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A partire da oggi e fino al 12 dicembre, Ginevra ospiterà la prima edizione del “World Summit on the Information Society” (WSIS), un evento organizzato dalle Nazioni Unite e dall”Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU ¿ International Telecommunication Union) a cui parteciperanno oltre 150 Paesi, circa 6 mila delegati, una sessantina di Capi di Stato, enti del settore pubblico e privato, associazioni e ONG di tutto il mondo.
Un”iniziativa di straordinaria importanza, dove per la prima volta verranno analizzati a livello globale i mutamenti economico-politici e le problematiche sociali innescate dalla diffusione di massa delle nuove tecnologie di comunicazione.
Palexpo, il centro congressi che accoglie il WSIS, è sorvegliato da 2.000 militari ma le Autorità non temono manifestazioni violente come quelle che avevano accompagnato il G8 di Evian (Francia) nel giugno scorso.
Obiettivo del forum, vuole essere quello di un confronto per quanto riguarda processi e luoghi di decisione nel governo dell”Internet (Internet Governance), e quella del Digital Divide, il divario digitale tra Paesi ricchi e poveri.
Sul primo fronte si sono accentuate negli ultimi tempi le critiche dell¿ente di regolazione di Internet, ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), che sovrintende all¿assegnazione dei domini e degli indirizzi Internet e che opera sulla base di un accordo con il governo degli Stati Uniti e che comunque vede l”adesione di più di cento Paesi.
L”ICANN viene criticato da diversi Paesi perché sotto esclusivo controllo e mandato degli Stati Uniti. Il livello di polemica è tale che il presidente dell”ICANN, l”australiano Paul Twomey, è stato escluso la settimana scorsa dalle riunioni preparatorie.
Le proposte più drastiche prevedono di passare tutte le competenze dell¿ICANN all”ITU, ma verosimilmente la decisione sarà diversa: l¿Onu creerà un nuovo gruppo di lavoro il quale a sua volta porterà le sue proposte alla seconda tornata del Forum, prevista a Tunisi nel 2005.
L”intera questione è veramente problematica, perché da un lato Internet ha potuto svilupparsi proprio grazie a dei meccanismi svincolati dalla politica e dai governi, ma nello stesso tempo l”ICANN ha individuato molti limiti di democrazia e gestione. Dunque da un lato c”è un bene pubblico, quale la rete globale, che deve rispondere a interessi generali, ma dall”altra c”è l¿apprensione del tutto giustificata che assoggettarne le decisioni a organismi abbastanza burocratici e troppo politici si risolva in un blocco disastroso delle decisioni.
Il secondo fronte, sul quale probabilmente si registreranno molte dichiarazioni di principio e nessuna decisione, è quello del Digital Divide.
A Ginevra alcuni Paesi in via di sviluppo proporranno la creazione di un fondo speciale, il Global Digital Solidarity Fund. Il principale sostenitore della proposta è il Senegal, il cui presidente Abdoulaye Wade suggerisce che venga alimentato volontariamente dai diversi Paesi con semplici meccanismi contabili come la donazione di un dollaro per ogni computer o programma software venduto.
I partecipanti sono già arrivati nel capoluogo svizzero, tra cui il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, a cui la Svizzera ha accordato un lasciapassare, nonostante il divieto di viaggiare impostogli dai Paesi occidentali.
Il presidente egiziano Hosni Moubarak che dovrà approfittare della sua presenza a Ginevra per incontrare questa mattina il ministro israeliano degli Affari esteri Sylvan Shalom, per la prima volta dall¿agosto 2002.
Le riunioni preliminari sono terminate con l¿adozione di un progetto di Dichiarazione di principi e un Piano d¿azione che il summit, che durerà tre giorni, dovrà adottare.
Particolarmente clamorosa è stata l”esclusione dal vertice dell”organizzazione per la libertà di informazione Reporters sans frontières (RSF), colpevole forse di aver diramato alcune settimane fa un preoccupante rapporto sulla mancanza di libertà nel Web.
Si preannuncia una protesta che partirà da Ginevra e che sarà un vero e proprio contro-summit che rilascerà una Dichiarazione alternativa rispetto a quella ufficiale del WSIS.
Gli attivisti dichiarano di portare avanti una protesta contro ¿una società dell”informazione chiusa e tecnologicamente determinata, dove la conoscenza è considerata come merce privilegiata¿.
La mobilitazione è già partita tra la Web community, su siti e blog che preannunciano l”occupazione del vertice, come “WSIS? We Seize!” o sul più istituzionale “World Forum on Communication Rights“, che ha promosso varie iniziative di protesta e dialogo in molte università italiane.
RSF ha dichiarato che condurrà ugualmente la sua protesta da una radio pirata creata apposta per l¿occasione, Radio non grata, per ¿far conoscere a tutti le violazioni della libertà d¿espressione di cui si sono macchiati numerosi Stati partecipanti al Summit¿.
L¿organizzazione, come altre ONG, si battono perché i Paesi a regime autoritario non si servano del WSIS per far legittimare la loro censura di Internet.
Il suo segretario generale, Robert Ménard, ha definito il summit una ¿carnevalata¿ e ricordato che numerosi cyber dissidenti sono detenuti in Cina, Cuba, Vietnam e in Tunisia, Paese che deve accogliere la seconda fase del WSIS.
Amnesty International si è detta ¿particolarmente preoccupata” per la scelta di Tunisi, Paese dove la libertà di stampa viene sistematicamente violata.
L¿organizzazione ha chiesto alla Tunisia “di rimuovere gli ostacoli alla libertà d¿espressione¿ e di garantire condizioni ¿accettabili¿ per la seconda fase del Summit, ¿in particolare un accesso senza restrizioni per le organizzazioni della società civile e i giornalisti¿.
A Ginevra, l¿Italia ha il delicato compito di gestire i negoziati per raggiungere una posizione unitaria dell”Unione Europea. Nonostante il ministro per l”Innovazione Tecnologica, Lucio Stanca, abbia dichiarato che “non spetta ai governi gestire e controllare Internet, che rappresenta un”opportunità di crescita per il Sud del mondo“, rimangono ancora molti dubbi su quale sarà il reale operato della nostra compagine governativa.
In particolare, la task-force italiana che parteciperà al Summit è stata fortemente criticata per non aver incluso tra le sue fila nemmeno un rappresentante della società civile e per non aver espresso posizioni chiare su temi scottanti come l¿Internet Governance e la sicurezza delle tecnologie della comunicazione. Insomma, le divergenze rimangono aperte e l”atmosfera si preannuncia particolarmente calda.
Progetto di Dichiarazione di Principi
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