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Il Gruppo francese d¿elettronica Thomson non ha nessuna intenzione di lasciare il mercato delle televisioni. Dopo giorni di indiscrezioni trapelate alla stampa, questa mattina il Direttore generale Charles Dehelly ha rilasciato un¿intervista al quotidiano finanziario francese Les Echos, per chiarire gli aspetti del nuovo piano strategico della società, che stanno facendo discutere gli operatori di settore.
Ricordiamo che circa una settimana fa, il Gruppo ha stretto un¿alleanza con la cinese TCL, per creare la nuova unità TCL-Thomson Electronics, di cui detiene una quota del 33%, il resto è nelle mani di TCL.
Dehelly sarà il vicepresidente di questa nuova società, in cui il Gruppo francese ha scommesso tanto.
Partendo dal presupposto che la Cina, in questo settore, è largamente superiore al mercato degli Stati Uniti e dell¿Europa e che solo le imprese cinesi riescono a penetrarlo, la società francese ha preferito giocare il tutto, alleandosi con l¿azienda che attualmente ha tutte le possibilità di assurgere al ruolo di leader sul mercato cinese.
¿La nostra strategia è interamente basata sulla constatazione di una profonda rottura tecnologica che si è determinata con il passaggio di tutta l¿industria dell¿immagine verso il digitale¿, ha spiegato Dehelly.
Aggiungendo che, il Gruppo punta a essere un leader incontestato nel campo della ¿postproduzione e nella diffusione nelle sale con archiviazione digitale, la distribuzione via cavo o senza fili e la proiezione digitale. E¿ in tutto questo processo, che va dallo studio di produzione allo spettatore in sala o davanti alla televisione¿, che la società punta a ritagliarsi un ruolo importante.
Dehelly spiega che ¿la conoscenza del consumatore finale è una delle chiavi dell¿innovazione per l¿impresa¿ e questa branca ¿sarà arricchita dal contratto di fornitura con TCL¿.
Il Dg, che in questa intervista difende lungamente l¿alleanza tra Thomson e la cinese TCL, ha anche spiegato che ¿non si tratta semplicisticamente di una cessione¿, ma di aprirsi una via per la Cina. Tuttavia, Thomson rifiuta di diventare un¿azienda senza industria: ¿Rimaniamo un Gruppo fortemente industriale, su 65.000 persone, 500.000 lavorano nelle industrie“.
Dehelly è del parere che non essere un operatore maggiore sul mercato cinese, condannerebbe il suo Gruppo a divenire un player marginale a livello mondiale.
Il Dg ritiene che è necessario ¿minimizzare¿ la minaccia degli schermi piatti, che minacciano il tubo catodico, anche se ammette che sono gli schermi piatti a fare da traino alla crescita del settore e che infine si imporranno sul mercato.
Thomson resterà quindi presente nel campo delle componenti, specie nei settori chiave della produzione, come per esempio nella costruzione di chip per la compressione delle immagini.
Questa scelta è determinata dall¿esigenza di concentrare la produzione sulle componenti che assicurano all¿azienda il progresso tecnologico e importanti profitti legati ai brevetti.
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