rai minimizzano e attribuiscono la sua assenza a motivi di salute. Rimane comunque strano che Rumi, che in passato si è schierato più volte in Cda con la Annunziata, sia assente sempre nella riunioni in cui si discutono aspetti importanti e contrastanti della vita dell¿azienda. Hanno detto sì al piano i tre consiglieri presenti, Francesco Alberoni, Angelo Maria Petroni e Marcello Veneziani, mentre non ha partecipato al voto, il presidente. Annunziata è uscita dalla sala del consiglio per “manifestare la sua contrarietà alla decisione di giungere oggi alla votazione del progetto, prima di averlo approfondito e successivamente illustrato alla commissione (parlamentare) di vigilanza“, dice il comunicato. “La riorganizzazione non è di natura esclusivamente gestionale ma tocca strategicamente l”assetto attuale della Rai… nel processo di accentramento che peraltro sbilancia a favore delle strutture tecnocratiche le strutture editoriali“, dice la nota della presidenza. La doppia convocazione prefestiva del Cda, per oggi e domani, servirà a varare la riorganizzazione e il correlato organigramma. Nasceranno sei macrodirezioni con Carlo Freccero che potrebbe diventare assistente del Dg per il reperimento di nuovi format sul mercato internazionale. Non è escluso che possano cambiare anche i direttori di due reti: Raidue e Raitre. Alla guida della prima potrebbe arrivare Massimo Ferrario, attuale direttore del centro di produzione Rai di Milano. Mentre Antonio Marano potrebbe approdare alla guida di una consociata o di una neonata direzione per il Coordinamento delle Sedi Regionali. Per Raitre si vocifera invece di una possibile sostituzione di Paolo Ruffini con Giuseppe Cereda, suo predecessore. Cda che si è aperto dopo giorni e giorni di polemiche da parte dell¿opposizione, ma anche dei centristi per quanto riguarda le nuove nomine, a cui si aggiunge la contrarietà del presidente Lucia Annunziata. Il Direttore generale, Flavio Cattaneo, ha comunque tutte le intenzioni di procedere nella riorganizzazione aziendale, mentre le nomine potrebbero essere per il momento rinviate.
Si è riunito questa mattina a Viale Mazzini il Cda della Rai per esaminare il progetto del Direttore generale sugli ¿interventi organizzativi¿, si tratta della creazione di una sorta di macroaree che dovrebbero sostituire la divisionalizzazione dell”azienda introdotta da Pierluigi Celli.
Nella seduta del 30 marzo scorso, il Cda Rai ha adottato il Piano industriale 2004-2006.
Il Piano, elaborato sulla base delle guidelines definite all”unanimità nella seduta del 16-19 dicembre scorso, ¿definisce un percorso di cambiamento e di sviluppo orientato a mantenere e consolidare la leadership e l”immagine aziendale, incrementare la redditività e la capacità di generare valore¿.
Punto centrale del Piano è la necessità che l¿emittente pubblica riacquisisca il ruolo tradizionale di ideatore e produttore di contenuti originali, rafforzando il prodotto anche attraverso l”innovazione dell”offerta.
Obbiettivo, quello di rafforzare l¿offerta core (Tv e radio), sia la piattaforma dei nuovi media e in particolare la Tv digitale terrestre.
Inoltre, per organizzare meglio la strategia del percorso di cambiamento e per continuare nelle azioni volte al recupero dell”efficienza, il documento prefigura la revisione dell”attuale assetto organizzativo industriale per renderlo coerente con le linee evolutive del Piano.
I positivi risultati già ottenuti con le azioni di risparmio sulle attività no core e gli altri interventi compresi quelli organizzativi, presentano un impatto positivo che è calcolato sui 240 milioni di euro e con un aumento del 26% dell¿ebitda a fine piano. Approvando il Piano, il Cda ha dato mandato al Direttore Generale, Flavio Cattaneo, di avviare le azioni necessarie alla sua realizzazione operativa, che, in base allo statuto, saranno sottoposte all”approvazione del Consiglio.
Ma sono state immediate le polemiche che si sono sollevate in merito a questa decisione. Non tutti sembrano d¿accordo con la maggioranza del Cda e con il Dg Cattaneo.
Primo fra tutti, il presidente Lucia Annunziata, che ha espresso voto contrario.
¿Oggi ho votato contro ¿ aveva detto nell¿occasione il presidente ai cronisti – l”approvazione del Piano Industriale perché rappresenta soltanto l”enunciazione di una serie di obiettivi che rimangono generici e che non vengono specificati rispetto alle Linee Guida approvate¿.
Per il presidente Rai il punto di maggiore criticità del Piano, riguarda la riorganizzazione.
¿La riorganizzazione permea di fatto l”intero Piano Industriale ed è indicata come il prossimo passo da fare per renderlo operativo. Ma di quale riorganizzazione stiamo parlando? Non si sa¿.
Il presidente sostiene che il Piano Industriale ¿tiene nella pancia, come una sorta di cavallo di Troia, una riorganizzazione che rischia di consegnare la Rai nelle mani di pochi fiduciari del Direttore Generale”.
La Annunziata in questi giorni ha incalzato, sostenendo che si tratta di ¿un¿affrettata occupazione politica della Rai in funzione pre-elettorale¿. Il presidente Rai arriva a dire che il Piano in questione non è neanche ¿¿limpido e onesto sotto il profilo manageriale¿.
Il presidente respinge poi con forza le accuse di una sua posizione politica pregiudiziale e getta un grido d”allarme sul futuro della Rai prevedendo che grazie alla legge Gasparri si creerà uno squilibrio tale nel mercato pubblicitario televisivo con una Mediaset al 70% del mercato e una Rai al 30%.
La Annunziata non è stata la sola a pronunciarsi contro l¿adozione di questo Piano industriale Rai. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ha chiesto al Dg Cattaneo di non procedere all”annunciato piano di riorganizzazione dell”azienda.
¿Credo ¿ ha detto Fassino – che sia saggio sospendere queste decisioni e riparlarne dopo le elezioni del 13 giugno¿.
Fassino aggiunge di essere molto preoccupato e allarmato per quanto sta maturando al vertice della Rai, ¿¿il Direttore generale preannuncia una riorganizzazione dell”azienda che appare francamente inopportuna nei tempi e discutibile nella sua struttura¿.
Il leader della sinistra spiega che, a suo parere, non sarebbe questo il momento più opportuno per simili cambiamenti. Fassino si riferisce all¿iter non ancora concluso della Legge Gasparri che riforma il sistema radiotelevisivo. ¿¿Siamo nel pieno dell”esame del parlamento della legge Gasparri e non si capisce perché mettere i campo una riorganizzazione che tende a ridurre ancora di più il pluralismo che dovrebbe caratterizzare il servizio pubblico¿, sostiene Fassino.
Questo sarebbe uno dei motivi per cui il parlamentare chiede al Direttore generale di non procedere, ¿¿se non dopo essere passato per un”audizione della Commissione parlamentare di vigilanza, non è opportuno mettere mano a processi di riorganizzazione alla vigilia di una campagna elettorale nella quale il sistema televisivo ha una particolare e delicata responsabilità nel garantire a tutti i cittadini un”informazione pluralista e obiettiva¿.
Nella vicenda è intervenuto anche il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, che dichiara di trovare ingiusto depotenziamento di Napoli o Torino, ¿Difenderemo la sede Rai di Napoli¿. Facendo riferimento al ridimensionamento delle sedi Rai di Napoli e Torino, previsto nel nuovo Piano industriale.
Anche se a riguardo bisogna anche specificare che al momento non si hanno notizie certe sull¿eventuale ridimensionamento di queste due sedi.
Intanto Fabrizio Morri (Ds) e Paolo Gentiloni (Margherita) in un comunicato congiunto arrivano addirittura a minacciare conseguenze.
¿Se il Direttore generale della Rai pensa di imporre, in piena campagna elettorale e nonostante la decisa opposizione della presidente Annunziata, un piano che stravolge gli assetti aziendali e comporta una ulteriore riduzione del pluralismo, sappia – dicono Morri e Gentiloni – che questa imposizione non sarebbe priva di conseguenze¿.
I due deputati dell¿opposizione sostengono anche che fino a oggi non era mai successo in un¿azienda pubblica che ¿¿la motivata contrarietà del presidente sul piano industriale fosse ignorata dall”azionista e addirittura divenisse oggetto di aggressioni politiche da parte di singoli consiglieri e dello stesso Direttore generale¿.
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