Europa
di Raffaele Barberio
Da diverse settiman, l¿Europa è sotto attacco.
E¿ scossa dalla spregiudicata azione esercitata dalla potente lobby della musica a danno dei consumatori e dell¿industria europei.
Oggetto di questi lanzichenecchi della democrazia è il sostegno netto, deciso ed indiscutibile alle proposte di modifica alla Direttiva europea sull¿enforcement dei diritti di proprietà intellettuale (IPR-Intellectual Property Rights), sostenute dalla relatrice M.me Janelly Fourtou, europarlamentare francese e moglie del più famoso Jean René Fourtou alla guida di Vivendi Universal.
Sia chiaro, ciò che è in discussione non è la legittima tutela dell¿autore e del suo prodotto, principio sacrosanto e indiscutibile, tanto più di fronte alla illecita riproduzione di milioni di copie taroccate e spesso gestite da organizzazione legate alla criminalità organizzata.
Ciò che la lobby della musica intende invece fare è criminalizzare un intero continente per le fisiologiche riproduzioni ad uso non commerciale.
E lo fà immaginando un regime da Big Brother, con corpi speciali occhiuti e pronti a sedersi alla vostra scrivania per spulciare tra i file del vostro desk e scoprire se c¿è la riproduzione di qualche nota di accompagnamento al biglietto elettronico natalizio che avete inviato ad un vostro familiare o se avete una copia digitale del terzo brano (quello che vi piace tanto!!) dell¿ultimo disco di Sting che avete nel salotto di casa vostra (due stanze più in là).
Ma ancor di più si vuole criminalizzare una intera generazione.
Quella dei giovani. Che sono gli utenti principali dell¿industria musicale e sono anche le prime vittime predeterminate di questa insensata campagna che confonde gli effetti con le cause.
Ebbene, i giovani sono tra gli utenti più assidui della rete. I giovani si sono definitivamente staccati dal consumo televisivo (tranne che per i video musicali). Infine i giovani sono tra i target più ricercati dall¿industria pubblicitaria, specialmente nelle sue promozioni di marchi globali (Coca-Cola, Pepsi, Nike, McDonald, per citarne alcuni).
E allora, perché non stringere le porte dell¿accesso alla musica per facilitare il controllo su un¿intera fetta del mercato e su un intero target. Peraltro lucrando in modo spropositato sulla vendita dei singoli pezzi.
Ma avete visto quanto cresce il costo dei singoli Cd di mese in mese? Eppure i dischi su Cd costano molto meno a chi li produce, se si guarda al costo del supporto e della riproduzione. E¿ tutto digitale. Pensate un po¿ a quale fatica e a quali costi ai tempi del vinile!!
L¿impostura da cui la campagna lanciata dalla lobby dell¿industria discografica prende le mosse, lascia già intravedere i possibili sviluppi futuri e le possibili conseguenze.
Dire che la prospettiva è allarmante è poco.
Si pensi, per l¿immediato futuro, ai nuovi servizi di 3G e, per il presente, ai servizi GPRS ed EDGE.
Quando un abbonato al 3G invierà una immagine accompagnata da un fondo musicale tratto da una propria raccolta personale, si troverà immediatamente nella condizione della perseguibilità. Ma non sarà il solo, perché anche colui che riceve il messaggio sarà ugualmente perseguibile.
Vi ricordate il lancio ed il successo delle prime radio private locali nella seconda metà degli anni Settanta? Fu determinato dalle rubriche di dediche musicali. ¿Da Franco a Marina con tanto amore¿, ¿Da Alfredino ai nonni, per le loro nozze d¿argento¿ e così via. E già si immagina un servizio di invio di clip-dedica da utente ad utente anche per il 3G. Ma non sarà possibile.
Del resto è bene dirsi sin da ora che difficile immaginare che la maggior quota di fatturato degli operatori di 3G possa essere rappresentata dalla distribuzione sul videofonino del gol di Del Piero.
Sì, si venderà anche quello, ma non è su quello che si costruirà il successo del servizio.
Alcuni decenni fa, gli operatori di telecomunicazioni dell¿epoca furono ben lungi dal pensare che il servizio Sveglia o Informazioni finanziarie potesse sfondare le limitate e previste aspettative di accettazione da parte dell¿utenza. Furono semplicemente dei servizi aggiuntivi e marginali. E come tali furono sempre considerati.
E¿ semmai la televisione, mezzo di trasmissione punto-multipunto, ovvero da una singola emittente a milioni di riceventi, che aveva ed ha un modello di business costruito proprio su questo assunto.
La televisione è un mezzo che non esiste senza contenuti.
Ed è un mezzo i cui contenuti devono essere messi a disposizione dall¿operatore.
Con le telecomunicazioni è diverso. Le Tlc sono una forma di comunicazione da punto a punto, da singolo utente a singolo utente.
Sotto il profilo strutturale, la telefonia non ha contenuti.
E¿ una infrastruttura muta.
Perché i contenuti li mette l¿utente. O li mette in larga parte l¿utente.
Certo, i gol di Del Piero attrarranno, sì, e si venderanno, ma con un¿incidenza del tutto contenuta rispetto agli altri servizi.
Ciò che prevarrà sarà la libera scelta o esigenza dell¿utente.
Si pensi, ad esempio, agli SMS.
Sino a qualche anno fa nessun addetto ai lavori, analista, operatore avrebbe puntato un solo copeco sul ruolo vincente degli SMS.
Oggi questa forma di comunicazione copre quasi il 14% degli introiti degli operatori di telefonia mobile.
Ed è destinato a crescere. Un bel risultato, non c¿è che dire.
Ora, il 3G è un sistema multimediale e senza dubbio il suo successo sarà determinato dalla possibilità di poter veicolare contenuti multimediali.
Ma la parte più rilevante di tali contenuti sarà proprio quella immessa, prodotta, trattata proprio dagli utenti (ormai dotati di camera digitale, scanner, MP3 ecc., altro che banco di regia).
Per non parlare dei contenuti più a portata di mano dei servizi Edge e GPRS
Ebbene la lobby della musica intende entrare pesantemente in tutto ciò, ma non per proteggere il proprio prodotto, quanto per controllare una straordinaria area di mercato nascente, facendo tanti e tali di quei danni da mettere a repentaglio il futuro stesso del settore.
Il 3G ha pagato prezzi enormi negli ultimi anni: un generale stato di crisi da indebitamento dell¿intero settore, il pedaggio dei costi esorbitanti delle licenze, l¿incertezza delle economie internazionali, i dubbi tecnologici nell¿incrocio con Wi-Fi e Tv digitale terrestre.
Tutte circostanze che rendono difficoltoso lo scenario di sviluppo.
Ma il 3G è anche banda larga mobile. E¿ un pezzo importante dello sviluppo prossimo venturo che aspettiamo ed auspichiamo. E¿ un settore su cui si investono risorse economiche significative e a cui guarda con speranza un enorme area di risorse umane di alta competenza e specializzazione.
Un settore così rilevante, che risponde a questi requisiti, deve rappresentare un obiettivo generale e non può essere lasciato alla mercé dei desiderata di quella facoltosa e potente lobby della musica che negli ultimi giorni ha dato l¿assalto a Strasburgo e Bruxelles, infilando, con ammiccante complicità, pacchi di Cd musicali nelle mani di impegnati funzionari dal passo veloce.
Intanto cresce il fronte che si contrappone alle distorsioni che pesano sul nostro futuro di cittadini e consumatori.
Nel dibattito è infatti intervenuta anche la BEUC (Bureau Europèen des Unions de Consommateurs).
L”associazione europea dei consumatori, che rappresenta 36 associazioni nazionali (tra cui l¿italiana Altroconsumo), ha denunciato con fermezza la pericolosità di alcuni emendamenti al testo originario della Direttiva, come proposta dalla Commissione europea.
Jim Murray, direttore del BEUC, ha dichiarato che ¿¿è essenziale che la Direttiva proposta distingua il consumatore da chi compie attività di pirateria, e distingua l”uso privato dall”uso commerciale (¿) Il Parlamento europeo deve essere consapevole della differenza e deve saper distinguere fra consumatori e criminali!¿.
Ma anche dall¿Italia si stanno levando le voci.
L¿europarlamentare Marco Cappato ha scritto alla collega Janelly Fourtou (che come abbiamo detto è la relatrice della Commissione Giuridica del Parlamento Europeo sugli emendamenti alla proposta di Direttiva Intellectual Property Rights Enforcement) una lettera in cui manifesta la propria forte preoccupazione per il fatto che gli emendamenti da lei proposti estenderanno in maniera indiscriminata il campo di applicazione della direttiva IPR enforcement.
In tal modo, le misure di enforcement e sanzionatorie della Direttivasi estenderanno, ha sottolineato Cappato, a tutte le possibili violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, anche a quelle realizzate non su scala commerciale o che comunque non arrecano un danno rilevante al titolare dei diritti.
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