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Il numero uno mondiale dell¿informatica, IBM, è pronto a delocalizzare 4.700 dipendenti dagli Stati Uniti verso l¿India e la Cina, per tentare di tagliare gli alti costi di gestione dell¿impresa.
La notizia che è stata riportata dal Wall Street Journal, ma non ha trovato conferma presso la società, anche se il noto quotidiano finanziario fa riferimento ad alcuni documenti dell¿impresa, di cui sarebbe venuto a conoscenza.
Si tratterebbe di intervenire principalmente nella divisione Application Management Services, secondo il quotidiano, che cita un piano presentato ai responsabili IBM nell¿ottobre scorso.
Il piano, chiamato ¿Global Sourcing¿, dovrebbe essere realizzato in più fasi. Nel primo semestre del 2004, a 947 persone verrà notificata la delocalizzazione del proprio posto di lavoro all”estero. Mentre dai documenti interni non è chiaro quale sia la data di delocalizzazione dei restanti 3.700 altri posti, scrive il quotidiano.
Il Gruppo ha rifiutato di commentare la notizia, ma ha confermato che ¿la crescita su alcuni mercati come quello dell¿India, della Cina o dell¿America latina dipenderà dalla chiusura di nuovi contratti¿.
“Prevediamo comunque un livello d¿assunzione uguale o superiore per l¿anno prossimo, rispetto al livello del 2003¿, ha assicurato James Sciales, responsabile per le pubbliche relazioni IBM.
“In percentuale, prevediamo di aumentare le assunzioni più degli Usa che nel resto del mondo”, ha aggiunto Sciales.
Secondo il quotidiano, alcuni impiegati dovrebbe venire a conoscenza della loro delocalizzazione entro la fine di gennaio, e avranno 60 giorni di tempo per raggiungere il nuovo impiego.
Il progetto riguarderebbe migliaia di dipendenti, in particolare nei siti di Southbur in Connecticut, Poughkeepsie a New York, Raleigh in Carolina del Nord, Dallas in Texas e di Boluder, in Colorado.
IBM, la cui sede sociale è a Armonk, nello Stato di New York, ha circa 315.000 dipendenti in tutto il mondo.
Sempre secondo il Wall Street Journal, la società avrebbe già assunto circa 500 ingegneri in India da indirizzare al lavoro che verrà delocalizzato.
Questa decisione evidenzia, secondo il quotidiano, come le imprese dell¿Information Technology stiano ormai adottando come scelta strategica la delocalizzazione degli impiegati per ridurre i costi, proprio mentre tentano di riprendersi dalla tremenda crisi degli ultimi due anni.
Il quotidiano vede in questa tendenza, una minaccia per l¿impiego americano nel lungo termine, visto anche che i Paesi a basso costo di mano d¿opera non si accontentano più di attirare solo gli impiegati poco qualificati.
Già lo scorso luglio, il New York Times aveva anticipato che IBM contava di accelerare la delocalizzazione dei suoi dipendenti fuori dagli Stati Uniti per ridurre i costi di lavoro e rimanere competitivi sul mercato.