Europa
Pare proprio che sia in dirittura d¿arrivo lo scontro che per mesi ha opposto una coalizione di parlamentari europei, con a capo Janelly Fourtou, agli Stati membri che chiedevano un¿attenuazione delle sanzioni per la violazione dei diritti sulla proprietà intellettuale.
A rivelare l¿indiscrezione, l¿edizione odierna del Financial Times, che riporta che la prossima settimana a Strasburgo si dovrebbe raggiungere il tanto anelato accordo sulla controversa proposta di inasprire in alcune sue parti le disposizioni normative previste dalla Direttiva sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale (IPR – Intellectual Property Rights).
La Fourtou (PPE), relatrice del provvedimento, ha deciso di fare un passo indietro.
In merito alla vicenda si era aperta un¿importante disputa che aveva determinato una presa di posizione netta anche da parte dei principali operatori Tlc europei e statunitensi, tra cui Vodafone, Deutsche Telekom, British Telecom, Telecom Italia, Yahoo e Verizon, che avvertivano che modificare la portata della Direttiva così come concepita dalla Commissione europea, avrebbe significato ampliarne la portata e imporre misure troppo rigide sul rispetto della proprietà intellettuale.
Questo in altre parole avrebbe determinato che gli utenti avrebbero rischiato di violare il diritto d¿autore e di proprietà ogni qualvolta avessero scaricato un file, una foto, un Mp3 dalla Rete, anche senza fini commerciali.
Bisogna effettivamente ricordare, che la proposta così come voluta della Commissione Ue si estende solo alle infrazioni della proprietà intellettuale che sono commesse per scopi commerciali e che causano significativi e diretti danni ai titolari di diritti di proprietà intellettuale, mentre gli emendamenti proposti aggirerebbero questa ratio.
La Commissione europea ha inteso la proposta della Direttiva IPR, come uno strumento di protezione dalle minacce serie che i prodotti frutto di contraffazione e pirateria comportano per le economie e per i governi nazionali.
Secondo i player, la Direttiva così come ha previsto la Commissione Ue, non dovrebbe estendersi a chi commette delle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale inconsapevolmente, ma solo dove le energie della criminalità sono state impiegate per usi commerciali.
Stesso parere per i governi nazionali che hanno obiettato che l”Unione europea non ha competenza per forzarli all”imposizione di tali misure.
Nella versione attuale, viene richiesto unicamente agli Stati membri di introdurre misure “efficaci, proporzionate e dissuasive” contro tali violazioni.
Il Parlamento, che aveva inizialmente adottato una posizione più drastica, sarà costretto ad accettare il cambiamento.
Il compromesso raggiunto riflette le divisioni della stessa industria. Da una parte la posizione di chi fornisce i contenuti, come le società cinematografiche e discografiche, che hanno insistito affinché la Commissione europea mantenesse una posizione rigida in materia.
Ricordiamo che Janelly Fourtou è moglie di Jean-René Fourtou, CEO (Chief Executive Officier) di Vivendi Universal, il Gruppo francese di media che possiede la prima major di musica del mondo, la Universal Music Group.
La signora Fourtou naturalmente ha sempre negato che esistano legami tra la sua pressione per l¿adozione delle nuove disposizioni in materia di proprietà intellettuale e gli interessi di Vivendi nella difesa della musica e altre forme di copyright nell¿ambito dei media.
Contrapposti alle major, gli Internet service provider e gli operatori Tlc, che ritengono che la legge, così come emendata, avrebbe criminalizzato gli utenti Internet che scaricano musica dalla Rete.
Gli operatori oppongono che qualsiasi emendamento che ampli il campo di applicazione della Direttiva, renderebbe le misure della direttiva applicabili a qualsiasi tipo di violazione, a prescindere dalla sua intenzionalità, scopo o gravità del danno causato, e pertanto rischierebbe di avere effetti devastanti sull¿intero mondo dell¿industria che ruota attorno ai servizi Internet (o anche della Società dell¿Informazione o della larga banda).
E ancora, il senso di sfiducia da parte del consumatore finale arrecato dalle regole vessatorie di una tale Direttiva si ripercuoterebbero negativamente sullo sviluppo dell¿industria di Internet e della larga banda, con effetti a catena sia sugli operatori di Rete, che sugli Isp, fornitori di contenuti e dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale.
La soluzione di compromesso sembra, tuttavia, non lasciare le parti interamente soddisfatte.
Frances Moore, Direttore generale per l”Europa dell”IFPI, che rappresenta l”industria discografica, è del parere che “L”Unione europea sta perdendo l”occasione di mandare un segnale forte, vale a dire che la pirateria e la contraffazione non saranno tollerate¿.
Andrea Camanzi, vice-president di Telecom Italia, membro del gruppo di lobbying European Net Alliance (che comprende tra gli altri BT, Deutsche Telecom, Verizon, Vodafone, Yahoo, MCI) ha detto che il testo “mostra importanti miglioramenti“.
Anche se il dirigente critica, tuttavia, la legge per aver ampliato “il campo di applicazione ad ogni violazione di qualsiasi tipo di IPR, a prescindere dall”intenzionalità, dallo scopo ovvero dalla serietà del danno cagionato”.
La European Net Alliance sostiene che le disposizioni normative si dovrebbero concentrare solo sulle contraffazioni per uso commerciale escludendo l¿uso privato. L¿Alliance ha precisato che le rigide, quanto intrusive misure previste dalla Direttiva, non sarebbero proporzionate e adeguate alla regolamentazione di tutti i tipi di violazione della proprietà intellettuale.
Per meglio dire, spiega la Net Alliance, la Direttiva non si dovrebbe estendere a chi commette delle violazioni del copyright inconsapevolmente, ma solo dove le energie della criminalità sono state impiegate per usi commerciali.
La legge, in ogni caso, cerca di armonizzare le procedure giudiziali per i casi di violazione e consente ai titolari dei diritti di ricorrere a vie legali contro i responsabili di violazione degli stessi, per ottenere il risarcimento del danno.
Un altro importante aspetto da tenere in considerazione, è che l”ultima versione della proposta di Direttiva restringe il danno risarcibile all”effettivo danno economico subito dai titolari dei diritti, mentre l”originaria proposta accordava una doppia valutazione dei danni rispetto alle royalties.
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