Italia
Nelle intenzioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il testo di riforma radioTv a firma del ministro Maurizio Gasparri avrebbe dovuto suggellare la compattezza della maggioranza, mentre invece è diventato un banco di prova di una coalizione che sembra ormai allo sbando.
Insomma pare proprio che quella che doveva essere una partita contro l¿opposizione per l¿adozione del Ddl Gasparri, si stia trasformando in una lotta intestina consumata nella Cdl.
Ma per cosa? Realmente per mancata condivisione del testo di riforma? Oppure semplicemente per contare di più?
In altre parole, una legge così importante a cui è affidata la rivoluzione della radiotelevisione italiana e il passaggio al digitale terrestre, pare sia stata fatta prigioniera di una guerra che si sta combattendo tra le file della maggioranza.
Questo comporta la necessità di rivedere l¿intera verifica di governo, perché il voto di ieri a Montecitorio conferma che qualcuno non ha condiviso.
Immediata la decisione di rinviare in Commissione il Ddl, decisione comunicata dal relatore Paolo Romani (FI) dopo la ripresa dei lavori.
La maggioranza di governo ha quindi ritirato dall”Aula il disegno di legge sul riassetto del sistema dei media, perché rischiava di essere battuto nelle prime votazioni a scrutinio segreto.
L”Aula ha votato per alzata di mano di riportare il testo in Commissione, da dove ne era uscito il mese scorso con alcune modifiche rispetto alla versione della legge approvata dal Parlamento ma bocciata dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Il presidente aveva negato la sua firma alla legge, dicendo che poteva favorire la formazione di posizioni dominanti nel mercato dei media.
E¿ ormai sotto gli occhi di tutto che quella che si sta giocando è una battaglia di natura politica che poco ha a che fare con le Comunicazioni. Quanto accaduto ieri dunque è tutt”altro che un incidente di percorso.
¿E” un problema di rapporti politici. Vanno risolti prima questi e poi sicuramente andrà avanti anche la legge Gasparri“, ha detto il Ministro dell”Innovazione Tecnologica Lucio Stanca.
Anche se Marco Follini, leader dell¿Udc, ha smentito questa ipotesi, distinguendo i franchi tiratori dai ¿problemi della maggioranza”¿ che si stanno affrontando con la verifica.
In realtà, secondo alcune indiscrezioni, i franchi tiratori sarebbero per lo più del partito dell¿Udc, ma anche di Forza Italia e del partito del vicepremier Gianfranco Fini, insoddisfatti, come il leader di An, dell”andamento poco concreto della verifica.
Intanto, per ciò che riguarda il destino del Ddl Gasparri, l”idea del partito del premier sarebbe quella di far slittare il più possibile l”esame della legge (addirittura fino alle prossime elezioni) per concentrare invece l”attenzione e l”impegno parlamentare sul cosiddetto decreto salvaRete4.
Intanto le cose non si mettono bene neanche per i vertici dell¿emittente pubblica.
I consiglieri Rai, Francesco Alberoni, Angelo Petroni e Marcello Veneziani, hanno chiesto al presidente Lucia Annunziata di rassegnare le dimissioni
¿Dimettetevi voi¿. Così la Annunziata ha risposto ai consiglieri del Cda che l”hanno sfiduciata.
¿L”autonomia della Rai e il suo pluralismo interno ¿ ha dichiarato il presidente – sono per me battaglie irrinunciabili perché essenziali per la difesa del Servizio Pubblico. Se alcuni consiglieri non ritengono di poterle condividere possono rimettere il loro mandato ai Presidenti delle Camere che li hanno nominati nell”ambito della formula di garanzia¿.
I consiglieri, in una nota diramata alla stampa, avevano detto di aver ascoltato la dichiarazione della Annunziata, resa in Cda, “che conferma le gravi accuse lanciate attraverso la stampa estera“. Nei giorni scorsi il presidente aveva affermato che i consiglieri di maggioranza sarebbero in contatto diretto col presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di cui eseguirebbero in taluni casi le disposizioni.
I consiglieri, si legge ancora nella nota, “ribadiscono che la propagazione di notizie infondate e lesive della dignità e dell”autonomia del Consiglio nella sua collegialità e nei suoi singoli componenti, getta discredito sulla Rai intera, infonde disorientamento e sfiducia all”interno dell”azienda e sprofonda la Rai nel clima demagogico pre-elettorale“.
Alberoni, Petroni e Veneziani hanno concluso affermando di ritenere che ¿¿con queste reiterate e incaute esternazioni si sia incrinato il rapporto fiduciario con il Presidente”.
Dichiarazioni pesanti quelle dell¿Annunziata che sapeva bene avrebbero aperto l¿ennesima crisi al settimo piano di Viale Mazzini.
Dalla maggioranza c¿è chi parla di necessarie dimissioni da parte della Annunziata, troppo invischiata politicamente con la Sinistra e chiaramente impegnata in una campagna pre-elettorale.