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Disney: ancora guai per il patron Eisner. Anche i fondi pensione Usa contro la sua rielezione

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In quanti vogliono la testa del ¿Re Michael¿? Sembra proprio in tanti.

Non cessa infatti la polemica contro il presidente e amministratore delegato della Walt Disney Michael Eisner.

Ieri il primo fondo pensione americano, Calpers, e l¿ufficio di consulenza finanziaria, Glass Lewis, hanno annunciato che si opporranno alla rielezione di Eisner nell¿occasione dell¿Assemblea generale convocata per il 3 marzo prossimo.

Prima di Calpers e Glass Lewis, la pi&#249 grossa societ&#224 americana di consulenza finanziaria, la ISS (Institutional Investor Services), aveva gi&#224 raccomandato agli azionisti del Gruppo di votare contro la rielezione di Michael Eisner alla presidenza del Cda, per via dei problemi di gestione della holding.

Dopo il rifiuto dell¿Opa ostile da 66 miliardi di dollari, inclusiva del debito di 11,9 miliardi, lanciata dall¿operatore via cavo Comcast, l¿Assemblea di mercoled&#236 prossimo &#232 diventata un importante appuntamento in cui si dovr&#224 decidere del futuro della Disney, e se di questo futuro far&#224 ancora parte il presidente Eisner, al timone della casa di Mickey Mouse da ben 20 anni.

E¿ Roy Disney, il nipote del fondatore Walt, che ha dato il via a questa fronda contro il presidente. L¿ultimo erede di casa Disney &#232 stato costretto nel dicembre scorso a lasciare il Gruppo per via della sua et&#224, 73 anni. Eisner ha infatti introdotto una nuova regola che fissa a 72 anni l¿et&#224 massima per gli amministratori.

Dopo Roy Disney anche un altro consigliere ha lasciato il Gruppo, Stanley Gold, presidente e Ad della societ&#224 di investimenti Shamrock Holdings, detenuta dal Gruppo Disney.

Per Gold la regola sarebbe stata creata proprio per colpire Roy, perch&#233 rappresentava una voce fuori dal coro, da sempre molto critico verso i metodi di Michael Eisner. Nel gennaio 2002 avevano lasciato la societ&#224 altri quattro membri.

Dopo aver lasciato il Cda, Disney e Gold hanno iniziato una dura campagna contro Eisner, servendosi della televisione della stampa e anche di Internet, dove sul sito www.savedisney.com va avanti la battaglia per destituire Eisner.

La principale accusa: non essere riuscito a rivitalizzare l¿emittente ABC, acquisita nel 1990, non ultimo il fallimento della partnership con la societ&#224 di animazione digitale Pixar di Steve Jobs, con la quale la Disney ha prodotto tutti i suoi film di maggior successo.

Disney e Gold, che sono ancora azionisti del Gruppo media, hanno gi&#224 fatto sapere che voteranno naturalmente contro Michael Eisner.

Pare che Roy Disney e i suoi alleati sperano di ottenere il 20% dei voti, cosa che permetterebbe di rimettere in discussione l¿attuale presidente. Le cose sarebbero molto pi&#249 difficili con il 15%, ma se riuscissero ad avere il 35% potrebbero addirittura proporre un nuovo Cda.

Nonostante la loro posizione nei confronti del patron di Disney, Calpers e Glass Lewis non sono passati dalla parte di Roy Disney, puntando invece l¿attenzione sull¿attuale mancanza di indipendenza del Cda.

Calpers ha infatti annunciato che non appogger&#224 la rielezione di Eisner, giudicando negativamente i risultati conseguiti dal Gruppo negli ultimi cinque anni. Oltre a questo, il fondo ha deciso di negare i suoi voti per la rielezione di altri 6 componenti l”attuale consiglio di amministrazione.

Dopo la presa di posizione di Calpers, &#232 venuta quella – altrettanto negativa sul conto in particolare di Eisner – del Calstrs (California State Teacher”s Retirement System), terzo nella graduatoria dei maggiori fondi previdenziali americani.

In questo caso, Calstrs si &#232 espresso contro la conferma, oltre che di Eisner, di altri cinque componenti il board.

Il Gruppo ha tentato di ridimensionare le critiche, ricordano di aver gi&#224 portato a 11 gli attuali membri del Cda, contro i precedenti 17. E di aver irrigidito le regole volte a eliminare i conflitti di interesse.

Questa rivoluzione sta avvenendo sotto gli occhi sornioni di Comcast, che aspetta di mettere le mani sulla societ&#224 di media.

Il matrimonio Comcast-Disney, del valore di 50 miliardi di dollari, potrebbe contare su un network via cavo tra i pi&#249 importanti degli Stati Uniti e su un gigante di Hollywood per il cinema e la televisione.

I film, i telefilm e i canali sportivi della nuova unit&#224 si metterebbero direttamente in concorrenza con i servizi del primo operatore americano di Tv satellitare, DirecTv, cheRupert Murdoch ha rilevato nel dicembre scorso, che conta su 12 milioni di abbonati.

I servizi Internet invece competerebbero con la divisione America Online di Time Warner per le connessioni Internet a banda larga, contrastando la sua ambizione a voler predominare nel Web.

Ma almeno per quanto riguarda Comcast, Roy Disney e Michael Eisner sono d¿accordo a voler mantenere per Disney l¿attuale indipendenza. Il Cda voter&#224 ufficialmente contro l¿Opa ostile di Comcast la settimana prossima.

&#169 2004 key4biz.it

Raffaella Natale

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