Italia
di Raffaele Barberio
Non è mai stata una Torino da bere. Ma non è forse più la Torino monotematica orientata e posseduta solo dall¿industria dell¿auto.
E¿ una Torino alla ricerca di nuove strade e di nuovi orizzonti di sviluppo, come l¿industria dei media e dell¿ICT, che appaiono essere tra quelli forse più vicini alla storia della città.
Torino già capitale delle telecomunicazione (SIP)e della televisione (Rai).
La memoria della nascente industria cinematografica dei primi decenni del secolo scorso non rivive oggi solo nello splendido Museo del Cinema ospitato all¿interno della Mole Antonelliana. La Film Commission del Piemonte rappresenta oggi un esempio convincente di come una regione possa rappresentare non solo un polo di interesse per l¿offerta di location, ma anche per la capacità di assicurare competenze industriali in ogni segmento della catena del valore. La testimonianza concreta è data dalla nuova realtà del Virtual Reality & Multimedia Park e dalla sua componente più significativa segnata dal lancio e avvio degli stabilimenti LUMIQ, oggi impegnati nella produzione e post-produzione per la Tv e la pubblicità. Parallelamente e in via trasversale, preme l¿area dell¿ICT, ben rappresentata dal TI Lab di Telecom Italia, sino al Motorola Technology Center e il Centro Ricerche Fiat di Orbassano.
Produzione, distribuzione e consumo dei prodotti audiovisivi hanno assunto oggi un carattere sempre più strategico nelle economie di tutti i Paesi avanzati, perché si collocano in modo trasversale in tutti i settori della net economy, dalle telecomunicazioni a internet, fornendo i contenuti da essi veicolati e ponendosi verso di essi con un rapporto di interscambio di conoscenze e tecnologie.
Questo il contesto culturale in cui Antenna MEDIA Torino ha organizzato il Convegno ¿I fondi di sostegno all¿industria audiovisiva nell¿Europa delle regioni¿, nelle giornate del 24 e 25 novembre 2003, coinvolgendo addetti ai lavori, uomini di impresa ed uomini delle istituzioni. Italiani ed europei.
Un¿occasione importante di incontro, per ragionare sui fondi finanziari a sostegno del settore audiovisivo. Parallelamente, un¿occasione che sembra sottolineare inequivocabilmente l¿esigenza di guardare al settore della produzione audiovisiva come ad un settore bisognoso sì di nuove risorse, ma anche di una nuova cultura industriale.
149 fondi nazionali e regionali, inclusi 11 fondi di origine comunitaria, distribuiti in 28 Paesi europei. Sono questi i fondi che operano oggi a sostegno dell¿industria audiovisiva e cinematografica europea, dando origine complessivamente a 528 programmi di sostegno alle varie fasi dell¿attività creativa, produttiva e commerciale legata alla realizzazione e sfruttamento delle opere audiovisive.
L¿idea del convegno è nata anche dalla recente indagine sull¿industria europea dello spettacolo e dell¿intrattenimento, svolta dall¿Osservatorio europeo dell¿Audiovisivo di Strasburgo e presentata nella prima sessione da Tim Westcott.
Due giorni di dibattito fitto, le cui chiavi di lettura sono state offerte da una articolata relazione introduttiva di Francesca Medolago Albani di Isicult, l¿istituto di ricerca che è stato incaricato di condurre una indagine ad hoc sul settore.
L¿intervento ha tracciato con estrema precisione e dettaglio tutte le fasi salienti che hanno caratterizzato l¿evoluzione del settore e che ne orientano lo sviluppo futuro: le competenze istituzionali, la normativa sull¿audiovisivo, l¿approccio europeo, gli effetti della riforma costituzionale sul settore, le proposte di legge sul cinema in discussione e le Regioni, il Ddl Gasparri e le Regioni, il possibile nuovo ruolo delle Regioni
La Medolago Albani, facendo un”ampia ricognizione sul percorso normativo e regolamentare dell¿audiovisivo in Italia, ha riferito che: ¿Se emerge un dato chiaro, è che la situazione non è chiara. Non c¿è un¿unica soluzione o via ”giusta”“.
“Le esperienze europee – ha continuato la Medolago Albani – presentate nei 2 giorni di lavori dimostrano infatti che, a fronte del fine comune di rafforzare il settore, sono stati adottati, anche all¿interno dello stesso Paese, strumenti regionali di sostegno molto differenti tra loro, ma sempre strettamente connessi alla conoscenza della domanda reale degli operatori e agli obiettivi rilevanti per gli organismi e i governi territoriali (sostegno all¿impresa, attrazione di capitali, creazione di nuova specializzazione e occupazione, creazione di nuova domanda turistica¿)”.
Secondo la Medolago Albani la crescita della produttività, e quindi il miglioramento della situazione economica a livello locale, è stata la leva principale per l¿attivazione dei governi regionali nei vari Paesi.
“La promozione dell¿immagine e della cultura, locale o nazionale che sia – ha detto ancora – ”passa” comunque, se si arriva alla realizzazione di un buon prodotto e se se ne aiuta la circolazione. L¿errore che quindi mi auguro non sia fatto in Italia è di concentrare l¿attenzione solo sul ”chi” debba o non debba intervenire e non sul ”cosa” possa e debba essere fatto”.
“A mio parere – ha concluso la Medolago Albani – c¿è spazio per l¿intervento sia dello Stato sia delle Regioni, separando le competenze in base agli obiettivi ricercati e destinando risorse ad iniziative fruttifere. Il vantaggio delle Regioni italiane, soprattutto per il segmento dell¿audiovisivo non cinematografico (dal documentario alla fiction tv ai format innovativi destinati ad una pluralità di piattaforme) , è di potersi confrontare individualmente con casi concreti, senza pregiudizi o posizioni precostituite e senza vincoli normativi cogenti. Alcune Regioni italiane, il Friuli-Venezia Giulia ad esempio, lo hanno capito e lo hanno fatto. Altre si stanno avviando in questa direzione¿.
Quale il bilancio dell¿iniziativa?
Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Signetto, organizzatore dell¿iniziativa e rappresentante del Progetto Media Plus in Italia.
¿Il bilancio è nettamente positivo perché lo scopo dichiarato della nostra iniziativa era quello di sensibilizzare le regioni italiane ed i professionisti de settore sulla non più procrastinabile esigenza di usare strumenti finanziari e legislativi adeguati e capaci di dare all¿industria audiovisiva un nuovo ambito di sviluppo in area territoriale, come accade già in molte parti d¿Europa e come è stato testimoniato dai numerosi ospiti stranieri che hanno qui riportato le loro esperienze. In tal senso ¿ ha proseguito Signetto – il nostro convegno ha avuto il merito e di concentrare per due giorni l¿attenzione di professionisti, manager finanziari e produttori che beneficiano dei sostegni su questo nuovo modo di intendere le risorse da destinare al settore, facendo confrontare tutti i partecipanti sugli aspetti finanziari, industriali, normativi e legislativi. Un confronto che ha coinvolto 85 produttori, tra grandi e piccoli, provenienti da 16 Paesi europei: un risultato che ci lusinga, che premia gli sforzi affrontati e ci sollecita a proseguire che le iniziative di supporto allo sviluppo dell¿intero settore. Infine ¿ ha concluso Signetto ¿ siamo soddisfatti anche dell¿approccio rivolto al marketing delle risorse territoriali. Abbiamo scelto di far vedere i momenti di eccellenza del segmento industriale di settore torinese: dal Cineporto ai Telecittà Studios (il più importante polo di produzione italiano di soap-operas e di doppiaggio), assieme al LUMIQ, nato per iniziativa pubblica e con fondi comunitari e che oggi ha inglobato una componente privata che intende assicurare alla struttura un nuovo spirito competitivo. Infine nel corso dei nostri lavori sono emersi a sorpresa alcuni fondi italiani, di cui si ignorava l¿esistenza o quasi: dal Piemonte (5milioni di €) a un fondo dell¿Umbria di prossimo lancio o ad un fondo già esistente, ma del tutto sconosciuto, della Sardegna¿.
Consulta anche il documento:
IsIcult -L¿industria audiovisiva italiana tra Stato e Regioni