Italia
di Marco Tronchetti Provera
Riportiamo di seguito l¿intervento di Marco Tronchetti Provera, presidente di Telecom Italia, al convegno ”La costruzione del mercato delle telecomunicazioni fisse e mobili: il bilancio dell”era Open Network Provision (ONP) e le prospettive del nuovo quadro regolamentare della UE”, organizzato dall¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Napoli 22-23 marzo 2004.
Introduzione
Dalla metà degli anni novanta l”economia mondiale sta attraversando una fase di radicale trasformazione tecnologica. Il motore di questa “rivoluzione” – come è stato accennato dai massimi studiosi del settore – sono le tecnologie dell”informazione e della comunicazioni. Gli Stati Uniti sono il primo paese in cui la trasformazioni ha preso piede, con effetti rilevanti. Dal 1995 a oggi gli investimenti in ICT – che rappresentano ormai il 30% del totale – hanno determinato una maggiore crescita del Prodotto interno lordo di quasi un punto percentuale all”anno. Dalla seconda metà degli anni novanta la produttività americana ha registrato una accelerazione senza precedenti nel dopoguerra: l”aumento della produttività è rimasto elevato anche nelle fasi di crescita più lenta, a denotare un vero e proprio cambiamento nella struttura produttiva. I settori che più hanno beneficiato dell”introduzione delle nuove tecnologie sono quelli dei servizi, come la finanza e la distribuzione, dove la produttività ha accelerato dal 2 a oltre il 5% annuo.
L”Europa è in ritardo: si investe meno in tecnologie dell”informazione e della comunicazione (il 17% del totale) e queste non hanno ancora pienamente dispiegato i loro effetti positivi sulla produttività, soprattutto dei servizi. Non vi è dubbio, però, che anche l”Europa si stia muovendo. L”esempio più evidente è dato dal nostro settore. A fine 2003, in Europa sono stati superati i 22 milioni di utenti dotati di accesso a larga banda, di cui più di 2,5 milioni in Italia. Le aspettative di crescita indicano che il numero degli accessi in banda larga da rete fissa in Europa supererà i 60 milioni nel 2007, riducendo il divario che ancora ci divide dagli Stati Uniti.
Esiste un”industria europea della larga banda – fatta dai produttori di apparati e dai fornitori di servizi – vibrante, così come esiste un”industria del mobile che non ha eguali al mondo. Perché queste industrie continuino a svilupparsi, occorre non smettere mai di innovare. L”innovazione tecnologica e di servizio rimane la stella polare del nostro settore – quella che la rende così diversa dalle altre public utilities e che comporta l”assunzione di rischi d”impresa importanti.
L”innovazione richiede un sistema di regole – semplici e coerenti – che assecondino l”assunzione di rischi da parte degli operatori. Un sistema di regole che consenta al mercato di crescere rapidamente e che ponga tutti i paesi europei su un piano di parità. Il nuovo quadro regolamentare adottato lo scorso anno dai paesi dell”Unione Europea ci offre l”opportunità di soddisfare queste esigenze.
Un bilancio sintetico del vecchio quadro ONP
Le vecchie regole del quadro ONP (Open Network Provision) – finalizzate soprattutto a governare la difficile fase di transizione dal monopolio pubblico alla competizione di mercato – sono andate in pensione dopo anni di onorato servizio.
Il vecchio quadro era nato in un contesto di mercato completamente diverso da quello di oggi, centrato sulla telefonia vocale di rete fissa e su una domanda stabile. Internet e la telefonia mobile erano ancora di là da venire.
Anche in Italia, il quadro ONP è stato caratterizzato da un approccio di regolamentazione “asimetrico” che aveva come obiettivo l”apertura ai concorrenti dell”infrastruttura dell”ex monopolista, oltre che la tutela dei consumatori. Ancora non esistevano i presupposti di una regolamentazione basata sull”analisi economica “simmetrica” della posizione competitiva di tutte le imprese presenti sul mercato.
Pur con questi limiti, il quadro ONP ha consentito di raggiungere importanti traguardi:
a) Una forte concorrenza in tutti i segmenti del traffico voce di rete fissa: gli altri operatori detengono in media circa il 30% dei volumi di traffico, con punte superiori al 40% nelle chiamate internazionali.
b) Una concorrenza nascente nei sevizi di accesso, sulla base di uno sviluppo dell”unbundling che non ha eguali in Europa. La concorrenza sull”accesso è particolarmente vivace nei principali distretti del Paese in cui si osserva una proliferazione di infrastrutture alternative (Fastweb) e una concentrazione delle richieste di linee in unbundling.
c) Una concorrenza ben consolidata nei servizi di telefonia mobile, come è universalmente riconosciuto.
Nel complesso le Direttive ONP hanno raggiunto i loro obiettivi: i consumatori hanno beneficiato di riduzioni dei prezzi dell”ordine del 60%; le telecomunicazioni sono diventate uno dei motori della crescita e dell”innovazione; esiste ormai un”ampia varietà di modelli di business alternativi a quello dell”incumbent. Ad esempio, a uno estremo, abbiamo un operatore come Tele2, che ha scelto la strada della rivendita a livello nazionale dei servizi di telefonia nazionale; dall”altro estremo abbiamo un OLO come Fastweb, che ha scelto invece la strada dell”investimento diretto in infrastrutture di accesso per l”offerta di servizi innovativi in aree geografiche ben delimitate.
E” vero alcuni operatori alternativi si lamentano della scarsa redditività. Ma il problema non è legato al quadro regolamentare, che peraltro è in Italia fra i più rigorosi di Europa. In un settore come le telecomunicazioni – a elevata intensità di capitale e soggetto a continui mutamenti tecnologici – il raggiungimento di un profitto soddisfacente richiede duro lavoro, molta pazienza e tempi lunghi. Sicuramente lo scoppio della bolla speculativa – e il conseguente, esagerato, rigetto dei risparmiatori per tutto quello che sa di “nuova economia” – non aiuta le imprese. Esistono però in Italia vari esempi di nuove entranti di successo. Che poi non tutti gli operatori abbiano lo stesso successo e le stesse opinioni sul grado di concorrenza…fa parte dell”essenza del mercato e non può essere motivo di creazione di regole ad-hoc.
E” stata la fine dell”euforia speculativa, non le regole, ha far si che chi ha tentato l”avventura sul mercato anche senza averne i numeri ne uscisse rapidamente: infatti, dopo la forte crescita iniziale, dal 2001 il numero di imprese di telecomunicazioni autorizzate è rimasto fermo a 160, mentre quello di imprese dotate di interconnessione attiva con Telecom Italia è sceso a circa 50 nel 2003; se si guarda agli operatori di dimensione nazionale, il numero si riduce a circa una decina.
In una situazione in cui il mercato della voce su telefonia fissa è sostanzialmente maturo e sottoposto a una costante erosione da parte del mobile – il che, per inciso, aumenta la concorrenza – è naturale che vi sia una tendenza alla concentrazione fra operatori fissi. Questo, tra l”altro, rende i concorrenti strutturalmente più robusti.
Quanto agli investimenti, è ovvio che alla lunga può sopravvivere solo chi ha idee, capacità di innovare, propensione al rischio. Questo è vero – a maggior ragione – in uno scenario tecnologico in continua evoluzione, dove innovazioni come la voce su protocollo Internet (VoIP) spazzeranno via i punti di riferimento tradizionali.
Investimenti e innovazione sono tanto più necessari quanto più il mercato diventa sovranazionale, europeo. In questa direzione Telecom Italia ha recentemente avviato il “Progetto broadband europeo”, che fa leva sul know-how e sugli asset del Gruppo, e che, al momento stesso interessa Francia e Germania. L”obiettivo è quello di sviluppare un operatore di larga banda su infrastrutture proprie, che operi in aree selezionate, in grado di offrire un insieme di servizi innovativi.
Detto questo, dal confronto con gli altri paesi della UE emerge nettezza che in Italia ha raggiunto posizioni di primato nella liberalizzazione del settore: l”offerta di servizi wholesale di Telecom Italia per gli operatori alternativi è tra le più ampie in Europa e le condizioni di accesso ai servizi (prezzi, procedure, tempi, ecc.) sono tra le più favorevoli. Abbiamo avuto modo di sperimentare direttamente che in Francia e in Germania le condizione regolamentari sono molto meno favorevoli per i nuovi entranti che in Italia. Ad esempio, il canone mensile dell”unbundling per i concorrenti è pari a 8,3 euro in Italia – il più basso in Europa – contro i 10,5 della Francia, gli 11,8 della Germania e i 15 del Regno Unito; il differenziale tra il canone di accesso retail e il costo dell”unbundling – quindi il margine potenzialmente a disposizione degli OLO – è del 3% in Francia e del 14 in Germania, contro il 32% in Italia; i tempi massimi per la fornitura di interconnessione possono arrivare sei mesi in Francia e a dodici in Germania contro i due dell”Itali; in Germania non vi è obbligo di un”offerta Adsl wholesale da parte dell”incumbent.
2. L”innovazione è il principale driver di sviluppo del mercato
Quanto all”andamento del traffico nel suo complesso negli ultimi 10 anni, la crescita è stata determinata da nuovi servizi: la telefonia mobile, in una prima fase e successivamente le chiamate ad Internet in dial-up. Dal 2002 si comincia a osservare una flessione del traffico dati in dial-up, legato all”avvento della banda larga, e un rallentamento della crescita del traffico mobile. La chiave del futuro sviluppo dell”infrastrutture e dei servizi di rete fissa è nel crescente sfruttamento delle grandi potenzialità della banda larga.
La banda larga è un mercato emergente. Il modello di business che si sta affermando ha sempre meno che spartire con la telefonia tradizionale: è musica, è video, è piena interattività. Gli operatori che si sono lanciati in questo settore hanno dovuto inventare nuovi servizi e nuove value propositions. Nel mondo di Internet, quindi, la posizione raggiunta nella telefonia tradizionale e la proprietà dell”infrastruttura di accesso non conferiscono rilevanti vantaggi competitivi; assai più importante è la disponibilità di una significativa base di clienti. Da questo punto di vista, è Wind a godere di un vantaggio di partenza, avendo raggiunto quote di mercato superiori al 50% nella terminazione Internet dial-up e potendo, più facilmente di altri, indurre i propri clienti a spostarsi sulle nuove piattaforme a larga banda.
Nella larga banda non vi è alcun rischio di “ri-monopolizzazione”, come afferma qualche osservatore poco informato. Al contrario le quote di mercato degli OLO nella larga banda retail, a due anni dal lancio, sono intorno al 40%, ben più alte di quelle detenute nel traffico vocale, a sei anni dall”apertura del mercato.
Analogamente, la straordinaria crescita del mobile registrata negli ultimi anni è stata la risultante di un”interrotta sequenza di investimenti in innovazioni sia incrementali (finalizzate all”ammodernamento delle infrstrutture esistenti) sia radicali (come l”introduzione di infrastrutture di nuova generazione). La comunicazione mobile ne è uscita trasformata, affiancando alla voce i dati (SMS) e, d”ora in avanti, le immagini (MMS, videostreaming, ecc.). Oggi stiamo abbandonando la prima evoluzione del GSM (il GPRS) in vista dela lancio dell”EDGE che, quintuplicherà la voce di connessione (da circa 40 kbit/s a circa 200kbit/s).
Regolazione proporzionata e armonizzazione delle regole nella UE
Il nuovo quadro regolamentare ¿ in vigore dal 25 luglio 2003 ¿ fornisce una grande opportunità per allineare le regole ai nuovi scenari di mercato. A liberalizzazione ormai consolidata, lo sguardo del regolatore non deve più concentrarsi solo sull¿ex monopolista, ma può finalmente allargarsi a tutta la struttura del mercato.
L¿obiettivo del nuovo quadro è di creare un insieme di regole ¿certe¿, ¿snelle¿ e comuni a tutto il Continente, che favorisca lo sviluppo dei nuovi servizi e delle nuove piattaforme. Una semplice trasposizione della regolamentazione della telefonia tradizionale ai nuovi servizi sarebbe deleteria: non sempre quello che ha funzionato nel mondo di ieri va bene per quello di domani. Anzi, un approccio troppo intrusivo finirebbe con lo scoraggiare gli investimenti e l¿innovazione, ingessando il mercato. Nello spirito del nuovo quadro, l¿intervento delle Autorità deve limitarsi a stabilire una ¿cornice¿ di regole generali, con l¿obiettivo di salvaguardare l¿interesse dei consumatori.
Il nuovo Codice delle comunicazioni – se correttamente applicato nello spirito e nella lettera, senza eccessi di nostalgia per l¿era, che si spera ormai conclusa, della regolamentazione intrusiva ¿ costituisce un ottimo punto di partenza per rispondere alle esigenze di ¿semplificazione¿, ¿trasparenza¿, ¿proporzionalità¿ e ¿prevedibilità¿ delle regole. Aiuterà inoltre le imprese italiane a confrontarsi sui mercati mondiali su un piede di parità con i concorrenti.
Anche dal punto di vista del metodo, il nuovo quadro regolamentare rappresenta un passo avanti: si abbandona l¿enfasi eccessiva sulla quota di mercato dell¿incumbent per allargare lo sguardo a un insieme di indicatori economici ¿ accuratamente descritti dalle Linee guida della Commissione Europea ¿ che permettano di formulare un giudizio complessivo sull¿esistenza di barriere all¿entrata e all¿espansione nel mercato e sul grado di concorrenza effettiva, visto in chiave prospettica.
Il cambiamento di metodo è tanto più importante in un¿era in cui la concorrenza si manifesta sempre più fra piattaforme alternative: ad esempio, per quel che riguarda i servizi vocali, fra fisso e mobile; nella larga banda, fra Adsl e fibra ottica.
Purtroppo, occorre dirlo, gli Stati membri sono in ritardo nell¿implementazione del nuovo quadro regolamentare. A due anni dalla pubblicazione, molti Paesi non hanno ancora recepito le Direttive nel loro ordinamento: l¿Italia costituisce una eccezione, essendo stato uno dei primi Paesi ad adottare le Direttive in modo pieno nel Codice e raccogliendo per questo le lodi della Commissione Europea.
Fino ad oggi la Commissione Europea ha ricevuto un numero molto limitato di notifiche, per lo più dal Regno Unito. In Italia, l¿AGCOM è ancora impegnata nelle analisi del grado di concorrenza dei diversi mercati, che costituiscono solo il primo passo del processo di definizione del nuovo quadro di regolamentazione dei segmenti non competitivi e di deregolamentazione di quelli già competitivi.
In conclusione ¿
A distanza di sei anni dall¿inizio della completa liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione si può tranquillamente affermare che gli obiettivi iniziali ¿ in termini di discesa dei prezzi, evoluzione della concorrenza, varietà delle offerte i consumatori ¿ siano stati colti. Va dato all¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni di aver esercitato il suo mandato con rigore sconosciuto in altri Paesi europei, cercando di individuare una strada equilibrata che rispondesse alle esigenze di sviluppo del settore.
La miglior misura del successo dell¿Autorità è data, a mio avviso, dallo straordinario flusso di servizi innovativi che Telecom Italia e i concorrenti più avvertiti sono riusciti a portare sul mercato, anche in anni di grande difficoltà per il settore. Basti guardare a quello che succede nella telefonia mobile, dove mensilmente vengono introdotte nuove combinazioni di servizi, o allo spettacolare successo della banda larga nel corso dell¿ultimo anno. Presto assisteremo alla diffusione di nuove tecnologie, come EDGE o la Voice over IP, o di nuovi servizi, come le video-telefonate. L¿applicazione delle nuove regole non dovrà rallentare l¿introduzione di queste novità dovrà inoltre garantire che la concorrenza avvenga su basi omogenee in tutta Europa.
Sarebbe riduttivo giudicare il grado di concorrenza di un mercato limitandosi a una fotografia delle quote di mercato nei servizi di telefonia tradizionale – che pure denotano una situazione competitiva, del tutto analoga a quella degli altri Paesi europei. Il metro della concorrenza è la capacità del settore di innovare continuamente a vantaggio dei consumatori. In questo, si può serenamente dire che l¿Italia sia all¿avanguardia in Europa.
La sfida dei prossimi anni sarà quella di mantenere questa leadership, evitando di soffocare la creatività e l¿innovazione attraverso regole troppo stringenti. Il nuovo quadro regolamentare offre gli strumenti per stimolare l¿introduzione di nuove tecnologie e di nuovi servizi. All¿Autorità spetta il compito di presiedere con lungimiranza alla trasformazione delle telecomunicazioni.
© 2004 Key4biz.it