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I governi del mondo intero dovrebbero unirsi nella lotta allo spam, perché si tratta di un fenomeno che non conosce frontiere.
Questo il monito che l¿Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) lancerà nel corso di un summit contro le eMail commerciali non sollecitate (UCE ¿ Unsolicited Commercial eMail), previsto per oggi e domani a Bruxelles.
Sconfiggere lo spam è oggi l¿obiettivo fondamentale dei governi e delle imprese, viste le dimensioni che sta assumendo il problema.
Secondo dati forniti dalla Commissione europea, la metà del traffico di posta elettronica è costituito da spam, questo è molto grave non solo perché rappresenta un attentato alla privacy degli utenti, ma anche perché arreca pregiudizio a chi usa la posta elettronica per motivi di lavoro.
Sempre secondo le cifre della Commissione, sono altissimi i costi dello spamming per le imprese in termini di tempo perso dai lavoratori per eliminare le eMail che affogano quotidianamente le loro caselle di posta.
Le stime delle perdite in produttività dovute alle eMail spazzatura nel 2002 ammontavano a 2,5 miliardi di euro, ma la crescita esponenziale del fenomeno sembra giustificare le ipotesi più pessimistiche, secondo le quali la sola economia britannica nel 2003 ha subito danni per 3,2 miliardi di euro.
Il problema è ancora più grave se si pensa che sempre più spesso queste mail vengono utilizzate per veicolare virus informatici a danno degli ignari utenti.
O peggio ancora per avviare truffe online, intercettando le carte di credito dei consumatori o dettagli bancari.
“Lo spam non è un problema di un singolo Paese (…) è un problema mondiale“, ha detto l”organizzazione in un documento che anticipa i temi dell”incontro.
“E” sempre più chiaro che gli sforzi a livello nazionale devono essere accompagnati da strategie coordinate a livello internazionale per far fronte alle minacce transfrontaliere che lo spam pone”.
La Ue e gli Stati Uniti hanno scelto approcci diversi al problema. L¿Unione ha adottato nel luglio 2002 la Direttiva europea 2002/58/CE sulla privacy e le comunicazioni elettroniche, che rende illegale l¿invio di eMail non sollecitate, a meno che gli utenti non ne abbiano fatto esplicitamente richiesta. Approccio detto di opt-in.
Ma fino a oggi, solo la metà dei Paesi della Ue ha armonizzato le proprie legislazioni con le nuove disposizioni europee in materia di spam.
Sono ancora ben nove, infatti, gli Stati (Germania, Belgio, Francia, Grecia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Finlandia e Svezia) che non si sono conformati alla disposizioni comunitarie, entro il termine ultimo del 31 ottobre 2003. A dicembre è stata anche avviata una procedura di infrazione contro i Paesi inadempienti.
L¿Italia ha già provveduto al recepimento della Direttiva con l¿adozione del Decreto legislativo n.196 del 30 giugno 2003, il “Codice in materia di protezione dei dati personali”, meglio noto come “T.U. sulla privacy“.
La legge antispam americana, entrata in vigore il primo gennaio, ha invece un approccio verso il problema delle junk-mail, detto di opt-out, poiché spetta all¿utente segnalare di non voler ricevere alcuna comunicazione commerciale elettronica.
¿E¿ assolutamente imperativo che si stabilisca una cooperazione mondiale¿, ha insistito anche Richard Nash, segretario generale dell¿European Internet Services Providers Association.
Secondo International Data Corporation, il numero degli indirizzi di posta elettronica dovrebbe raddoppiare entro il 2005 per raggiungere 1,2 miliardi contro i 700 milioni di oggi.
Nel maggio 2003, Aol, primo fornitore mondiale d¿accessi a Internet, ha bloccato 2,7 miliardi di spam al giorno.
Per approfondimenti leggi:
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La Ue in prima linea contro lo spamming. Liikanen propone le guidelines
Spamming e protezione dei dati. Uno studio della commissione UE
Spamming e sicurezza: entrata in vigore la Direttiva Ue sulla Privacy e le Comunicazioni elettroniche
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