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L¿intervista a Gabriella Carlucci, relatrice del disegno di legge Urbani in Commissione Cultura, pubblicata ieri da Key4biz.it ha creato scalpore e grande preoccupazione tra coloro che guardano con preoccupazione al disegno di legge Urbani.
Sono tanti i punti dell¿intervista che richiederebbero un approfondimento critico, che faremo nelle prossime ore.
Ciò che però ci preme considerare dell¿intervista, che è peraltro consultabile in altra pagina del giornale, sono al momento alcuni aspetti di particolare criticità:
▪La Carlucci risponde:
¿¿E se i produttori di hardware e di supporti sono sottoposti ad un prelievo che va ad alimentare i fondi per autori e produttori di opere dell¿ingegno, non è equo fare altresì per quanto riguarda la vendita di connettività?¿
Il senso di questa affermazione è di particolare gravità.
Afferma il disegno di una Tassa su Internet per finanziare il cinema e l¿industria audiovisuale, lasciando immutata la distinzione tra violazione a scopo commerciale e non ed ignorando del tutto il principio della buona fede del consumatore. Così lo Stato da una parte dà l¿incentivo per la banda larga, dall¿altro recupera delle risorse per un indiretto finanziamento pubblico al cinema.
▪La Carlucci risponde:
¿¿Le ricordo anche, comunque, che la Direttiva che Lei cita non è stata approvata definitivamente, ma solo in prima stesura¿.
Si tratta per la verità di un equivoco, per la verità, senza appello.
La Direttiva europea è già a tutti gli effetti al testo definitivo, approvato da Parlamento europeo e Consiglio europeo.
Le manca solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea.
▪La Carlucci risponde:
¿¿In ogni caso, prevedo che durante l¿iter si possa estendere la ¿giurisdizione¿ del provvedimento anche ad altri settori dell¿industria culturale: musica ed editoria, ma anche software di intrattenimento, come richiesto peraltro da diverse associazioni di settore (dalla Fimi all¿Aie)¿.
E questo è forse l¿aspetto più inquietante.
Lascia prefigurare quanto neanche Urbani aveva pensato da subito. Il ministro in conferenza stampa, immediatamente dopo l¿approvazione in consiglio dei ministri, si era limitato a dire che ¿¿se il provvedimento funzionerà, allora lo estenderemo anche alla musica ed agli altri settori¿.
Quanto sostenuto dalla Carlucci indica la volontà di prefigurare una vera e propria legge quadro su internet.
Il che è inammissibile. Tanto più in assenza di consultazioni e di comunanza di decisioni con il Ministero delle Comunicazioni ed il Ministero dell¿Innovazione Tecnologica.
Una legge di funzionamento di una infrastruttura non viene fatta da coloro che rappresentano per un verso o per un altro una parte minoritaria dei contenuti.
▪La Carlucci risponde:
¿¿è più agevole ¿ volendo, con la collaborazione dei ¿provider¿ ¿ ¿pescare¿ il pirata in rete, che¿ su un marciapiede¿¿.
Saremmo portati a dire: siete tutti avvisati, da oggi comincia la caccia all¿uomo.
Ma in effetti sono subentrate alcune novità.
Ieri il presidente della Commissione Cultura della Camera, Adornato, ha annunciato la “disponibilità del ministro Urbani a cancellare le sanzioni” previste contro chi diffonde sul web materiale cinematografico protetto dal diritto d”autore.
Pare evidente che la volontà politica è ormai orientata a drenare risorse finanziarie dalla rete.
La giornata ha anche avuto altre rilevanti novità.
Cresce il fronte di opposizione al decreto Urbani.
Dopo l¿Associazione Italiana Internet Providers (AIIP), le associazioni dei consumatori Adiconsum ed Altroconsumo, l” ANFoV (Associazione per la Convergenza nei servizi di comunicazioni, anche la Federcomin, la Federazione di Confindustria che rappresenta oltre 1.000 imprese di telecomunicazioni, radiotelevisione ed informatica ha espresso, in una lettera indirizzata ai ministri Urbani, Gasparri, Stanca, Castelli e per conoscenza a Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio “¿grande preoccupazione sulle conseguenze che alcune disposizioni di tale decreto possono provocare agli operatori di settore” “Il decreto legge – secondo la Federcomin – limita gli sviluppi della Società dell”Informazione del nostro Paese, che sta faticosamente recuperando la distanza che lo separa da altre nazioni europee e mondiali più avanzate. Il decreto legge – sempre secondo l”associazione – non sembra rispecchiare il dettato della norma europea ¿.contrariamente alla direttiva che prevede misure applicabili principalmente ad atti commessi su scala commerciale si rivolge anche alle attività di file sharing realizzate ad uso strettamente personale¿. Il decreto “¿appare in contrasto con lo spirito e l”indicazione del dettato comunitario il “capitolo” delle sanzioni amministrative. Infatti il decreto legge ai commi 2 e 7 dell”articolo 1 prevede conseguenze economiche a carico degli utenti e degli operatori mentre la direttiva in parola si limita ad indicare sanzioni solo nel caso di attività svolte su scala commerciale¿.
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