Stati Uniti
l’operatore telefonico Usa MCI (ex WorldCom) ha ottenuto il via libera del tribunale fallimentare all’uscita dal regime di bancarotta, dopo 15 mesi di severa riorganizzazione e di amare rivelazioni circa le più gravi manipolazioni fiscali mai effettuate da un¿azienda americana.
¿Il giudice Arthur Gonzalez ha approvato il piano di ristrutturazione di MCI, aprendo la strada all’uscita dal Chapter 11¿, si legge nel comunicato diffuso venerdì dal Gruppo.
MCI si era già affrancata dal grosso del debito grazie alla conclusione di un accordo extra giudiziale raggiunto a settembre, quando i creditori – titolari del 96,5% dei 41 miliardi di dollari di debiti dell’ azienda – hanno approvato il piano che prevede il pagamento nei loro confronti di 36 centesimi per ogni dollaro dovuto dalla società.
Il gruppo non ha fornito ulteriori dettagli finanziari sul piano approvato dal giudice Gonzalez.
Secondo le indiscrezioni circolate sulla stampa, tuttavia, il gruppo sarebbe riuscito a cancellare oltre il 90% del debito di 41 miliardi di dollari, arrivando a un passivo non superiore ai 5 miliardi.
¿E¿ un grande giorno per MCI. Contro ogni attesa, abbiamo ottenuto questa conferma più velocemente di quanto chiunque potesse immaginare¿, ha dichiarato trionfante il presidente Michael Capellas, dedicando l’inizio di una nuova era, possibile grazie ai ¿¿55 mila dipendenti di MCI e ai 20 milioni di clienti¿ rimasti legati all’azienda.
Capellas ha ugualmente insistito sulla ritrovata integrità della compagnia, resa possibile da una direzione completamente rinnovata. l’era di Bernie Ebbers, ex presidente e maggiore indagato per lo scandalo che ha portato l’allora WorldCom al tracollo, è stata infatti caratterizzata dall’inadeguatezza del cda ad opporsi ai voleri di un presidente despota, inchiodato alle sue responsabilità da più di un dossier nonostante le sue continue dichiarazioni di non colpevolezza.
Ebbers, tuttavia, continua a dichiararsi non colpevole e non
l’ex numero due di Hewlett-Packard, ci tiene anche a sottolineare che dal suo arrivo, dieci mesi fa, alla testa di WorldCom (in aprile ribattezzata MCI dal nome della propria divisione di servizi residenziali long distance) ha ricoperto il ruolo di direttore finanziario, amministratore delegato e responsabile legale.
La compagnia di telecomunicazioni, numero due sul mercato statunitense, si è posta sotto la protezione del Chapter 11 nel luglio del 2002, dopo la scoperta di malversazioni contabili in un primo tempo stimate pari a 4 miliardi. Alla fine dei conti, la frode si è gonfiata per arrivare ben oltre la cifra iniziale, a 11 miliardi di dollari.
Ma questo è ormai storia.
Adesso, MCI si vanta di aver raggiunto una forte tesoreria e un bilancio sano, e il suo ritorno sulla scena rischia, secondo gli analisti, di turbare ulteriormente un mercato delle telecomunicazioni, quello Usa, già abbastanza scosso. Il basso livello d’indebitamento raggiunto potrebbe infatti permettere a MCI di ottenere finanziamenti più facilmente della concorrenza. E non è un vantaggio da poco, vista la guerra dei prezzi che si profila all’orizzonte.
La concorrenza dunque, cerca di difendersi come può: AT&T, che ha dichiarato un debito pari a circa 18 milioni di dollari ha deciso, insieme a SBC Communications e Verizon di trascinare MCI in tribunale. Le tre compagnie accusano MCI di aver guadagnato illecitamente centinaia di milioni di dollari dal 1994, ¿mascherando¿ le chiamate long distance da chiamate locali per evitare di versare a diversi operatori locali i diritti di accesso speciali alle loro reti. MCI, da canto suo, smentisce le accuse, definendole una manovra della concorrenza per ritardare la sua uscita dalla bancarotta.
E anche il governo degli Stati Uniti ¿ pressato dalle associazioni dei consumatori ¿ha fatto la sua parte escludendo l’ex WorldCom da ogni contratto federale, dal momento che la disastrata azienda mancherebbe degli adeguati requisiti etici. La General Service Administartion (GSA), l’agenzia responsabile dell’amministrazione dei servizi generali del Governo degli Stati Uniti, non ha comunque cancellato i contratti federali esistenti, grazie ai quali il gruppo guadagna circa un miliardo di dollari all’anno. Le commesse governative sono continuate anche dopo la scoperta degli illeciti fiscali: l’ultima, nel mese di maggio, quando l’azienda si è aggiudicata un appalto da circa 45 milioni di dollari la costruzione di una rete wireless in Iraq.