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Molti professori e intellettuali iracheni sono stati costretti ad abbandonare il Paese durante il regime di Saddam Hussein. Tanti di loro ora vorrebbero tornare per riprendere le loro antiche occupazioni dopo quasi 10 anni di distacco forzato, ma gli ostacoli sono ancora parecchi.
Lo scienziato Abduljabbar al-Wahedi, per il momento, ha deciso di creare un sito Web (http://www.iraqihighereducation.com/) per riallacciare un legame, seppur virtuale, con i vecchi colleghi e con gli studenti rimasti in Iraq.
Lo scopo è quello di coinvolgere il mondo scientifico e accademico in una rivoluzione, quella digitale, finora bandita dall¿Iraq a causa dei divieti imposti dall¿ex dittatore, ormai destabilizzato.
¿Il regime, spiega al- Wahedi, ha finora impedito agli iracheni di possedere in casa un computer senza il permesso delle autorità. Per questo motivo ricevere e inviare eMail è una cosa del tutto nuova¿.
Internet, dunque, permette agli intellettuali in esilio di ristabilire un legame con gli studenti e i colleghi e di avere con loro uno scambio di opinioni immediato.
¿A volte, ricevo eMail da ragazzi iracheni che mi chiedono consigli su temi letterari (¿) quello che dico loro è di andare sul sito e contattare direttamente gli accademici. Loro sono più che contenti di aiutarli e di dare un contributo alla ripresa dell¿educazione nel Paese¿.
Il desiderio, ovviamente, è quello di poter tornare al più presto in patria, ma nel frattempo la Rete quantomeno da la possibilità di aiutare gli studenti a riprendere il loro percorso formativo o di confrontarsi con gli ex colleghi disseminati per il mondo.
Molti intellettuali non si sentono sicuri di tornare nel Paese, poiché la loro protezione non è ancora garantita e persuaderli a tornare non è un compito facile dal momento che le infrastrutture, già carenti prima della guerra, sono ora pressoché inesistenti.
¿La sicurezza è ancora il maggior ostacolo e non è tutto come descritto dai media (¿) ci sono situazioni difficili ovunque, ma gli iracheni hanno un grande interesse ad aiutare il loro Paese¿.
Tutti, infatti, hanno voglia di fare la loro parte nella ricostruzione intellettuale del Paese e c¿è anche chi, invitato magari dall¿Università, è ritornato e non ha più intenzione di ripartire, nonostante non ci sia alcun incentivo a restare.
Molte università non hanno alcun supporto tecnologico, ma il dottor al-Wahedi spera che entro la fine dell¿anno la sua organizzazione riesca ad aiutare ogni ateneo a costruire un proprio sito, per favorire la comunicazione tra l¿Iraq e le diverse realtà accademiche mondiali.
A guadagnarci, sicuramente, sarà la libertà di pensiero e di opinione troppo spesso messa in discussione dalle dittature che la temono più di ogni altra cosa.