Italia
Concluso l¿appuntamento di Cernobbio organizzato dal Ministero delle Comunicazioni sul tema della Tv digitale terrestre, ci pare utile dare qualcheinformazione, ma anche esprimere alcune considerazioni sulle certezze, sulle criticità e sugli equivoci che, ci sembra, rimangono sul tavolo di discussione e di operatività del digitale terrestre.
Veniamo alle informazioni.
La manifestazione di Cernobbio si è chiusa con la sottoscrizione di un Memorandum of Understanding (MoU) sottoscritto da Rai, Mediaset, La7 e Fondazione Bordoni, che prevede ¿¿la costituzione di un organismo aperto all¿adesione di tutte le imprese interessate allo sviluppo del Digitale Terrestre in Italia. I lavori di tale organismo saranno coordinati dalla Fondazione Ugo Bordoni¿.
L¿accordo è centrato essenzialmente su 3 punti:
1) ¿¿il gruppo di lavoro italiano ¿ il cui scopo è quello di garantire la interoperabilità tra le reti e un livello di servizio all¿utente funzionali al successo del digitale ¿ è aperto a tutti gli operatori e organismi rappresentativi nazionali interessati al suo sviluppo. Al fine di consentire la massima trasparenza, vi sarà una costante consultazione con il Ministero delle Comunicazioni e con l¿Autorità Garante delle Comunicazioni¿;
2) ¿¿nel rispetto del principio di neutralità tecnologica, e proprio in virtù della sua stessa natura non discriminatoria, questo nucleo operativo mira inoltre ad un confronto aperto con i soggetti titolari di piattaforme digitali diverse dalla radiodiffusione terrestre¿;
3) ¿¿il coordinamento da parte della Fondazione Ugo Bordoni si fonda sulla legge n.3 del 16 gennaio 2003 che la incarica della ¿supervisione tecnica di attività di sperimentazione di trasmissioni televisive digitali terrestri e di servizi interattivi¿, con particolare riguardo alle applicazioni nell¿area dei servizi pubblici e delle interazioni tra i cittadini e l¿Amministrazione dello Stato¿.
Facciamo ora qualche generica considerazione.
Quanto al punto 1), lo schema operativo sembra essere strutturato con una modalità che prevede un ruolo di interfaccia della Fondazione Bordoni, ruolo non aggirabile.
Ci sembra si tratti di una modalitàrestrittiva della ordinaria dialettica che le imprese devono avere con il ministero delle Comunicazioni e, ancor di più, con l¿Autorità delle Comunicazioni.
Certo le imprese saranno libere di interloquire con le istituzioni, ma il framework indicato offre (o impone) delle rigidità.
Diciamo che chi le aggirerà darà all¿occhio.
Naturalmente in operazioni così rilevanti deve essere ben chiaro il ruolo dello Stato ed il ruolo delle imprese pubbliche. Ha ragione il presidente dell¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, prof. Enzo Cheli, a dire ¿..che il passaggio al digitale non è una cosa da affidare in toto al mercato¿.
Ma è pur vero che non è possibile che il Mercato passi per le stanzedella Burocrazia.
Quanto al punto 2), viene legittimamente indicato il principio di ¿neutralità tecnologica¿, da applicare (ci pare riduttivamente) al solo rapporto tra la piattaforma della Tv digitale terrestre e le altre piattaforme tecnologiche televisive e non. Qui va ricordata la recente Comunicazione del commissario Erkki Liikanen con la quale la Commissione Ue suggerisce ai Paesi membri gli errori da evitare in tale processo di transizione e le modalità attraverso cui privilegiare i temi comuni su cui articolare il piano di switch-over, temi che devono rispondere a precisi requisiti: trasparenza, proporzionalità rispetto alle esigenze del Paese, certezza temporale, e, per l¿appunto, ¿neutralità¿ tecnologica, per evitare azioni discriminatorie nei confronti delle imprese del settore, dal momento che un atteggiamento non proprio risapondentealtererebbe le regole irrinunciabili di una corretta competizione.
E¿ evidente che il problema si pone anche, o forseinnanzitutto, per le varie soluzioni tecnologiche adottabili per la Tv digitale terrestre,ancor prima di quelle adottate nei confronti delle altre piattaforme televisive e non.
Naturalmente, l¿accordo sottoscritto a Cernobbio tra broadcaster (Rai, Mediaset e La7) e Fondazione Bordoni è un accordo di massima, di poche righe, ma sarà forse utile porsi alcune domande.
Che fine faranno le televisioni locali nello schema operativo previsto per la fase di sperimentazione? E a regime? E sulla trasmissione di programmi non televisivi?
Che ruolo avranno i bacini locali, ovvero quelli che valorizzano il territorio, con i broadcaster nazionali?
E, ancora, dal momento che le reti nazionali non potranno fare trasmissione locale di dati, perché si stanno attrezzando per far ciò?
L¿istituzione di settore intende assumere un atteggiamento di esecuzione pedissequa delle normative vigenti, imponendo l¿esclusione della trasmissione dati dalla operatività dei broadcasters nazionali?
O no?
Come si vede, siamo ancora ai preliminari. Verrebbe voglia di suggerire che anzichècorrere a testa bassa, per le più svariate ragioni, sarebbe forse utile fermarsi un momento,percalibrare ruoli, obiettivi e ragionevoli scadenze temporali.
Il Rapporto sulla Televisione Digitale Terrestre di key4biz.it