Europa
La Ue risponde negativamente alle richieste di nuove disposizioni e obblighi per gli ex-monopolisti nel mercato della banda larga.
¿Il quadro normativo europeo in vigore risponde già alle esigenze degli operatori detti ”nuovi entranti” e ulteriori misure di intervento non appaiono oggi opportune¿. E¿ quanto affermato dal Commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti, e dal Commissario alle Imprese e alla Societa” dell”informazione, Erkki Liikanen, in risposta ad una lettera inviata loro da Tommaso Pompei, amministratore delegato di Wind insieme ai CEO di quattro operatori alternativi di rete fissa (la spagnola Auna, l¿inglese Cable & Wireless, la francese Cegetel e la tedesca Qsc).
Wind avrebbe espressamente richiesto l”introduzione del mercato dell”accesso a banda larga nella lista dei mercati che oggi sono suscettibili di imposizione di obblighi. Al contrario, la Commissione non ritiene di aggiungere alla lista dei mercati oggetto di regolamentazione il segmento della banda larga ai clienti finali – come auspicato da Wind e dagli altri co-firmatari.
Il nuovo quadro, affermano i due Commissari della UE, prevede limiti precisi all”introduzione di obblighi nei mercati finali, i cosiddetti ””retail””, dal momento che ””le Direttive definiscono i rimedi che le Autorita” nazionali possono imporre nei mercati all”ingrosso per raggiungere i loro obiettivi””. Il diritto antitrust svolge il suo ruolo di controllo del buon funzionamento del mercato al fine di preservare obiettivi di concorrenza a lungo termine, si afferma ancora nel testo dei due commissari. Inoltre, la lettera sottolinea che la regolamentazione deve trovare un giusto equilibrio tra obiettivi a breve e lungo termine: i due Commissari infatti hanno riaffermato che ””la normativa europea deve facilitare quegli operatori che sviluppano i propri vantaggi competitivi attraverso la costruzione di infrastrutture proprie””.
Che l¿argomento fosse caldo e che vi fosse una certa attesa, si era già desunto dalle dichiarazioni degli ultimi giorni.
Non a caso un paio di settimane fa, in occasione del convegno ¿La concentrazione nella telefonia fissa¿ organizzato a Milano dal centro Crea dell¿Università Bocconi per fare un bilancio su sei anni dalla liberalizzazione delle telecomunicazioni, Tommaso Pompei aveva espresso i propri dubbi riguardo la possibilità per gli operatori ¿minori¿ di competere con Telecom Italia, ex-monopolista del mercato italiano.
Infine solo pochi giorni fa il commissario Monti, nel suo intervento a Napoli al workshop ”La costruzione del mercato delle telecomunicazioni fisse e mobili: il bilancio dell”era Open Network Provision (ONP) e le prospettive del nuovo quadro regolamentare della UE¿ organizzato dall¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, si è soffermato a lungo sulle performance delle telecomunicazioni, uscite dalla grave crisi che ha segnato l¿intero settore negli ultimi tre anni.
¿Le telecomunicazioni ¿ ha detto Monti a Napoli ¿ sono una locomotiva del progresso tecnologico, economico e sociale e per il prossimo triennio e promettono margini superiori al 35% e ricavi netti superiori al 10%¿.
Per Monti, però, c¿è ancora bisogno di molti interventi dell¿Autorità per garantire una corretta concorrenza: tra questi, il Commissario ha proposto incentivi ai new entrant nel medio e lungo periodo, perché possano affrontare in modo ottimale la concorrenza degli incumbent e implementare al più presto le infrastrutture necessarie alla fornitura dei servizi. La strada indicata è, in sostanza, quella della dotazione sul lungo periodo di proprie infrastrutture distributive. Anzi, più che misure per legare le mani agli ex-monopolisti, iniziative per far volare i nuovi entranti.
A Napoli, va ricordato, era intervenuto anche Tommaso Pompei, secondo cui al settore occorrerebbe una vera e propria Autorità di regolamentazione europea.
Secondo Pompei, infatti, ¿¿siamo entrati in un modello di regolamentazione ormai chiaramente sopranazionale e stiamo assistendo a una ”europeizzazione” del modello di regolamentazione che tuttavia convive con un assetto ancora fortemente basato sul ruolo delle Autorità di regolazione nazionali¿.
Proprio qualche giorno fa Paolo Scaroni, l”ad di Enel, in occasione della presentazione dei risultati del gruppo elettrico agli analisti Enel aveva comunicato la previsione di pareggio a livello di utile operativo (Ebit) per Wind, con il conseguimento del primo utile netto nel 2005 (prevedibilmente non per l¿intero anno, ma quantomeno per il terzo o quarto quadrimestre). Il piano industriale di Enel prevede in sostanza che entro la fine del 2004 Wind raggiunga l”indipendenza finanziaria. Mentre è ancora da decidere cosa fare dei ricavi di un”eventuale offerta pubblica di Wind. Sempre secondo Scaroni, vi è la possibilità che l”IPO possa fruttare agli azionisti un altro dividendo aggiuntivo. ””Nel momento dell”eventuale quotazione – ha detto nel corso della conferenza stampa seguita alla presentazione dei risultati 2003 di Enel – decideremo se abbiamo opportunità di investimento o di un dividendo, oppure di tutti e due. In ogni caso la cessione di Wind ””comportera” un importante cambiamento del nostro stato patrimoniale, visto che l”indebitamento di Wind e” di circa 7 miliardi su un totale di 24””.
© 2004 Key4biz.it
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Workshop Agcom: Wind chiede l¿istituzione di un organo garante per il mercato Ue delle tlc