Mondo
Il mondo delle telecomunicazioni è alla continua ricerca di nuove fonti di profitto che riescano a compensare il calo delle entrate legate allo scambio vocale e di nuove applicazioni in grado di pilotare il passaggio alle reti di convergenza voce-dati.
Per un momento, alla fine degli anni ¿90, sembrava che gli operatori delle telecomunicazioni mondiali fossero sul punto di abbandonare le proprie tecnologie centenarie per adottare gli standard utilizzati dal web, ritenuti più veloci, economici e versatili. Alcune aziende erano convinte del fatto che sviluppare e installare il cosiddetto protocollo IP fosse un passo dovuto, per trovarsi in vantaggio quando il resto delle reti telefoniche fosse stato convertito su questo standard.
Sembrava che il cambiamento epocale fosse alle porte. Ma così non è stato. La crisi che ha colpito il settore dal 2000, in seguito allo scoppio della bolla tecnologica, ha causato infatti il crollo degli investimenti e l¿abbandono dei sogni IP.
Durante i tre anni di recessione, i produttori di infrastrutture hanno ugualmente cercato di vendere i dispositivi basati sul protocollo Internet con la promessa di un netto risparmio sui costi.
Ma le promesse non potevano corrispondere alla realtà, poiché il numero di linee telefoniche cominciò a diminuire in concomitanza con l¿esplosione delle telecomunicazioni mobili e comunque la gente preferiva restare fedele al vecchio telefono fisso, che continuava a funzionare alla perfezione.
Passati gli anni più bui della crisi, con la maggior parte delle aziende ancora in fase di ristrutturazione, si torna a parlare di convergenza voce-dati–video e di nuove frontiere nella vendita dei servizi.
Le compagnie telefoniche, però, vogliono andare aldilà del semplice risparmio sui costi: ora sono interessate prima di tutto a nuove strade per generare profitti.
E così i fornitori puntano ancora sull¿importanza del protocollo IP come piattaforma per sviluppare nuovi, redditizi, business. Almeno così la pensa Mark E. Tolliver, chief strategy officer di Sun Microsystems, secondo cui la transizione dalle reti tradizionali però sarà più lenta di quanto ci si possa immaginare, sebbene essa sia inevitabile.
Secondo John Chambers ¿ CEO di Cisco Systems ¿ in alcune zone come l¿Asia, l¿Europa orientale e il Medio Oriente, dove le infrastrutture per le tlc sono attualmente limitate, potrebbero volerci anche 10 anni prima di completare il passaggio alle nuove tecnologie. Mentre nei Paesi più avanzati tecnologicamente la transizione potrebbe avvenire nel giro di tre – sette anni.
Siamo a un punto, dicono gli analisti del settore, in cui non avrebbe senso sia per le aziende che per i service provider costruire, supportare e gestire due reti distinte per la voce e per i dati ed è anche chiaro che il perfezionamento delle reti telefoniche per permettere la trasmissione dei dati non rappresenta certamente una soluzione vincente, mentre l¿aggiornamento delle reti IP, infrastruttura ideale per questo tipo di trasmissione, appare una soluzione economicamente più conveniente e tecnologicamente superiore.
La comunicazione attraverso il protocollo IP avviene, infatti, tramite lo scambio di pacchetti che condividono lo stesso circuito. Il sistema è molto più efficiente delle tecnologie telefoniche che riservano un¿intera linea ad una sola chiamata. Le reti IP sono inoltre più economiche da implementare e da gestire rispetto alle reti a commutazione di circuito e utilizzano tutta l”ampiezza di banda per trasportare contemporaneamente voce, video e dati, assegnando una priorità più elevata ai pacchetti vocali.
Ma da dove arriveranno esattamente i profitti legati all¿IP? La convergenza di voce e dati e video su un”unica rete porta molti vantaggi: primo fra essi la riduzione dei costi di rete, ma anche miglioramento nel rendimento dei singoli impiegati. Tuttavia, spiega Roberto Abati della società Mate,¿…In un sistema informativo più flessibile ed efficiente (…) La decisione delle società viene presa non solo sul piano prettamente finanziario (valutando per esempio la riduzione del TCO – Total Cost of Ownership, cioè costo di possesso), bensì soprattutto sul piano dell¿efficienza e del “valore”, cioè della resa derivante dall¿adozione di una soluzione di network computing. La semplicità dell¿interfaccia utente, il minor costo di sviluppo e manutenzione del software aziendale, il minor tempo di realizzazione del software stesso sono vantaggi competitivi che portano più facilmente le aziende verso il network computing¿.
A puntare su questa soluzione, tra gli altri, Sun Microsystem, con l¿idea che gli attuali Pc, costosi e complessi, vengano nel prossimo futuro sostituiti da macchine semplificate composte da un monitor, una tastiera e un piccolo dispositivo in grado di leggere una memory card personale. L¿utente potrà dunque, accedere ai propri dati ¿ dalle eMail a tutti i tipi di file ¿ attraverso questa memory card, dovunque si trovi. Le aziende potranno trarre profitto dall¿hosting dei dati e dall¿aumento del traffico generato dall¿entrata massiccia degli utenti nel sistema di gestione.
Il desktop alternativo di Sun, la cui introduzione sul mercato è prevista verso la fine di quest”anno, consentirà di ridurre drasticamente i costi per postazione di lavoro in ambienti business, gestendo in maniera dinamica le risorse e i componenti dei Data Center (quali server, sistemi di storage, software e componenti di networking) e facendoli operare come se fossero un singolo potente computer di rete.
Ma c¿è di più: Alcatel ad esempio sta commercializzando sistemi di telefonia IP PBXs che consentono alle aziende telefoniche di offrire servizi video attraverso le linee DSL (Digital Subscriber Line). E proprio questa caratteristica, seppur ancora lontana, appare ora un po¿ più reale.
La scorsa settimana, Microsoft ha svelato un nuovo software in grado di supportare la Tv e altre forme di video distribuite sul web dalle telecom. E anche HP ha rivelato l¿intenzione di entrare nel mercato, annunciando la costruzione di un¿infrastruttura di telecomunicazioni basata sugli standard di Internet.
In un modo o nell¿altro, resta il fatto che i servizi sono essenziali, se l¿industria delle telecomunicazioni vuole risollevarsi. Il semplice taglio ai costi non è più una strategia perseguibile.
¿In passato ¿ dice Phillip McKinney di HP – le compagnie erano contente di introdurre 10 nuovi servizi all¿anno. Ma il business sta cambiando. In futuro ce ne vorranno almeno 500. Non ci sarà nessuna killer application, solo micromercati. E da lì arriveranno i profitti¿.
Speriamo che almeno qualcuna riesca a conquistare il mercato.