Italia
di Raffaele Barberio Contro il decreto Urbani insorge il popolo della rete.
Non è la risposta degli inveterati nottambuli della rete.
E¿ la reazione di chi crede che l¿innovazione tecnologica ed il suo sviluppo debbano essere trattate in modo diverso; che i temi della libertà e del diritto alla privacy vadano interpretati in modo forte ed univoco e con modalità ed obiettivi opposti a quelli adottati dal ministro Urbani.
Inoltre, da quanto emerge dalle numerose ed autorevoli reazioni di queste ore, e come Key4biz.it e Puntoithanno sottolineato dal primo minuto, il decreto Urbani ha una ratio completamente diversa dalle disposizioni della direttiva sull”enforcement dei diritti di proprietà intellettuale approvata questa settimana dal parlamento europeo ed in via definitiva dal Consiglio dei Ministri.
Mentre la nuova direttiva UE limita l”imposizione di misure solo alle attività di pirataggio commesse a fini commerciali, il decreto Urbani copre in modo indiscriminato tutte le attività di file sharing realizzate dagli utenti di Internet (scambio di file elettronici), anche le attività realizzate ad uso strettamente personale.
Mentre per la direttiva UE il risarcimento del danno provocato si limita in ogni caso al pagamento del valore della royalties (alcuni euro per file), severissime invece le sanzioni previste dal decreto Urbani per gli utenti internet, da un minimo di 1500 fino a 2000 euro.
Inoltre per il decreto Urbani gli Internet Provider dovranno comunicare alle Autorità di polizia le informazioni utili all”individuazione dei gestori dei siti e degli autori delle condotte in violazione del decreto ed informare le Autorità della presenza dei contenuti sospetti. In caso contrario le sanzioni previste sono pesantissime: fino a 250.000 euro.
Ma per questo vi suggeriamo la lettura dell¿articolo a firma di Andrea Monti, pubblicato oggi su Key4biz.it
Pronta la reazione del ministro. “In realtà quello italiano e quello europeo, nello spirito e nelle indicazioni, sono due testi gemelli“, ha dichiarato Urbani nella conferenza stampa di presentazione del decreto. “Le multe nei confronti di chi non agisce con scopo di lucro sono più simboliche che altro, hanno la finalità di disincentivare e di educare“.
Riteniamo difficile considerare gli importi previsti come sanzioni simboliche, ma ciò che allarma maggiormente gli addetti ai lavori sono alcuni aspetti tecnici.
Paolo Nuti, presidente dell”Associazione Italiana Internet Provider (Aiip), definisce “un pasticcio” il decreto di Urbani. Le sue preoccupazioni derivano dal fatto che il provvedimento prevede che “i fornitori di connettività″ (gli ISP) non solo impediscano l”accesso ai contenuti protetti da copyright, ma informino l”autorità giudiziaria circa gli illeciti dei quali vengano a conoscenza.
¿Noi provider non abbiamo nessuna intenzione di proteggere la pirateria“, spiega Nuti, “ma qui ci viene assegnato un ruolo di istruzione dell”accusa che non ci appartiene, soprattutto da un punto di vista costituzionale“.
L”Aiip si sta già muovendo per dar luogo ad una iniziativa in sede di Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal momento che, dichiara Nuti, “¿stando così le cose la nostra unica opzione per non incorrere in illecito sarebbe staccare la spina¿. Peraltro, così com”è, il decreto è inattuabile¿¿In via teorica il provider può individuare senza difficoltà i pirati ma, a parte l”onere economico dell”operazione, agirebbe in violazione della privacy e della Costituzione. Una situazione da Cina popolare“.
Il decreto Urbani è “l”ennesima legge papocchio, inutile, inefficace e pericolosa“, che “instaura qualcosa che somiglia molto a uno ”stato di polizia”, con la persecuzione delle intenzioni, l”obbligo di delazione, la violazione della vita e della comunicazione“. Secondo ALCEI (l”Associazione per la Libertà nella Comunicazione Elettronica e Interattiva)
””Il decreto Urbani va nella direzione opposta rispetto alla direttiva recentemente approvata dall”Unione Europea, che distingue molto nettamente coloro che ”piratano” contenuti digitali da i semplici utenti che operano in una logica di scambio non commerciale.”
E” quanto ha dichiarato l”on. Pietro Folena in merito al decreto Urbani, aggiungendo che ””Il decreto Urbani e” un provvedimento sbagliato, in quella parte che si muove nella direzione della creazione di uno ”Stato di polizia” su Internet””. ””Si obbligano, infatti, i fornitori di accesso a Internet a controllare le attivita” degli utenti, nel piu” totale disprezzo della privacy””. ¿E” gravissimo inoltre che, a poche settimane dalla modifica del cosiddetto decreto Grande Fratello e dall”approvazione da parte della Camera della mozione per la tutela della privacy, il governo riproponga, sempre per decreto, norme di stampo liberticida””.
Folena chiede alle forze del centrosinistra di ””respingere questo tentativo di controllo poliziesco della Rete”” e si appella ””a quanti, all”interno della stessa maggioranza, hanno dimostrato, in occasione della discussione della mozione sulla privacy, di avere a cuore i diritti degli utenti di Internet e i principi di liberta” che regolano la Rete””.
Anche il senatore dei verdi Fiorello Cortiana è intervenuto sul decreto Urbani ””Anzichè bloccare l”innovazione tecnologica con leggi liberticide come questa, sarebbe stato necessario un tavolo di concertazione tra tutti i soggetti coinvolti e non un” azione d”imperio”” ””Questo Decreto – spiega Cortiana – prevede che i provider debbano diventare i cani da guardia degli utenti, pena sanzioni severissime: sarebbe come dire che se qualcuno ruba un portafogli su un autobus, il responsabile è l”autista. E” una legge inaccettabile. Secondo punto controverso è l”ipotesi di introdurre il reato di favoreggiamento della pirateria anche per chi scrive su un sito come si masterizza un CD””.
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