Italia
Il 23 dicembre scorso, su proposta del ministro della Giustizia, Roberto Castelli e della Presidenza del Consiglio, il governo ha approvato un decreto ¿ detto Grande Fratello ¿ che obbliga gli Internet Provider e i gestori delle reti telefoniche a conservare i dati di traffico dei loro clienti per una durata di 5 anni.
Nella sua formulazione originaria il provvedimento stabiliva la conservazione obbligatoria per cinque anni dei dati riguardanti il traffico telefonico, di Internet e della posta elettronica per favorire la lotta ai reati più gravi, primo tra tutti il terrorismo.
La decisione, però, ha suscitato pesanti critiche dal momento che contrasta in modo evidente con il diritto alla privacy e alla riservatezza degli utenti sancito dall¿articolo 15 della Costituzione: già da quest¿anno Isp e operatori telefonici sono obbligati ad archiviare e creare banche dati contenenti tutte le informazioni relative alle chiamate effettuate, agli sms inviati, oltre che alle eMail inviate e ai siti web visitati durante la navigazione Internet.
A sollevare le maggiori preoccupazioni, è stata inoltre la fretta con cui il decreto è stato approvato dal Governo, nonostante si affrontasse un tema molto complesso e delicato come l”archiviazione delle informazioni riguardanti tutti i cittadini per un periodo così ampio di tempo.
La conservazione dei dati di traffico Internet, in Italia e nel resto del mondo, non è certo una novità.
Ma è la forma a destare sospetti, tanto che l”Associazione Italiana Provider ha sollevato il dubbio di costituzionalità di un tale decreto.
Ciò che preoccupa i fornitori d¿accesso, oltre agli alti costi da affrontare per conservare una tale quantità di dati, è la legittimazione della violazione sistematica della privacy dei cittadini, a prescindere dalle condivisibili esigenze di lotta al terrorismo.
E così, la scorsa settimana dopo la giusta presa di posizione del Garante per la privacy Stefano Rodotà nonché la protesta organizzata dagli utenti online, la Commissione Giustizia della Camera, che ha il compito di consegnare all”aula di Montecitorio il testo sul quale poi si lavorerà per la conversione in legge del decreto governativo, ha deciso di ritoccare in modo importante il provvedimento sul ¿data retention¿, escludendo il controllo del traffico Internet e riducendo i tempi di conservazione dei dati.
La dicitura “dati relativi al traffico” sarà in pratica sostituita da “dati relativi al traffico telefonico o alla corrispondenza in via telematica”.
Un primo passo avanti è stato fatto, ma non ha soddisfatto i detrattori del decreto: Mauro Paissan, membro dell”autorità di garanzia sulla privacy, ha dichiarato che le modifiche non hanno riguardato la conservazione dei dati di posta elettronica (ovvero il servizio più utilizzato della Rete) e che quindi le violazioni sul diritto alla privacy restano.
In un¿intervista rilasciata al sito web QuintoStato, Stefano Rodotà dichiara che ¿¿questioni così delicate non possono essere regolamentate attraverso lo strumento del decreto. Ai cittadini non è stata infatti fornita alcuna informazione preventiva, dal momento che il 354/2003 limita alcuni loro diritti fondamentali, come la libertà e la segretezza della corrispondenza e della comunicazione. Questioni così delicate necessitano invece di un ampio dibattito pubblico¿.
Secondo l¿ALCEI ¿ l¿Associazione italiana per la Libertà nella Comunicazione Elettronica Interattiva ¿ la decisione non è solo inutile dal punto di vista investigativo, ma è anche impraticabile tecnicamente e pericolosa per i diritti dei cittadini innocenti e delle imprese.
Il terrorismo ¿ si legge in una nota dell¿associazione – è una minaccia grave e reale e va sicuramente accettato quanto consente di combatterlo nel modo più efficace. Ma non al prezzo di ledere indiscriminatamente il rispetto dei diritti fondamentali instaurando un sistema di schedatura preventiva di massa. Sistema, che, per di più, mette a rischio interi comparti economici del Paese, come banche, assicurazioni e, in generale, tutti quei settori che trattano informazioni personali.
La questione della conservazione dei dati, non riguarda esclusivamente la sfera della privacy, dal momento che essa consente di creare tanti “modelli comportamentali” quante sono le necessita di chi indaga – come di chiunque, per qualsiasi motivo, ha accesso ai dati. Aprendo così la strada a indiscriminate schedature di massa.
¿Il concetto di prevenzione – spiega ancora l¿ALCEI – si trasforma in sanzione arbitraria contro categorie, reali o immaginarie, di presunti trasgressori. È evidente che queste definizioni, approssimate e arbitrarie, permettono a chiunque abbia poteri di controllo e sanzione di perseguitare, con un varietà di pretesti, chiunque sia sgradito, dissenziente o scomodo¿.
27 gennaio 2004: Shoah, Giornata della Memoria.
Per non dimenticare.
L¿Ict non è un¿isola staccata dal resto del mondo