Italia
In linea con quanto previsto dal Piano d¿azione eEurope2005, gli Stati membri dell¿Unione europea erano tenuti a consegnare a Bruxelles entro il 31 dicembre 2003 la Relazione sulle modalità di transizione alla tv digitale con le relative previsioni di date intermedie (switch-over) e di spegnimento della trasmissione analogica (switch-off).
L¿obbligo, per tutti i Paesi, era di rendere pubbliche, entro la fine del 2003, le condizioni previste per la migrazione al digitale, ovvero la relativa tabella di marcia, corredata da una valutazione delle condizioni del mercato, indicando possibilmente una data limite per la cessazione della trasmissione analogica terrestre al fine di consentire il recupero e la riassegnazione delle radiofrequenze.
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Il documento rappresenta un approccio strategico per lo switch-over e palesa gli obiettivi politici che lo caratterizzano, indicandone i criteri per il loro conseguimento.
In primo luogo l¿Italia mette in rilievo nel documento, attraverso l¿impianto normativo e di regolamentazione che si è data, l¿indirizzo e il ruolo strategico della TDT (Televisione Digitale Terrestre) come una delle tre principali piattaforme d¿accesso alla società dell¿informazione, insieme con l¿UMTS e l¿accesso fisso a banda larga in generale.
Il disegno di legge recante norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI-Radiotelevisione italiana Spa, in corso di riesame da parte del Parlamento, disciplina ed accelera il processo di swicht-over attraverso la definizione di una fase transitoria che fissa le tappe intermedie per lo sviluppo della TDT ed agevola la diffusione presso le famiglie italiane dei nuovi apparati di ricezione, mediante contributi governativi. I contributi governativi, sono giustificati dalla necessità di convertire alla ricezione digitale terrestre circa 25 milioni di apparati di ricezione (il che vuol dire 23.000 decoder al giorno, dal 1 gennaio 2004 al 31 dicembre2006, senza distinzione tra feriali e fine settimana, feste comandate incluse).
Con la normativa di cui si è dotata, l¿Italia si è posta l¿obiettivo di realizzare uno sviluppo rapido della TDT, attraverso fasi di avanzamento un po¿ forzate, per il raggiungimento delle quali un ruolo trainante è riconosciuto al servizio pubblico radiotelevisivo.
Dal documento appare evidente come l¿Italia ritenga fondamentale il coinvolgimento di tutti gli attori interessati allo sviluppo del digitale terrestre, e come, in particolare, intenda porre in essere tutte le azioni necessarie al dichiarato obiettivo di completamento della transizione nei tre anni previsti (2004¿2006).
Gli aspetti fondamentali su cui fonda il piano di transizione della TDT in Italia sono essenzialmente la neutralità tecnologica rispetto alle piattaforme applicative e il coinvolgimento di tutti i principali attori del sistema, broadcasters, produttori, rivenditori, associazioni dei consumatori, privilegiando gli aspetti collaborativi.
In tale contesto si colloca la recente costituzione dell¿associazione DGTVi, composta dai broadcaster e dalla FUB, con l¿obiettivo di costituire una piattaforma operativa condivisa per il lancio della nuova modalità diffusiva.
Nel documento è così confermata la data del 31 dicembre 2006 per lo swicht-off delle reti analogiche, fissata già in precedenza dalla legge n. 66 del 2001.
Già dal 31 dicembre 2003 i principali broadcasters coprono il 50% della popolazione. La copertura raggiungerà il 70 per cento nel 2005 e nel dicembre 2006 avverrà la definitiva chiusura delle trasmissioni analogiche.
Il modello di DTT di riferimento è un modello di televisione ¿ in chiaro¿, accompagnata dallo sviluppo di applicazioni innovative, con una dichiarata attenzione per i servizi interattivi della società dell¿informazione.
Dal documento arriva anche la conferma su uno degli aspetti più critici del TDT in Italia: la gestione dello spettro prima dello switch-off.
Va detto che l¿Italia si trova ad affrontare una situazione unica nel suo genere, dovuta al sovraffollamento dello spettro radioelettrico destinato alla radiodiffusione televisiva, conseguente all¿elevato numero di emittenti analogiche esistenti.
In linea con tale particolare situazione, l¿Italia ha scelto di limitare temporalmente il più possibile la fase di switch-over, accelerando il passaggio al ¿tutto digitale¿.
Viene altresì evidenziata la necessità del coordinamento europeo, utile per sviluppare un dibattito orientativo ed aperto nell”ambito del nuovo quadro strategico comunitario in materia.
Sulla stessa falsariga di quanto sopra, e sulla scia delle ¿Conclusioni¿ del Consiglio europeo dedicato alle ¿piattaforme aperte¿, appare infine di non scarsa rilevanza l¿esigenza di coordinamento tra gli organismi tecnici dei Paesi Membri per giungere alla definizione di piattaforme, del tipo MHP, al fine di promuovere i principi di apertura ed interoperabilità di tali apparecchiature a livello internazionale.
In conclusione, l¿approdo al digitale è un passo molto importante verso la Società dell¿Informazione.
In tutta Europa stanno andando verso il digitale, ma, ci pare, forse con più serenità.
Questo procedere a tappe forzate può creare disordine ed alterare le priorità dello sviluppo, con il rischio di arrecare un danno all¿industria di settore e di creare disorientamento tra i consumatori.
La Tv Digitale Terrestre: Il Piano Italiano presentato alla UE
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