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Sembra giunto a una svolta l¿impasse normativo che da anni affligge le compagnie statunitensi di telefonia locale.
La Federal Communications Commission (FCC) ha sollecitato i grandi sistemi di networkregionali, come BellSouth,a negoziare i termini commerciali per l¿accesso alleproprie reti,mettendo fine a unadisputa infinita che ha messo a dura prova il mercato Usa delle tlc fisse, con il suo colossale bacino d¿utenza.
La decisione fa seguito alla sentenza rivoluzionaria del 2 marzo scorso, emessa dalla Corte d¿Appello Federale statunitense del Distretto di Columbia, che ha bocciato la precedente normativa stabilita della Commissione. Il giudice federale ha infatti ritenuto scorretto il provvedimento che delegava alle autorità dei rispettivi Stati la valutazione commerciale dei new comers in un mercato locale, stabilendo cioè se fossero ¿svantaggiati¿ o meno nella concorrenza.
La Corte ha perciò eliminato l¿obbligo per BellSouth e le altre Bell regionali – imposto in precedenza dalla FCC – di condividere le proprie reti con gli operatori minori ad un prezzo fissato dal governo, a cui sarebbe spettatoil diritto di stabilire tariffe ridotte riservate ai nuovi competitor, per favorire la libera concorrenza nella telefonia locale.
Secondo il giudice Stephen Williams, infatti, i parametri che secondo la FCC etichettavano una compagnia come ¿svantaggiata¿ risultavano insufficienti. Secondo la sentenza della corte federale, inoltre, il basso costo delle tariffe da dover applicare nei confronti di questi concorrenti risultava scarsamente motivato.
Il2 marzo scorso, laCorte d¿appello aveva concesso alla Commissione 60 giorni di tempo per trovare un punto d¿accordo unanime sulla materia, altrimenti la norma sarebbe stata rigettata.
La FCC non ha avuto scelta. Costretta a tornare sui suoi passi, dopo la rivoluzionaria sentenza della Corte d¿Appello di poche settimane fa, ha predisposto subito il sollecito per le compagnie telefoniche, annunciando che chiederà una dilazione di 45 giorni, fino a metà giugno.
La sentenza, in effetti, ha segnato un punto di svolta, che potrebbe stravolgere lo scenario attuale.
La decisione presa lo scorso anno dalla FCC si conformava al Telecommunications Act del 1996, finalizzato alla promozione della libera concorrenza nella telefonia, attraverso una normativa che prevedeva la condivisione dei network degli operatori long distance con i nuovi entranti nei mercati locali. In base a tale normativa, alcune società come ATT edMCI avevano sostenuto la propria candidatura a questo ruolo di newcomer svantaggiato.
Da quel momento in poi tutte le compagnie hanno ingaggiato una durissima battaglia per difendere i propri diritti, in un senso o nell”altro.
Le norme stabilite, tuttavia, più che favorire il libero mercato sono state oggetto di numerose polemiche elunghissime dispute giudiziarie, che non hanno fatto altro che influire negativamente sul prezzo delle azioni e rallentare l¿innovazione.
I carrier dominanti come Verizon, BellSouth, SBC Communications e Qwest Communications International, in particolare, hanno duramente contestato le decisioni della FCC prese finora.
“Sembra una vittoria per chi sostiene mercati senza regole che sono stati ripetutamente riconosciuti illegali e che hanno eliminato posti di lavoro, hanno affossato investimenti e colpito la concorrenza leale”, aveva infatti dichiarato William Daley, presidente di SBC, all”epoca.
Ecco perché, ad un anno di distanza dal dibattuto provvedimento che imponeva la condivisione delle reti sotto costo, ma che non vedeva tutti i membri della Commissione in accordo unanime, i cinque Commissari sono arrivati finalmente ad una posizione unica.
¿Le dispute correnti su questa materia ¿ hanno affermato in un comunicato ¿ non hanno fatto che destabilizzare il mercato. Per sconfiggere quest¿incertezza chiediamo a tutti i carrier di negoziarei termini della condivisione di reti in un clima di collaborazione e serenità¿.
Il presidente della FCC, il repubblicano Michael Powell, dopo il duro colpo incassato con la bocciatura della normativa emessa, si è visto quindi costretto a ritornare sui propri passi, proponendo sì alle compagnie di condividere le reti, ma ad un prezzo liberamente concordato, e sollecitando le parti in causa adesprimere le proprie posizioni entro il 6 aprile.
Alla luce della nuova proposta, bisognerà vedere ora se i carrier dominanti saranno realmente disposti a trattare sul prezzo dell¿accesso alle proprie reti.
¿Aspettiamo con impazienza di discutere con la FCC per trovare un accordo – ha affermato Tom Tauke, dirigente Verizon ¿ perché allungare i tempi della trattativa non risolve certo il problema di fondo¿.
Anche BellSouth, Qwest ed SBC hanno mostrato la medesima disponibilità a trattare. Le prime due hanno proposto di congelare i prezzi per tutto il 2004, per poi incrementarli nel corso dei prossimi anni.
Dall”altra parter, MCI ha annunciato di aver già aperto i colloqui. ¿MCI farà il possibile per preservare i suoi diritti legali, compreso quello di richiedere il parere della Corte Suprema¿, riferisce la portavoce Sudie Nolan.
Alcuni operatori, come At&T e MCI, hanno infatti chiesto il supporto della Casa Bianca per portare il caso dinanzi alla Corte Suprema nella speranzadi farmantenerein vigore la normativa attuale, al momento congelata. Altri, come Verizon ed SBC, hanno espresso la volontà, per ovvie ragioni,di non ricorrere in appello.
Per il momento la Casa Bianca non si è espressa in merito ma, ovviamente, se si riuscisse a trovare un accordo, l¿amministrazione Bush sarebbe sollevata dal delicato compito di scegliere di sostenere solo una delle due parti in causa.
¿Se non si raggiungeranno i dovuti accordi, temo che si ritornerà a discutere, e con aspri toni, se tornare o meno dinanzi alla Corte ¿ ha affermato laconicamente Powel. ¿Le compagnie telefoniche, da entrambi i versanti, hanno alle spalle un passato di così acerrima rivalità da generare delle lobby che difficilmente abbasseranno il capo¿.
A farne le conseguenze, ovviamente, sarà il mercato.
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