Italia
Una Legge ha finalmente riformato il cinema. Il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente il decreto legislativo, presentato dal ministro Giuliano Urbani, che regolamenta il finanziamento pubblico del settore cinematografico. ¿Il provvedimento – si legge in una nota del ministero per i Beni e le attività culturali – prevede meno sprechi e più qualità per il cinema italiano¿.
Urbani ritiene che la riforma determini un rinnovamento storico e un miglioramento dell”intervento pubblico nel settore cinematografico per due motivi. ¿Anche perché ¿ spiega il ministro – il testo approvato dal Consiglio dei Ministri porterà chiarezza e trasparenza normativa, visto che le disposizioni in materia di cinematografia sono sparse (dalla Legge 1213 del 1965 in avanti) tra diverse fonti normative¿.
La riforma, invece, propone un testo unico, agile ed essenziale, che riconduce l”intera disciplina ad un sistema unitario con l”ambizione di creare i presupposti e le condizioni per far crescere il nostro sistema cinema.
Il provvedimento, inoltre, introduce il reference system, un sistema che coadiuverà le tradizionali commissioni nella scelta dei soggetti e dei progetti meritevoli di finanziamento. Sarà privilegiato chi nel recente passato ha prodotto cinema di qualità. In pratica, parallelamente alla tradizionale lettura della sceneggiatura, ciascun progetto verrà valutato anche tenendo conto del curriculum del produttore e del cast.
¿Questo passaggio dunque,- ha commentato il Ministro Urbani – non serve a favorire, come qualcuno temeva, i produttori più ricchi“, che evidentemente hanno già avuto dal mercato il proprio riconoscimento, ma piuttosto ad agevolare i produttori più solidi dal punto di vista artistico.
Il ministro infine ha pensato anche a coloro che non hanno un passato di reference, sarà infatti ¿potenziata la parte di intervento riservata agli esordienti attraverso il finanziamento alle opere prime ed ai cortometraggi, vera palestra dei futuri cineasti”.
Nelle intenzioni del governo, il sistema di reference dovrebbe servire a limitare le possibili ingerenze della politica in fatto di finanziamento, “contrapponendo a possibili pregiudiziali di tipo ideologico l¿oggettività del curriculum professionale di chi opera nel cinema“.
Tra gli altri elementi della riforma e, relativamente alle procedure per assegnare e accedere al finanziamento, la riforma propone l”istituzione di una commissione unica, articolata in più sezioni (una per l”esame dei progetti di Interesse Culturale; una per le opere prime e per i cortometraggi; una per la promozione), con procedure semplificate. Il nuovo provvedimento affronta anche il nodo della distribuzione, modificando le regole per l”assegnazione del finanziamento alla distribuzione, ridefinito come contributo automatico con obbligo di reinvestimento.
Ritorna inoltre legittima quella che fino a poco tempo fa era considerata pubblicità occulta.
Il decreto legislativo introduce infatti nel sistema italiano anche il product placement, ovvero la possibilità di utilizzare marchi commerciali all¿interno del film, ottenendo in cambio introiti pubblicitari.
Una pratica finora vietata in Italia ma consentita all¿estero. “Questo significa – spiegano dal ministero – che attualmente l¿80% dei film visionati dagli spettatori italiani contiene product placement, ovvero messaggi pubblicitari inseriti nei film di importazione. Da qui il molteplice danno per il consumatore, per l¿industria privata e per la produzione cinematografica italiana¿.