Italia
di Guido Salerno
Direttore Generale
FONDAZIONE BORDONI
La televisione digitale terrestre interattiva si colloca in un momento storico particolare. A valle del successo del GSM, nel momento in cui i servizi via internet cominciano ad essere davvero maturi, nel momento in cui i modelli di pagamento attraverso carte prepagate sono sempre più accettati. E l¿industria italiana come dimostra la partecipazione a questo Convegno, copre l¿intera catena del valore.
Si tratta di mettere tutto insieme, in quella arte combinatoria di tecnologie e di mercato che è la chiave del successo dei nuovi servizi. Dove c¿è spazio per tutti, senza che nessuno debba essere forzato ad occupare segmenti estranei al suo coreBusiness. Come nella telefonia mobile, che ha dato valore alla trasmissione della voce ed alla trasmissione via radio, proprio quando sembrava che produrre radio e trasmettere la voce fossero mestieri da cui era difficile estrarre nuovo valore di mercato.
Il successo della televisione digitale terrestre interattiva si gioca su un modello combinatorio, come per la telefonia mobile. Ha già dalla sua parte la comodità della fruizione, la familiarità con l¿apparecchio televisivo, la sua tradizionale semplicità d¿uso, la enorme diffusione tra la popolazione, il posizionamento in termini di abitudine a trascorrere intere ore di fronte allo schermo televisivo. Ma può incorporare il mondo di internet ed i in particolare quello dei servizi al cittadino, ed i modelli di micro pagamento per servizi a valore aggiunto e di carta prepagata che hanno decretato il successo della telefonia mobile.
In pratica, la televisione digitale terrestre interattiva può costituire una piattaforma per la diffusione generale di servizi telematici a pagamento, simile a quella rappresentata in Francia dal ¿minitel¿, implementato a cavallo della metà degli anni Ottanta.
Ma con grandi, profonde differenze:
larga banda per la diffusione e pluralità di reti di ritorno per l¿interattività, invece del semplice canale telefonico;
piattaforma interattiva standardizzata ed aperta, in grado di supportare i servizi già realizzati su protocollo internet;
- pluralità di fornitori: di rete, di contenuti e di servizi.
Mantenendo invece ampie caratteristiche di sicurezza in termini di:
- identificazione dell¿utente, tipica della telefonia su rete fissa e del radiomobile SIM based;
- pagamento certo delle transazioni, con un pieno controllo della spesa da parte dell¿utente, attraverso il sistema prepagato, ampiamente sviluppato sia dalla telefonia pubblica sia dal radiomobile.
Si supera, così, anche il paradosso di internet basato sul revenue sharing tra fornitori di contenuti e gestori di rete del provento derivante dal tempo di connessione. Si tratta di un modello economico, basato sulla durata della connessione, che diviene sempre meno sostenibile a mano a mano che i costi di connessione si abbassano, che non premia la fornitura di servizi. Che porta, invece, i realizzatori dei portali a privilegiare prodotti basati sulla ¿perdita di tempo¿: dalle chat in poi¿.
Questo modello ha mostrato tre limiti invalicabili:
cannibalizza il mercato tradizionale. Basta pensare al fatto che mettere le informazioni in rete, in modo pressoché gratuito, riduce le vendite sui supporti nativi;
non crea incentivi alla messa in rete di nuovi servizi, se non quando la scelta è determinata dalla volontà di ridurre i costi operativi delle tecniche tradizionali di vendita o di informazione. Quando, cioè, per fare un esempio, è meno costoso mettere i sistemi di prenotazione e di biglietteria su internet piuttosto che farlo tramite operatore, ovvero tramite le reti di agenzie;
ma soprattutto non riesce a valorizzare i contenuti che transitano sulle reti. Anzi, a mano a mano che si diffondono i sistemi di accesso a banda larga, il solco tra tutela dei diritti e ritorno economico derivante dal loro sfruttamento si allarga.
Quali sono, quindi gli economics della televisione digitale terrestre?
La Fondazione Bordoni sta attentamente monitorando, attraverso un gruppo di lavoro formato da esperti universitari del massimo livello e da economisti interni questo processo, al fine di effettuare delle valutazioni ex-ante in termini di impatto sull¿economia generale, sulle famiglie, sulle imprese. Questo processo sarà tenuto sotto controllo nel tempo per capire se e dove la scienza economica ha colto con minor esattezza le variabili in gioco.
Oggi le valutazioni sono estremamente interessanti: per 25 milioni di famiglie, la spesa per l¿acquisto di decoder, cifrata in media a 150 euro ad apparecchio, comporta un esborso di 3 miliardi e 750 milioni di euro. Ma questo è ampiamente noto. Per sostenere lo sviluppo del sistema, si è simulato un mercato di fornitura di servizi, remunerato attraverso pagamenti cifrati come se si trattasse di SMS (con un prezzo pari a 20 centesimi di euro a transazione). Quindi, si è implementata la simulazione ripercorrendo la curva di sviluppo del medesimo servizio SMS.
Partendo da un consumo pari a 4 transazioni/mese il primo anno di utilizzo della televisione digitale terrestre ed arrivando nel quinto anno a 4 transazioni/giorno, si sviluppano nel quinquennio spese complessive pari a 7 miliardi ed 855 milioni di euro.
Cifra del tutto coerente con il valore del fatturato attuale degli SMS: visto che nel 2002 sono stati ricavati in Italia proventi per 1 miliardo e 636 milioni di euro, che assommano ad 8 miliardi e 180 milioni di euro in un quinquennio.
L¿ipotesi prevede che si parta con 500 mila famiglie che usano l¿interattività il primo anno, e si prosegua arrivando a 6 milioni di famiglie nel secondo anno, 20 milioni nel terzo anno, 23 milioni nel quarto, ed a 25 milioni di famiglie nel quinto anno. Questa cifra è ampiamente sufficiente, pur nella semplicità del modello utilizzato, a dimostrare la esistenza di un ampio volano di risorse in grado sostenere il processo di sviluppo della televisione digitale terrestre.
In termini di sistema economico, la spesa aggiuntiva delle famiglie, per decoder e per servizi, risulta pari a circa 11 miliardi di euro su un arco quinquennale. Questa spesa produce un incremento complessivo del Prodotto interno lordo di circa 30 miliardi di euro, con una crescita indotta pari, quindi, a 19 miliardi di euro. Crescita che si realizza su un arco di tempo di poco superiore a quello quinquennale in cui la spesa si genera, e comunque non superiore al quinquennio successivo.
Questa previsione si basa sulle stime più prudenziali e non considera il contributo alla crescita economica dato dalle spese di investimento degli operatori di rete, dei fornitori di contenuto e di servizi.
La transizione verso la televisione digitale terrestre interattiva può rappresentare, a livello europeo, dal punto di vista industriale, tecnologico e della diffusione dei servizi al cittadino, una occasione davvero importante: perché si fonda sulla integrazione delle reti, sulla interoperabilità dei servizi esistenti, su modelli di business collaudati.
La sfida è rappresentata dalla realizzazione di un sistema semplice, intuitivo, che ripeta gestualità ormai consuete, che non richieda improbabili alfabetizzazioni informatiche. Semplice come accendere il televisore, usare il telecomando, scorrere il televideo, ricaricare la scheda prepagata del telefonino o comprare la carta prepagata per i telefoni pubblici.
La comodità di un prodotto e la facilità di utilizzare un servizio sono da sempre la chiave delle grandi rivoluzioni tecnologiche. I sistemi di illuminazione pubblica a gas sono stati rapidamente sostituiti dalle reti elettriche nonostante si trattasse di grandi investimenti da rifare per via della semplicità del nuovo sistema. La comodità e la facilità sono valori tangibili, che i consumatori riconoscono e premiano. La complessità rappresenta un fattore che invece riduce la platea dei fruitori, come accade ancora per l¿accesso ad internet.
Il personal computer nasce dalle applicazioni di ufficio, di un terminale video collegato all¿elaboratore centrale dell¿azienda. Si è evoluto, perché ha capacità di elaborazione autonome, perché è connesso alle reti di telecomunicazione e così si collega con tutti coloro che mettono i propri dati a disposizione, su internet. Ogni sforzo si è fatto per renderne semplice l¿uso e veloce la connessione con l¿esterno: ma rimane collegato alle reti telefoniche tradizionali e poco semplice da usare.
La televisione è nata per la famiglia, per l¿ambiente domestico, per lo svago e per l¿informazione. Il televisore ha dentro di sé solo quello che serve: non è come i personal computer, che spesso sembrano martelli da 300 chili utilizzati per mettere puntine da disegno! Spesso è l¿unico canale informativo per gran parte della popolazione. Arricchirlo con ulteriori servizi ed informazioni, senza tradirne le caratteristiche, è l¿obiettivo della televisione digitale terrestre interattiva.
La tecnologia esiste, i servizi anche, il potenziale economico di mercato è chiaro, il contesto normativo prevede ed incentiva questa trasformazione.
Sono certo che dagli interventi al Convegno emergeranno tutti gli spunti necessari per fare di questa trasformazione un successo per l¿industria europea, cui l¿Italia vuole dare un contributo determinante.
Il Rapporto sulla Televisione Digitale Terrestre di key4biz.it