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Il Wi-Fi continua la sua marcia alla conquista del mercato con la diffusione capillare dei punti d¿accesso nei luoghi più disparati ¿ dai taxi alle caffetterie ¿ ma è difficile che a breve termine possa generare profitti per gli operatori del settore. Lo rivela un nuovo studio della società di ricerca In-Stat/MDR secondo cui l¿uso dei punti di accesso a Internet a banda larga senza fili, seppur in ascesa, è ancora troppo saltuario perché gli operatori vi ripongano qualunque speranza di guadagno. Almeno non ancora.
In-Stat/MDR ha contato in tutto il mondo almeno 40 mila hot spot wireless, un numero impressionante di installazioni che ha superato di gran lunga le previsioni degli analisti, soprattutto se si pensa che nel 2000 ce n¿erano a malapena poche centinaia. Se si continua a questa velocità, spiega la società, nel 2007 ci saranno nel mondo almeno 180 mila punti di accesso abilitati al Wi-Fi .
L¿autrice del rapporto – Amy Cravens ¿ sottolinea che ormai ci si può connettere a Internet dovunque: in albergo, in lavanderia, al bar, nelle stazioni di servizio e tra poco anche in taxi. Nonostante la copertura sia sempre più estesa, però, il numero di utilizzatori lascia un po¿ a desiderare.
La ricerca condotta dalla Cravens si basa su interviste a un gruppo di utenti business riguardo l¿uso che essi fanno delle tecnologie di connessione wireless a Internet. Ne risulta che la metà circa ha usato i cosiddetti ¿visitor-based network¿, ma per la maggior parte di essi non si tratta di un¿abitudine. Tutt¿altro, visto che la frequenza media è risultata essere di sei volte in un anno. Con una spesa media di 12,10 dollari al mese.
Già all¿inizio di quest¿anno un¿altra società di analisi, IDC, aveva messo in guardia riguardo il pericolo di una nuova grande illusione relativa al mercato degli hot spot, da cui gli operatori speravano di guadagnare milioni di dollari che invece, probabilmente, non si materializzeranno nell¿immediato.
IDC avvertiva che gestori, operatori di rete e service provider devono innanzitutto investire per costruire relazioni commerciali stabili e solidi modelli di business.
Secondo IDC, gli utenti del Wi-Fi raddoppieranno ogni anno fino a raggiungere quota 25 milioni in 5 anni, con un numero di hot spot che raddoppierà ogni due anni.
Sullo stesso tenore le constatazioni di Jupiter Research, secondo cui il 70% degli utenti della Rete è cosciente del fatto di poter accedere a Internet da alcuni luoghi pubblici, ma che soltanto il 15% ha usato questi punti di connessione e solo il 6% lo ha fatto da un luogo pubblico.
Di questi, l¿1% ha pagato direttamente per il servizio, mentre il 3% lo ha fatto indirettamente (ad esempio, incluso nella fattura dell¿albergo).
In base ai dati diffusi da Starbuck ¿ una catena di caffè nordamericana che ha dotato i propri locali di svariati punti d¿accesso ¿ su una media settimanale di 22 milioni di clienti, soltanto 25 mila utilizzano il servizio di accesso a Internet. T-Mobile che fornisce la tecnologia alla catena, ha rifiutato di commentare le cifre, inizialmente diffuse da Telecom paper, un sito Internet olandese.
Bryan Zidar, portavoce della filiale Usa dell¿operatore tedesco Deutsche Telekom, ha riferito solamente che l¿azienda è molto soddisfatta dei risultati raggiunti dal servizio e che la proporzione di utenti è arrivata al 60% rispetto al 50% di un anno fa.
Le cifre diffuse dalle diverse società di settore, comunque, sono discordanti: Baskerville, ad esempio, prevede 135 mila hot spot nel 2007, rispetto ai 14 mila del 2002.
Allied Business Intelligence parla invece di 200 mila locazioni nei prossimi 5 anni, dai 28 mila di quest¿anno. Secondo ABI, nel 2008 il mercato dell¿accesso a Internet wireless genererà profitti per 3,1 miliardi di dollari, rispetto ai 59 milioni di quest¿anno.
John Yunker di Pyramid Research ha ammesso invece che fare delle previsioni sull¿esatto numero di utenti e installazioni, nonché sui profitti del settore nel prossimo futuro, è molto difficile.
Entro la fine di quest¿anno il numero totale di hot spot commerciali dovrebbe raggiungere quota 46 mila, ma il numero dovrebbe raddoppiare nel 2004.
Bunker è d¿accordo sul fatto che soltanto pochi operatori riusciranno a trarre vantaggio economico dalla tecnologia che, comunque, non entrerà nelle abitudini degli utenti prima dei prossimi tre anni.
Le reti Wi-Fi si servono di una rete con stazioni base (hot spot) in grado di garantire la copertura di tutte le postazioni mobili presenti in una determinata area (nel raggio di circa 50-100 metri). Gli hot spot, a loro volta, sono collegati ad una dorsale e/o a un frammento di una wired LAN (Local Area Network) aziendale.
Per accedere alla rete Wi-Fi le apparecchiature ¿ computer portatili, PDA – devono avere in dotazione semplicemente una scheda dedicata.
Le prime sperimentazioni della tecnologia risalgono all¿inizio degli anni 80 ma la sua adozione è avvenuta molto lentamente. Solo nel 1999, infatti, l¿Ieee (Institute of electrical and electronics engineers) ha ratificato lo standard 802.11b, con cui la velocità di trasmissione dati può raggiungere gli 11 Mbps, dando così il via all¿immissione dei primi servizi e prodotti sul mercato.
Per quanto riguarda in particolare l¿Italia, il mercato delle wireless Lan, le reti locali senza fili, si è aperto nel gennaio del 2002 con l¿attuazione del decreto 447/01 che permette ai privati di utilizzare questa tecnologia senza dover conseguire la patente da radioamatore e pagare la relativa tassa.
Lo scorso maggio il ministro per le comunicazioni Maurizio Gasparri ha firmato il decreto che offre infatti agli operatori la possibilità di fornire – attraverso l”installazione di reti di tipo Radio LAN – servizi di accesso a banda larga negli spazi pubblici – aeroporti, stazioni ferroviarie, ristoranti – mediante una semplice autorizzazione, consentendo così al Wi-Fi di passare dalla fase sperimentale a quella della diffusione al pubblico.