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Nelle prossime ore si deciderà il futuro assetto del mercato discografico mondiale. Le case discografiche si ridurranno a tre, a quattro? O rimarranno cinque?
Gli operatori di settore e gli investitori rimarranno col fiato sospeso, fino a quando il gigante americano dei media, Time Warner, non deciderà a chi cedere la casa discografica Warner Music. Cosa che potrebbe avvenire già nelle prossime ore.
Nella serata di ieri (ora di New York), il Cda del Gruppo americano si è riunito fino a tarda ora (In Italia era notte inoltrata) e avrebbe respinto l”offerta della EMI, per la divisione musica.
Secondo alcune indiscrezioni, il colosso americano dei media, si sarebbe dato tempo questo week-end per decidere di vendere l¿asset Warner Music al consorzio guidato da Edgar Bronfman Jr, scartando nei fatti il Gruppo britannico e il rischio di un¿eccessiva concentrazione tra le major discografiche, dopo l¿annuncio del matrimonio tra Sony Music e BMG.
Giovedì, 20 novembre, Time Warner, ha riunito per molte ore il suo Consiglio d¿amministrazione per vagliare le due offerte d¿acquisto per Warner Music, che il Gruppo spera di cedere al migliore offerente, rispondendo alle esigenze del proprio business plan per la riduzione del pesante indebitamento, che ammonta a 24 miliardi di dollari.
Il presidente Richard Parsons ¿ha raccomandato di studiare l¿offerta fatta da Edgar Bronfman Jr“, ha dichiarato alle agenzie di stampa una fonte vicina al dossier.
Come già rivelato da alcune indiscrezioni apparse sui principali quotidiani finanziari, un gruppo di investitori guidati da Edgar Bronfman, ex-presidente di Seagram, appoggiato dal miliardario Haim Saban e dalla società di investimenti Thomas H. Lee, avrebbero fatto alcuni giorni fa un¿offerta ufficiale per Warner Music.
La somma sarebbe di 2,5 miliardi di dollari, secondo quanto rivelava il Wall Street Journal.
Un¿offerta maggiore rispetto a quella di EMI. La major britannica avrebbe infatti offerto un miliardo di dollari cash per il riscatto del competitor americano, escludendo la consociata Warner Chapell.
¿In questi giorni¿, dovrebbero aver luogo le trattative per la possibile transizione con Bronfman, anche se non si è escluso di poter considerare una nuova offerta di EMI.
Il week-end potrebbe, quindi, essere decisivo per Edgar Bronfman Jr che, secondo la stampa finanziaria, avrebbe avuto tempo fino a domenica, per perfezionare la sua offerta finale.
Questa operazione, segnerebbe un sensazionale ritorno all¿industria discografica dell¿ex patron di Seagram.
Nel 2000, infatti, il Gruppo canadese aveva ceduto a Vivendi Universal (allora presieduta da Jean-Marie Messier) il gioiello Universal Music, prima casa di dischi del mondo con una quota di circa il 26% del mercato internazionale nel 2002.
La preferenza di Time Warner per Bronfman, non si spiega solo alla luce di una più generosa offerta, secondo il Wall Street Journal.
Il quotidiano finanziario ha scritto infatti, nella sua edizione di martedì scorso, che l¿uomo d¿affari intende rilevare tutto l¿asset della musica di Time Warner, mentre EMI non sarebbe interessata che alla divisione dischi.
Ma Time Warner pensa anche alla considerazione dei possibili problemi derivanti dalle normative antitrust in materia.
La futura casa discografica controllata da Bronfman Jr ¿potrebbe essere strutturata in maniera tale che Time Warner conservi una partecipazione nel capitale¿, ha sottolineato sempre la stessa fonte vicina alle trattative.
Per EMI, la cui offerta in contanti e azioni arriverebbe secondo la stampa a circa 1,7 miliardi di dollari con possibilità per il Gruppo americano di restare nel capitale post-fusione con il 20%, l¿affaire si sta impantanando.
Senza menzionare il nome di Bronfman, la major britannica ha preso atto giovedì sera dell¿interesse di Time Warner per ¿un¿altra parte, come alternativa alla nostra offerta definitiva¿.
Il presidente di EMI, Eric Nicoli, che mercoledì parlava di negoziazioni ¿a uno stadio avanzato¿ con il gigante americano, non ha ammesso di essere stato battuto.
Secondo Nicoli, il dossier relativo a Warner Music non è ancora stato chiuso.
Ma la convinzione generale è che l¿offerta di Bronfman Jr abbia maggiori chance di ricevere una migliore accoglienza da parte delle Autorità Antitrust rispetto a quella di EMI, alla quale Bruxelles aveva già respinto l¿operazione di fusione con un¿altra delle cinque major, BMG (Gruppo Bertelsmann), due anni fa, ma anche il precedente progetto di accordo tra gli inglesi e la casa discografica di Time Warner.
Rimane improbabile, per gli esperti che la Ue accetti la prospettiva di due matrimoni in contemporanea, visto che Sony e BMG sono già in fase avanzata.
Per EMI l¿annuncio del progetto di fusione BMG-Sony Music, il 6 novembre scorso, ha chiaramente complicato la situazione.
Anche se l¿industria discografica attraversa una crisi senza precedenti per via della pirateria (domestica e Internet), la prospettiva di vedere le major passare da 5 a 3, rischia di non essere accolta dalle Autorità della concorrenza europee.
Intanto le cose si stanno mettendo proprio male per EMI che, all¿indomani della notizia della decisione di Time Warner, è stamattina in caduta libera (-6,5%) a Londra, dove passa di mano a 158,50 pence con oltre 11,6 milioni di titoli già scambiati contro una media giornaliera di meno di 17 milioni di azioni.