Italia
di Raffaele Barberio
Stiamo entrando, giorno dopo giorno, in atmosfera da campagna elettorale.
Non ci riferiamo a quella in corso da due anni.
Pensiamo alla prossima scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo.
Gli eventi che abbiamo davanti sono rilevanti e collocati in un crescendo temporale da far tremare le vene dei polsi:
passaggio dall¿Europa dei 15 all¿Europa dei 25,
rinnovo delle rappresentanze parlamentari continentali preesistenti ed ingresso delle nuove,
ricambio dei vertici della Ue (Presidente e Commissari).
Non è roba di poco.
Forse solo con il passare del tempo ci accorgeremo di quanto siano importanti questi anni.
Tuttavia, è in agguato il rischio che in ambito di confronto europeo si possano scatenare tutti i conti in sospeso che i contendenti politici reclamano nei singoli contesti nazionali.
In Italia questo stato d¿animo si avverte in modo pesante.
Eppure, pensare che, in presenza di tali eventi continentali di portata storica, il tutto possa essere ricondotto alla sola competizione tra schieramenti politici è un po¿ riduttivo.
Francamente, non ci pare l¿unico modo possibile di guardare alla prossima scadenza elettorale continentale.
Ci piacerebbe che si affacciasse una nuova coscienza europea, con un diverso senso della storia, consapevole di come stia avvenendo un cambiamento di pelle del vecchio continente, una rivoluzione silenziosa che ne modificherà strutturalmente la percezione delle popolazioni che da millenni ne popolano i territori, dall¿Extremadura spagnola alle valli danubiane, dalle nebbie delle isole britanniche alla brezza del Peloponneso.
E¿ un¿ Europa ricca di storia, ma a caccia d¿identità.
Con alle spalle una condizione economica solida, ma che ha davanti a sé un futuro in cui rischia (e teme) di rimanere schiacciata tra l¿America e l¿Estremo Oriente.
E¿ un¿Europa che ha bisogno di comunicare, di conoscersi meglio, di valorizzare le grandi diversità che assomma dentro di sé.
Mai tanta diversità ha costituito una così grande ricchezza, una risorsa fatta di differenti modi di vedere, pensare, valutare, operare. Ma non vi potrà essere crescita economica, condivisa (o sarà tale o non sarà), se non vi sarà una grande azione tecnologicamente orientata, capace di incidere, rinnovandoli, prodotti e procedure, valorizzando habitat, servizi, competenze.
Proprio tra qualche giorno, il 26 e 27 febbraio 2004 si terrà a Budapest la Conferenza Ministeriale Europea sulla Società dell¿Informazione ¿New Opportunities for Growth in an Enlarged Europe¿, organizzata dalla Presidenza di turno irlandese, dal governo ungherese e dalla Commissione Europea.
La Conferenza coinvolgerà ministri di settore, unitamente a rappresentanti dell¿industria europea dell¿informazione e della comunicazione, del mondo scientifico.
Sarà un¿occasione importante per parlare dello stato di avanzamento di eEurope-2005, tanto più se si considera che è proprio di ieri il completamento del processo di revisione di mezzo tempo del Piano.
Tutti elementi di grande importanza, perché questa Europa, anzi l¿Europa che verrà, ha bisogno di comunicazione, di tanta comunicazione: per crescere e prosperare, per conferire quell¿umanesimo necessario allo sviluppo armonico delle relazioni internazionali. Le sue differenze e le sue diversità sono un ottimo viatico per questo.
L¿Europa che verrà ha bisogno di Internet. Ne ha bisogno per far viaggiare informazioni, culture, affari, conoscenze, finanza.
L¿Europa che verrà ha bisogno della cultura del tempo reale, della percezione immediata. Ed è bene non pensare che i nuovi Paesi che raggiungono il nucleo storico dei 15 siano un peso o una palla al piede. L¿Estonia vanta oggi il tasso di crescita della diffusione di Internet tra i più alti al mondo.
Per queste ragioni vorremo proprio vedere quanto di questi temi saranno presenti nelle campagne elettorali delle prossime settimane e mesi.
E speriamo che non si registri ancora una volta un vuoto tematico, tale da far rimpiangere la mancanza di un Partito dell¿Innovazione Tecnologica, anzi un Partito di Internet.
Agli schieramenti pronti alla pugna, innanzitutto ai due principali schieramenti, chiediamo di guardare all¿Europa con le giuste diottrie.
Perché Internet serve alle piccole e medie imprese, alle scuole ed alle università, al cittadino, agli ospedali, alle fasce svantaggiate della popolazione.
Internet serve a far sentire più moderno un continente.
Serve a rassicurarlo e a farlo sentire forte: con la testa nell¿innovazione ed i piedi nella tradizione.