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La diffusione mondiale del software libero Linux rappresenta la più grande minaccia per Microsoft e gli altri operatori di settore, che lavorano in gran segreto sui loro programmi informatici.
Questo il parere di Matthew Szulik, presidente della società americana RedHat che produce software Linux.
In Paesi come l¿India e la Cina, la domanda di Linux ha già superato quella degli Stati Uniti, dove ancora regna incontrastato il sistema operativo Windows di Microsoft, ha spiegato Szulik.
Linux, che è operativo da una decina di anni, ha avuto una popolarità crescente in questi ultimi anni, in parte perché alcune grosse società come RedHat e IBM (International Business Machines), che hanno contribuito alla sua diffusione sul mercato delle grandi imprese.
Linux è un software open source il cui codice di programmazione di base è condiviso liberamente tra i programmatori, che possono modificarlo e migliorarlo. Questa collaborazione distingue Linux dai software prodotti dai grandi Gruppi tecnologici che custodiscono gelosamente i loro codici sorgente.
Linux è diventato molto popolare fuori dagli Stati Uniti, proprio in quei Paesi che non vogliono la dipendenza dai fornitori americani di tecnologie.
Microsoft, il cui software Windows è installato su più del 90% dei personal computer del mondo, è in concorrenza con Linux sul mercato dei server.
Linux e Windows stanno aumentando le loro quote di mercato a svantaggio dei produttori di servizi di Rete come Sun Microsystems, e i due entreranno presto in concorrenza frontale, spiega Szulik.
Il clou della battaglia si gioca, secondo il presidente di RedHat, fuori dagli Stati Uniti, dove numerosi Paesi sono legati a una sola tecnologia come quella di Windows.
Secondo IDC, nell”ultimo trimestre dello scorso anno il fatturato derivante dalla vendita di server Linux è cresciuto del 63% rispetto all”analogo periodo del 2002, sfiorando il miliardo di dollari (950 milioni di dollari, per la precisione). Aumentate anche le unità, del 53%, sempre rispetto all”ultimo quarter del 2002, che hanno raggiunto circa quota 250mila. Dati secchi, quelli riportati dall”analista, che meritano un”interpretazione. Si cresce di più in valore che in unità.
Ciò significa che è aumentata la quota dei sistemi “costosi“, ovverosia di quelli indirizzati a operazioni di calcolo intensivo o, se si vuole, mission critical.
A osservarlo è la stessa IDC, che rileva come i server Linux si siano ormai emancipati dal “semplice” status di sistemi per costruire infrastrutture Web e da adibire a mansioni di rete basilari, ma abbiano cittadinanza anche in ambiti più “nobili“, come quelli dell”high performance computing e del calcolo transazionale a fini commerciali.
Il tutto è in linea con la spinta che a tali server Linux hanno dato i grandi vendor, IBM in primis.
Per quanto, la palma del miglior vendor di sistemi Linux spetti a Hewlett–Packard, con una quota di mercato del 27,5%. Big Blue è solo seconda, con il 21,1%. Terza, Dell, con il 18,2%.
I sistemi con Linux, quindi, con la loro performance notevole hanno contribuito al risultato di trimestre complessivo del comparto server, che IDC fissa in un +11,4% rispetto al 2002 (per 13,7 miliardi di dollari complessivi di fatturato), mentre Gartner ha decretato in un +12%.
Ma Steve Ballmer, CEO di Microsoft, vede nella scelta di Linux al posto di Windows, specialmente nella pubblica amministrazione, il frutto di una decisione politica. Ballmer ha affermato che raramente Linux viene preferito a Windows in base a motivazioni di carattere tecnico.
Il CEO ha fatto l”esempio della città di Monaco, che lo scorso anno ha deciso di migrare buona parte della propria infrastruttura informatica verso la piattaforma Linux: questa mossa, secondo il boss di Microsoft, sarebbe il più lampante esempio di “scelta politica“.
I difensori del Pinguino sostengono che Ballmer utilizza il termine “politico” come sinonimo di “ideologico“, un attributo che però mal descriverebbe il desiderio di aziende e governi di rendersi maggiormente indipendenti dalle tecnologie proprietarie e di seguire strade più aperte.
Ribadendo quanto affermato in altre occasioni, il massimo dirigente di Microsoft ha detto che Linux è più economico di Windows “solo in apparenza“: secondo lui, infatti, il prezzo della licenza incide solo marginalmente sul cosiddetto TCO, ossia il costo complessivo di possesso di un sistema operativo.
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