Italia
Mentre l¿Europa s¿interroga ancora sul fallimento del Wap e sui colossali costi per il lancio dell¿Umts, l¿i-mode – a otto mesi dal lancio – continua la marcia sul Vecchio Continenteallaconquista delprimo milione di clienti.
Lo standard, però, non sembra aver ricevuto in Europa la stessa calorosa accoglienza riservatagli in Giappone, dove i servizi sono partiti nel 1999 e hanno convinto 8,5 milioni di utenti ad abbonarsi, con 38 milioni di terminali abilitati e un giro d”affari di 7 miliardi di euro.
L¿operatore francese Bouygues Telecom, che insieme all¿olandese KPN e alla spagnola Telefonica ha adottato lo standard giapponese, ha appena annunciato che la propria base clienti ha raggiunto questo mese quota 300mila. Bouygues aggiunge anche che i clienti sarebbero pienamente soddisfatti delle applicazioni, visti gli alti tassi di utilizzo dei servizi, lanciati nel dicembre 2002 in seguito ad un accordo con NTT DoCoMo.
Il numero dei clienti i-mode sugli altri mercati europei è in linea con la Francia ¿ 600 mila utenti in tutto a fine giugno ¿ ma,evidentemente, c¿è ancora molto da fare per eguagliare il record nipponico di abbonamenti al servizio. Per la fine di quest¿anno, l¿i-mode dovrebbe arrivare anche in Italia, grazie ad un accordo tra Wind e NTT.
I numeri presentati dagli operatori i-mode non avrebbero, forse, destato tanta perplessità se allo stesso tempo, Vodafone non avesse reso noto che i servizi Vodafone Live! ¿ lanciati a ottobre 2002 in 8 Paesi e ora disponibili in 13 ¿ hanno conquistato 3 milioni di clienti. I mercati più importanti, la Germania con oltre un milione di sottoscrittori, la Gran Bretagna (710.000) e l¿Italia (430.000).
Bisogna ricordare, però, chenel caso di Vodafone non stiamo ancora parlando diUmts, ma quasi. I servizi Live! attualmente utilizzano infattiil sistema di trasmissione a pacchetto GPRS, ma domani saranno supportati dal 3G, che il colosso britannico lancerà entro la metà del 2004.
E c”è da aggiungere che i servizi di terza generazione di Hutchison Whampoa, conglomerata cinese cui fanno capo in Italia gli interessi dell¿operatore wireless H3G, hanno conquistato in sette mesi520.000 utenti tra l¿Italia e la Gran Bretagna.
Il gruppo – cheopera col brand 3– spera comunque di riuscire ad arrivare a un milione di abbonamenti entro marzo dell”anno prossimo.
Il successo dei servizi Vodafone – che in un primo momento sembravano dover soccombere sotto il successo riscosso dall¿i-mode specialmente in Olanda ¿ solleva dunque nuove questioni riguardo al futuro delle comunicazioni mobili in Europa.
E¿ vero, lo standard giapponese prosegue non troppo spedito se si paragonano i nostri mercati a quello nipponico, ma è anche da considerare il fatto che gli attuali servizi 3G non sembrano avere lo stesso appeal di quelli proposti da NTT e 3 milioni di clienti sono una goccia nel mare dei quasi 40 milioni di abbonamenti all¿i-mode nel mondo.
Secondo Kei-ichi Enoki, uno dei responsabili a livello mondiale della piattaforma i-mode, il problema è puramente una questione di marketing: i servizi i-mode europei dispongono di troppo poca varietà di terminali compatibili sul mercato. Ci sono pochi modelli di cellulari i-mode in vendita, insomma. Lo scenario, ovviamente, è destinato a cambiare: numerosi produttori (tra cui Samsung e Mitsubishi) sono pronti a costruire terminali compatibili, affiancando Toshiba e NEC, attualmente gli unici produttori di terminali i-mode per l¿Europa.
Anche la diffusione europea della rete i-mode è destinata ad aumentare. Nei Paesi dove è già presente, NTT DoCoMo è in trattative con numerosi operatori, soprattutto in Spagna, Francia e Belgio. ¿Quando abbiamo introdotto i primi telefoni con fotocamera in Giappone – ha spiegato Enoki – gli utenti, inizialmente, hanno generato molto traffico inviandosi fotografie. In seguito, visti gli alti costi di trasporto, il traffico dati su rete mobile è calato repentinamente e ora gli utenti preferiscono scattare fotografie col proprio telefono e mostrarle agli amici direttamente sul display: questo significa che gli operatori non guadagnano nulla da tutto ciò¿.
Gli operatori nostrani che si sono lanciati nella costosissima avventura 3G ¿ come si è gia sottolineato da più parti e come evidenziano anche le parole di Enoki – non dovrebbero dunquetrascurare l¿aspetto contenuti, perché è proprio sui contenuti che si gioca la battaglia più importante dal momento che i profitti legati alle trasmissioni vocali sono destinati a calare e il futuro delle comunicazioni mobili, dicono gli analisti, è rappresentato dai dati.
E l¿i-mode ha dimostrato che il download di giochi o la gestione della posta elettronica tramite telefonino può rappresentare un business interessante: in quattro anni, infatti, i servizi nati attorno allo standard sono arrivati a rappresentare il 20% del giro d”affari globale, mentre gli utenti europei fanno ancora fatica ad accettare di dover pagare per vedere i gol della propria squadra del cuore sul cellulare o per pagare la bolletta.
Nel paese nipponico, invece, il 78% degli utenti usa già quotidianamente il telefonino per transazioni, acquisti e invio di eMail. L¿enorme successo riscosso risiede principalmente nel fatto che, per prima cosa, NTT DoCoMo ha offerto ai suoi clienti una struttura tariffaria molto attraente: secondo il modello seguito in Europa, c”è un canone mensile che include una certa quantità di dati. Bouygues propone un abbonamento di 5 euro per 750 KB, sufficienti per circa 50 eMail inviate/ricevute e 200 pagine caricate. Poi si paga un eccedenza (1 cent a KB), ma si possono avere anche tariffe tutte a consumo.
L”accesso ai siti, che offrono servizi di natura molto più varia rispetto a quelli di Vodafone Live! (dai giochi all”elenco del telefono, dalle mappe alle funzioni bancarie), si paga a parte, con un canone mensile da 1 a 3 euro. Molti sono però gratuiti. È così in tutti i Paesi europei dell”i-mode. Per quanto riguarda l¿Italia, Wind non ha ancora stabilito le tariffe.
In Giappone, inoltre, NTT ha creato un proprio portale diviso in quattro grandi aree (Transaction, Information, Database, Entertainment), che ha riempito attraverso accordi con società fornitrici di contenuti e servizi: inizialmente erano 480, oggi se ne contano più di 10.000 (compresi 20 motori di ricerca).
Un consenso tanto massiccio è dovuto anche al fatto che NTT, oltre che intermediario tecnologico fra utente e content provider, si è assunto anche il compito di fatturare i servizi consumati dagli utenti facendoglieli pagare attraverso la loro bolletta. In questo modo una società che voglia diventare partner nella fornitura di contenuti, appoggiandosi al sistema di pagamento dell”operatore nipponico, può partecipare ad una parte dei ricavi derivanti dalle bollette, e allo stesso tempo concentrarsi solo sul suo ruolo primario.
Insomma, non resta che aspettare Natale e il lancio dell¿i-mode anche nel nostro Paese per sapere se, ancora una volta, i giapponesi abbiano colto nel segno anticipando di gran lunga la tanto attesa ¿ in Europa – rivoluzione wireless.