Italia
Un altro caso di pedofilia online in Italia. Questa volta i colpevoli si servivano delle reti di file-sharing per condividere con la Web community filmati video di abusi sessuali su bambini.
A scovare la presunta rete di pedofili internauti è stata la polizia postale di Catania. Sono già partite le perquisizioni e gli interrogatori che hanno coinvolto 26 città italiane: Messina, Ragusa, Roma, Milano, Lecce, Taranto, Napoli, Salerno, Caserta, Potenza, Rovigo, Treviso, Cuneo, Brescia, Bergamo, Varese, Modena, Sassari, Savona, Trieste, Arezzo e Siena.
Gli indagati sarebbero 26, alcuni dei quali già sentiti dai magistrati.
L”operazione, denominata ¿Avril¿, ha permesso di scoprire il sistema di scambio di file di pornografia minorile, che avveniva attraverso le reti peer-to-peer che permettevano di evadere i controlli.
Gli investigatori dalla notte scorsa, su disposizione del sostituto procuratore Leotta hanno sequestrato decine di computer, supporti digitali e materiale hardware.
Gli indagati sono stati identificati dagli esperti della Polizia Postale con tecniche informatiche d”avanguardia, e dovranno rispondere adesso di divulgazione di materiale pedopornografico online.
Internet rappresenta per i pedofili uno strumento privilegiato, proprio perché apparentemente garantisce l¿anonimato e la semplicità delle transazioni di dati.
La Rete purtroppo permette di cercare, acquistare e scambiare facilmente immagini pornografiche. Vi si nascondono perciò anche criminali che adescano minori per avere rapporti sessuali o per coinvolgerli nella produzione di materiale pornografico.
Il mezzo più usato sono le chat, dove i pedofili, nascondendosi dietro i nickname, creano confidenza con i minori per incontrarli di persona, ma si rivolgono anche ad eventuali clienti cui vendere la merce pornografica.
Il solo e unico strumento di successo è la prevenzione, e Internet è una fonte preziosissima per i genitori e per gli stessi minori che intendano tutelarsi da questi pericoli.
Proprio venerdì si è celebrato in tutta Europa il Safer Internet Day, la giornata del diritto dei bambini alla sicurezza in Rete.
A questo appuntamento hanno aderito ben 14 Paesi europei (Bulgaria, Danimarca, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito) e l” Australia.
Il progetto è stato voluto fortemente dalla Commissione Ue, nell”ambito della campagna di sensibilizzazione all”uso sicuro e didattico del Web
Obiettivo della giornata, è stato di organizzare eventi pubblici di varia natura in tutta Europa, con l¿intento di richiamare l¿attenzione della comunità, dei mass media, dell¿industria e delle istituzioni sul tema sempre più centrale della sicurezza di Internet.
Il Safer Internet Day è stato celebrato il 6 febbraio scorso in una scuola simbolo della volontà di innovazione, la scuola media statale Nosengo di Arzano (Napoli), protagonista delle vicende narrate nel libro e poi nel film ”Io speriamo che me la cavo”.
Nell¿occasione, è partita la campagna ”Internet a prova di minori” ed è stato approvato un Decalogo per la navigazione sicura in Internet.
Tra i consigli quello di non dare l”indirizzo eMail, né il numero di telefono di casa, o il nome della tua scuola: qualcuno potrebbe usare le informazioni per contattarti o incontrarti anche se non vuoi.