Europa
Dopo la chiusura negativa dei bilanci 2002, nel primo semestre 2003 le principali compagnie di telecomunicazioni europee hanno intrapreso una vera e propria crociata contro l¿indebitamento: la riduzione del debito continua a figurare significativamente fra gli obiettivi prioritari delle strategie d¿impresa adottate e alcune società hanno lentamente iniziato a risalire la china registrando consistenti progressi nel processo di riduzione del proprio debito.
A livello finanziario, l¿attenzione è concentrata inevitabilmente su Deutsche Telekom e France Télécom, aziende di tlc tra le più affermate, ma anche tra le più indebitate d¿Europa, le quali stanno fronteggiando un indebitamento lordo dell¿ammontare, rispettivamente, di 64 mld. di euro e 68 mld. di euro. Di fatto, l¿anno in corso sarà assolutamente cruciale per entrambe le compagnie nella propria battaglia volta, a un tempo, ad abbattere il debito e a riguadagnare la fiducia degli investitori.
Delle due, France Télécom si trova nella posizione più precaria. La società dovrebbe rifondere bond per un valore di 15 mld. di euro nel corso del 2003 ma, nonostante il solido piano di ristrutturazione attualmente in atto, ha dalla sua poche opzioni concrete per poterlo fare. Di contro, Deutsche Telekom non è tenuta a saldare il grosso del proprio debito prima del 2004 disponendo, per di più, di una più ampia gamma di misure finalizzate alla riduzione di tale onere cui poter ricorrere.
Indebitamento: scenario generale
L¿indebitamento continua a gravare pesantemente su tutte le principali società europee di telecomunicazioni, demotivando gli azionisti e riducendo, in alcuni casi anche in modo pesante, il valore delle azioni. Tuttavia, è anche vero che molte società di telecomunicazioni hanno compiuto significativi progressi nel processo di riduzione del debito, ricorrendo a ristrutturazione, cessione di asset ed emissioni riservate agli azionisti. KPN, ad esempio, è riuscita a ridurre il proprio debito dai 15,7 mld. di euro di inizio 2002 ai 13,9 mld. di euro di fine settembre 2002. Nello stesso arco di tempo, la finlandese Sonera ha ridotto il proprio debito da 3,3 mld a 2,1 mld di euro. Infine, anche British Telecom ha dato priorità assoluta ad una serie di misure atte a ridurre il proprio debito al di sotto dei 16 mld. di euro entro marzo 2005, con l¿obiettivo di garantire al proprio titolo il credit rating ¿A¿.
Per quanto Deutsche Telekom e France Télécom abbiano adottato nel 2002 un¿energica politica di riduzione del debito attraverso la vendita di asset non strategici e la riduzione del personale, entrambe hanno finora ottenuto risultati non particolarmente brillanti. Di fatto, progressi aziendali fiacchi e andamento altalenante degli indici di Borsa hanno spinto il governo francese e quello tedesco ad esercitare il loro status di azionisti di maggioranza per pretendere le dimissioni dei rispettivi CEO (Chief executive officer) delle due compagnie. Ai due successori, Kai-Uwe Ricke per Deutsche Telekonm e Thierry Breton per France Télécom, è stato così assegnato l¿arduo compito di risollevare le sorti delle società e di ridurre sostanzialmente il debito accumulato.
France Telecom: un caso difficile
Dei due giganti delle tlc, France Télécom occupa la posizione senza dubbio più precaria. A fine settembre 2002, presentava un debito netto di circa 68 mld. di euro e una capitalizzazione di mercato di appena 9 mld. di euro. Dati notevoli se rapportati al debito netto di 64 mld. di euro e alla capitalizzazione di mercato di circa 28 mld. di euro di Deutsche Telekom. Ad aggravare le vicissitudini della compagnia, l¿urgenza con cui France Télécom dovrà assolvere a obbligazioni del valore di 13 mld. maturati nel 2003, seguiti dagli ulteriori 14 mld. di euro in prestiti obbligazionari che matureranno nel 2004. Il problema di fondo che ha caratterizzato gli ultimi nove mesi, quindi, è stata l¿individuazione di una soluzione strategica che permettesse alla società di assolvere a tale debito. Il nuovo CEO Thierry Breton ha pertanto fronteggiato la complessa congiuntura attuando, attraverso un articolato piano di ristrutturazione, una strategia a breve termine per ottemperare all¿imminente risarcimento dei debiti da saldare entro il 2003; strategia che dovrebbe mostrarsi valida anche a lungo termine allineandosi ad una più generale politica di riduzione del debito.
Per ottemperare ai debiti maturati, France Télécom ha provveduto nei mesi scorsi a lanciare una ricapitalizzazione da 15 mld. di euro, di cui 9 mld. a copertura statale e la restante parte da emettere sul mercato. C¿è chi ha guardato a questa operazione come a un tentativo disperato: prima di tutto perché è quasi senza precedenti che una compagnia di tale calibro emetta più quote della propria capitalizzazione di mercato; inoltre, come se ciò non bastasse, l¿attuale trend negativo del segmento azionario legato alle tlc assegna a tale l¿operazione di investimento, come hanno sottolineato alcuni analisti, un profilo piuttosto ardito e tutto sommato poco consigliabile, per lo meno a breve termine.
Il credit rating di France Télécom, pericolosamente vicino ai livelli di ¿junk¿, ha beneficiato dell¿impareggiabile supporto governativo, che ne ha impedito il definito credit downgrade. In questo contesto hanno pesato e molto le critiche sollevatesi, anche in sede internazionale, nei confronti del piano di sostegno attuato dallo Stato francese (che ne controlla il 56,45%) nei confronti di France Télécom che ha beneficiato, tramite un finanziamento privato, ma a capitale pubblico, del prestito da 9 mld. di euro. L¿emissione del prestito, non a caso, è attualmente al vaglio della Commissione Europea, che ha visto schierati Svezia e Gran Bretagna dalla parte del gigante francese. L¿Italia, di contro, ha manifestato il proprio disappunto per una scelta di policy governativa come quella francese che, agendo così massicciamente, ostacolerebbe i naturali sviluppi della libera concorrenza anche in ambito continentale.
La congiuntura economica non ha tuttavia costretto France Télécom a cedere completamente i propri asset più produttivi, ossia la divisione di telefonia mobile Orange SA (16,60 mln. di euro di turnover nel 2002) e quella internet Wanadoo (1,9 mln di euro di turnover nel 2002). Delle divisioni a rischio di liquidazione, è stata ceduta soltanto la controllata Wanadoo Belgium.
Ad oggi, il debito netto di France Télécom è sceso a 50 mld. di euro, contro i 68 di fine 2002. Per quanto i dividendi non saranno versati agli azionisti per tutto il 2003, e nonostante la Commissione Europea non abbia ancora sciolto le proprie riserve sul finanziamento statale di 9 mld. di euro stanziato per sgravare il debito di France Télécom, il piano di ristrutturazione in fase d¿attuazione dovrebbe portare, una volta giunto a compimento, quantomeno a buona parte dei risultati attesi.
Deutsche Telekom: in via di ripresa
Considerato lo scenario congiunturale che pesa ormai da qualche anno sul settore delle tlc europee, Deutsche Telekom si colloca in una situazione di relativa stabilità. Se è vero che la perdita di 24,6 mld. di euro registrata nel 2002 ha segnato un record aziendale che ha fatto ormai storia, è anche vero che nel 2003 il colosso tedesco non dovrà ripagare le obbligazioni emesse. I debiti più onerosi saranno da risarcire soltanto nel 2004, che appare una data lontana al punto tale da permettere di risalire la china. Entro la fine dell¿anno corrente l¿incumbent tedesco si prefigge di ridurre il debito tanto da permettere all¿EBITDA (Margine operativo lordo) di attestarsi almeno fra i 16,7 e i 17,7 mld. di euro. La strategia adottata dovrebbe contrarre il debito accumulato (68 mld. di euro) fra i 49,5 e i 52,3 mld. di euro.
Il piano di ristrutturazione dell¿azienda, lanciato a novembre 2002, prevede il raggiungimento degli obiettivi attraverso il blocco di salari e dividendi per il ripristino interno di saldi attivi, ma soprattutto attraverso la riduzione delle spese operative e quelle in conto capitale e la cessione degli asset stranieri o non strategici.
Se il piano di ristrutturazione non ha incluso la vendita o la fusione di un asset strategico come la propria divisione mobile statunitense T-Mobile US, ciò significa che Deutsche Telekom non si è lasciata alcun margine d¿errore nella sua articolata e delicata gestione del debito accumulato. E¿ obbligata a non sbagliar mosse. Teoricamente, se il debito riuscirà a mantenersi al di sotto della quota prevista, la società dovrebbe essere in grado di mantenere una certa stabilità di mercato e ripristinare una situazione d¿equilibrio entro la fine dell¿esercizio 2003.
DT è riuscito a mantenere fra i propri asset anche DeTeMedien, la divisione Pagine Gialle del Gruppo, contrariamente a quanto originariamente previsto dall¿attuale piano di riduzione del debito e come invece sono stati costretti a fare numerosi incumbent europei. Pensiamo, tra gli altri, a Telecom Italia (che ha ceduto Seat Pagine Gialle per 5,64 mld. di euro) e a British Telecom (che ha ceduto Yell per 3,39 mld. di euro).
L¿operazione, chiaro segnale di ripresa, consentirà a Deutsche Telekom di mantenere un canale d¿investimento che genera buoni margini operativi e utili costanti.
D¿altra parte, l¿esigenza di liquidità correnti ha portato Deutsche Telekom ad annunciare, a luglio 2003, il lancio di un¿emissione obbligazionaria da 2 miliardi di dollari. La prima tranche da 1,25 miliardi, a 10 anni, è dotata di un coupon del 5,25%; la seconda da 750 milioni, a 5 anni, di un coupon del 3,875%.
Se la strategia attuata non dovesse tradursi in un pieno successo, Deutsche Telekom ha anche altre carte da giocare. Prima di tutto, il deficit può essere arginato con l¿emissione di nuovi bond sul mercato, in virtù del tasso di rating dei propri investimenti. In alternativa, l¿ultima risorsa sarebbe sempre quella di acconsentire, almeno per l¿immediato futuro, alla fusione della statunitense T-Mobile con una qualche grossa compagnia rivale d¿oltreoceano. Come lo stesso CEO Kai-Uwe Ricke ha dichiarato alla stampa, Deutsche Telekom non si accontenta di rimanere negli USA solo il sesto operatore; una fusione di carattere internazionale e trasversale ridisegnerebbe lo scenario corrente e consoliderebbe la posizione di mercato della società tedesca, oltre a contribuire alla significativa riduzione degli 11 mld. di euro di debito societario di T-Mobile che sarebbe rilevato dal nuovo acquirente di maggioranza.
Le due società che potrebbero essere interessata ad una fusione con T-Mobile US sarebbero AT&T Wireless e Cingular Wireless. Di certo, la cessione della filiale statunitense è stata finora scartata dal piano di ristrutturazione in quanto giudicata assolutamente controproducente a lungo termine; di fatto, il numero di abbonati della divisione statunitense è in costante crescita, sfiorando i 10 milioni di utenti. La scalata alla vetta del primo operatore mobile è lenta, ma significativa. Attualmente sesto gestore statunitense dietro a Nextel Communications, T-Mobile dovrebbe generare, per la compagnia, un cash positivo a partire dal 2004/2005 facendo registrare a quella data circa 15 milioni di abbonati, almeno secondo le stime. Per di più, liquidare la divisione equivarrebbe a materializzare una perdita netta di 18 mld. di euro, poiché il suo valore di mercato è sceso dai 34 mld. del 2001 ai 16 attuali.
Scenario corrente e prospettive future
Per France Télécom, nonostante i discreti risultati della prima semestrale 2003, le prospettive non sono molto rosee. Molte delle soluzioni cui la compagnia è ricorsa per risalire la china si sono dimostrate scarsamente efficaci, implicando in alcuni casi ulteriori oneri finanziari. Nel primo semestre del 2003, France Télécom ha adottato misure drastiche, tutte finalizzate a ridurre il debito accumulato, fra cui la cessione delle proprie quote in Eutelsat (23,14%) e di quelle in Wind (26,6%) detenute fino ad allora dalla controllata Orange, ma anche la vendita della controllata Wanadoo Belgium. L¿ingente ricapitalizzazione delle quote di mercato, lanciata ad aprile, ha implicato il lancio sul mercato delle nuove azioni FTENV sulle quali punta Thierry Breton dopo il confortante aumento di cash flow della compagnia.
A chiusura del primo semestre 2003, il gruppo è riuscito comunque a consolidare i ricavi, in lieve risalita a 22,8 mld. (+1,7%) rispetto i 22,4 mld. del primo semestre 2002. Il Mol, margine operativo lordo, ha fatto registrare un +23,5% per 8,48 mld. di euro; l¿utile operativo è stato in rialzo del 46% a 4,6 mld. di euro; il cash flow operativo si è attestato a 6,3 mld. di euro. Infine, a conferma della ripresa generale del gruppo, il numero dei clienti al 30 giugno registrava una crescita del 6,2% per un toltale di 131 milioni di unità.
Se poi si guarda alle singole società, il fatturato relativo a Wanadoo Group si è incrementato, sempre a chiusura del primo semestre 2003, con profitti superiori ai 60 mln. di euro. Discreti i risultati anche per la divisione Orange, con un utile operativo di 2,1 mld. di euro (+68%), ricavi in crescita del 6,9% a 8,6 mld. e Mol in crescita del 41,8% a 3,3 mld. di euro.
Deutsche Telekom, primo operatore di telecomunicazioni europeo, ha molte più frecce al proprio arco. L¿assenza di una scadenza finanziaria da assolvere entro l¿anno ha consentito alla compagnia di strutturare un piano di risanamento economico a medio e lungo termine, evitando obblighi di cessione e liquidazione di importanti asset e divisioni come T-Mobile. La strategia di Deutsche Telekom prevede il pieno mantenimento dello status guadagnato a livello internazionale.
Forte di un fatturato di 13,59 mld. di euro (+4,7% rispetto allo stesso periodo dell¿anno scorso) a chiusura del secondo trimestre 2003, il gigante tedesco delle tlc sembra aver superato lo stallo a cui era stato ancorato dalle pesanti svalutazioni degli attivi dell¿anno precedente. Di fatto, i 4,6 mld. di Mol (+15,75) sembrano dimostrare come le strategie adottate per combattere il forte indebitamento stiano producendo i frutti sperati, permettendo al debito accumulato di scendere fino a quota 53 mld. di euro.
Il miglioramento del margine operativo lordo è dovuto soprattutto alla performance di T-Mobile (MOL all¿8,5% da ¿1,45% del trimestre precedente e ¿14,5% dello stesso periodo dell¿anno precedente). Significativi risultati anche per T-Online, il cui Mol nel primo semestre 2003 si è portato a 16,9 mln. di euro (33,8%) da un valore negativo di 1,6 mln. registrato nello stesso periodo del 2002. L”utile netto, infine, risulta pari a 256 mln. di euro.
In ultima analisi, i piani di ristrutturazione di entrambi i colossi stanno sensibilmente centrando gli obiettivi prefissati, tutti volti ad evitare quel crollo che, alla luce dei drammatici dati di bilancio presentati, poteva apparire consequenziale. Di fatto, entrambe le società stanno tentando di ricorrere a misure finanziarie non indifferenti, certo, ma che non intacchino la struttura interna dell¿azienda, i propri asset strategici, le proprie divisioni chiave. A breve termine, tale pericolo sembra essere stato scongiurato. Il pesante onere del debito, tuttavia, potrebbe ancora costringere i cda delle due società a rivedere le proprie posizioni pur di riguadagnare la leadership di un tempo.