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di Raffaella Notarianni –
L¿introduzione dell¿indice di qualità appare ¿importante e coraggiosa ma anche dovuta e ci rende servizio pubblico¿. Così commenta il presidente della Rai Lucia Annunziata, che sottolinea come ¿l¿informazione dovrebbe essere il punto più alto di riconoscimento¿.è questa la sfida per il servizio pubblico¿.
Soddisfatto anche il Direttore generale Flavio Cattaneo, secondo il quale la Rai ha realizzato un ¿mix equilibrato tra le esigenze della qualità e gli ascolti¿ aumentando l¿audience di 4-5 punti rispetto alla primavera, ¿incremento non a discapito della qualità se si valutano i dati nel loro insieme¿.
Il contratto, introdotto con la L. 206/93 art. 4 che ha fissato in tre anni la sua durata, integra in modo dettagliato la Convenzione Stato¿Rai in relazione alla disciplina degli ¿aspetti relativi agli obiettivi di razionalizzazione attinenti agli assetti industriali, finanziari e di produttività aziendale, nonché al miglioramento della qualità del servizio, all¿attività di ricerca e di sperimentazione, alla vigilanza e al controllo¿ (art. 3 Convenzione).
Il contratto di servizio rappresenta, come è noto, uno strumento atto a consentire una valutazione periodica dell¿attività e della realizzazione dei compiti della Rai, con un continuo processo di aggiornamento. Il vigente contratto di servizio, stipulato tra la Rai e il Ministero delle Comunicazioni il 23 Gennaio 2003, consta di 35 articoli e contiene alcune novità importanti: l¿istituzione di una Commissione di Qualità, la nuova formula del calcolo del canone che non obbedisce esclusivamente a criteri economici, ma si collega alla qualità (art. 28), uno spazio più ampio destinato alle trasmissioni per i disabili (art. 7), per le minoranze linguistiche, per le regioni. Infine, un elemento di forte e concreta novità del contratto è rappresentato dalla qualità dell¿offerta dei programmi della Rai, in quanto non enunciata soltanto in linea di principio, ma sottoposta a verifiche periodiche sia interne, attraverso specifici indicatori e parametri di valutazione, sia esterne, per mezzo di campionamenti rappresentativi dell¿utenza ¿per analizzare la percezione del telespettatore rispetto alla qualità della propria programmazione¿(IQS). Ulteriore conferma dell¿avvertita esigenza di un confronto continuo con la pluralità degli utenti sulla qualità dell¿offerta televisiva, è inoltre costituita dal centro di ascolto (art.2 punto 4), che recepisce le opinioni del pubblico sulla programmazione della Rai.
La novità più importante del vigente contratto appare senz¿altro, come fu osservato sin da subito, l¿istituzione della Commissione di Qualità, composta da quattro membri, di cui due designati dalla Rai e due scelti dal Consiglio Nazionale degli Utenti (NCU) tra ¿personalità di notoria indipendenza di giudizio ed indiscussa professionalità¿(art. 2); un rappresentante del Ministero coadiuva la Commissione nello svolgimento dei lavori. E¿ compito della Commissione verificare il raggiungimento degli obiettivi relativi alla qualità della programmazione Rai di cui ai punti 1 e 2 dell¿art.2. Sulla carta, il contratto di servizio vigente rilancia con maggior forza l¿idea di servizio pubblico televisivo che deve mantenere un ruolo rilevante nel futuro di questo settore delle Comunicazioni, proprio in virtù della ¿qualità¿, che deve (o dovrebbe) costituirne l¿elemento caratterizzante. La nozione di servizio pubblico televisivo non può essere immobile, ancorata a realtà lontane, ma un¿idea guida dinamica, al passo con il mutare dei tempi e il contratto di servizio, che definisce la qualità della programmazione ¿ il fine strategico della missione di servizio pubblico¿, sembra indicare proprio nella ¿qualità¿ uno degli aspetti imprescindibili del servizio pubblico televisivo.
Sin qui le buone intenzioni.
Resta da vedere se i principi della buona qualità si traducano realmente in buone pratiche. Se il flusso dei programmi offra con continuità esempi tangibili e regolari di uno sforzo continuo verso la individuazione di formati editoriali originali e in linea con i principi culturali e civili di un servizio pubblico. Se la corsa folle all¿audience riesca irrimediabilmente a trasformare l¿offerta televisiva, pubblica e privata, in una melassa simile a se stessa e con l¿impressione di un processo ineluttabile ed inarrestabile.
Tutto ciò in una Rai, pur particolarmente ricca di grandi professionalità ideative e produttive, la cui dirigenza sbircia con un occhio il video e con l¿altro i dati Auditel scanditi minuto dopo minuto.
Fino a quando?
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