Italia
Rimane ancora incerta la possibilità di far passare il Ddl di riforma del sistema radiotelevisivo, a firma del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri con un voto di fiducia, così com¿è stato per il Decreto Salvareti.
Gasparri ha comunque lasciato intendere ai giornalisti che questa possibilità è tenuta largamente in considerazione, anche se ancora non si può dire che sia stata presa una decisione.
¿La fiducia è solo una eventualità, non è ancora una decisione presa¿, ha risposto il ministro delle Comunicazioni ai giornalisti che chiedevano se era già decisa la richiesta di fiducia sul Ddl.
Il ministro ha poi spiegato che rimane in attesa di vedere cosa succede in Commissione Trasporti e Cultura della Camera. Attualmente sono già stati esaminati 40 dei 130 emendamenti. L¿esame potrebbe chiudere in questi giorni, per poi passare al voto in Aula. Gasparri ha detto esplicitamente ¿vedremo dal clima complessivo e dall”andamento del dibattito che cosa fare¿.
Il ministro ha ricordato che il governo Prodi ha fatto ricorso alla fiducia più di 30 volte, ¿noi finora siamo stati molto parchi¿, ha detto Gasparri.
Sulle ipotesi di revisione della par condicio, il ministro ha detto ¿si andrà alle elezioni con le norme vigenti. Poi si vedrà, ma non è proibito parlarne¿.
Anche il presidente della commissione Cultura, Ferdinando Adornato (FI), ha fatto sapere che ritiene possibile che ¿l”esame del provvedimento si chiuda ”in una o al massimo due sedute¿, quindi entro la settimana.
Finora sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati dal centrosinistra.
I problemi maggiori all¿iter del Ddl Gasparri, sono stati determinati sulla definizione del Sic, il sistema integrato delle comunicazioni (all”articolo 2) e sui ricavi in base ai quali vengono calcolati i tetti antitrust (al 15).
Proprio per quanto riguarda il Sic, cha rappresenta un punto chiave del Ddl Gasparri è stato già ridefinito, con evidente dissenso, però, dell¿Udc, che in Commissione ha espresso voto contrario e un¿astensione sull”emendamento di Romani, che punta a ridurre dal 20 al 30% il paniere dei ricavi rispetto alle stime effettuate.
¿Pur apprezzando lo sforzo del relatore – aveva spiegato nell¿occasione del voto il capogruppo Udc in Commissione Trasporti, Rodolfo De Laurentiis – riteniamo insufficiente la risposta alle nostre considerazioni sul Sic. Riteniamo necessario un ulteriore sforzo per recepire in pieno i rilievi critici del presidente Ciampi. Se le cose non cambiano, presenteremo i nostri emendamenti in Aula¿.
Rispetto al testo rinviato alle Camere, dal Sic vengono eliminati – secondo la proposta del relatore – libri e dischi (esclusi quelli allegati ai giornali), la produzione di cinema e fiction, la produzione degli spot, le pubbliche relazioni.
¿C¿è stato un invito ¿ aveva detto ancora De Larentiis – a migliorare la formulazione: abbiamo ancora qualche giorno di lavoro, daremo il nostro contributo come abbiamo fatto in tutti questi mesi. Il faro resta il messaggio di Ciampi. I criteri di riferimento, l¿omogeneità e la quantificabilità dei segmenti contenuti nel Sic¿.
Le Commissioni della Camera hanno già approvato anche l¿emendamento del relatore che recepisce all¿articolo 25 (sul digitale). Sì anche all¿estensione fino al 31 dicembre 2010 – su proposta dell¿Udc – del divieto per i proprietari di Tv di acquisire partecipazioni in imprese editrici di quotidiani. Bocciato, invece, l¿emendamento ancora dell¿Udc che puntava a estendere il divieto di incroci anche alle radio nazionali.
Modificata ancora la scadenza del Cda Rai, allungata a 90 giorni dalla realizzazione della prima offerta di pubblica vendita, cioè dalla prima fase di privatizzazione dell¿emittente pubblica.
E cambiata anche la data entro cui realizzare la fusione della Rai in Rai Holding, cioè entro 60 giorni dall¿approvazione della legge: si tratta, in entrambi i casi, di date che erano state ¿superate¿ dal rinvio del provvedimento alle Camere.
E¿ stato inoltre approvato un emendamento della Lega Nord che ripartisce l¿ideazione, la realizzazione e la produzione di programmi tra i centri di produzione e le sedi regionali anche in proporzione al numero di abbonati.
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