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Gli avvocati della Recording Industry Association of America (RIAA) hanno annunciato di aver cominciato a proporre accordi stragiudiziali per gli internauti sospettati d¿aver violato le norme sul diritto d¿autore praticando il file-sharing di musica sulle reti peer-to-peer. Si eviterebbe così di arrivare in tribunale.
La RIAA, che ha avviato una vasta campagna di persuasione legale contro gli utenti che scambiano file musicali in formato Mp3 sul Web, ha dichiarato di aver contattato 204 sospetti questa settimana per proporgli ¿accordi amichevoli¿.
L¿associazione, che rappresenta l¿industria americana della musica, ha avviato da settembre procedure legali contro diverse centinaia di internauti, sperando di ostacolare la pirateria musicale, colpevole della drastica riduzione di vendite di CD.
Tra gli internauti perseguiti figurano una ragazzina di 12 anni e un anziano di 71 anni, questo ha portato alcuni avvocati e associazioni di difesa dei consumatori ad accusare i discografici di eccesso di zelo.
La RIIA ha desso deciso di modificare la propria strategia, per cui da questa settimana, agli utenti sospettati di praticare il file-sharing illegale verrà inviata una lettera per metterli nella condizione di negoziare senza arrivare in sede di giudizio. Se nei dieci giorni seguenti il sospettato non risponde si procederà per vie legali.
Fino a oggi l¿associazione è riuscita a chiudere con accordi stragiudiziali 64 casi.
La legislazione sul diritto d¿autore negli Stati Uniti prevede, per chi viola le norme in materia, multe che possono arrivare fino ai 150.000 dollari.
La maggior parte degli accordi stragiudiziali si sono chiusi su somme inferiori ai 5.000 dollari.
¿Alla luce delle polemiche sollevate, noi vogliamo (¿) offrire agli utenti di servizi illegali di file-sharing, una possibilità di uscirne, prima di essere coinvolti in un¿azione giudiziaria¿, ha dichiarato in un comunicato il presidente della RIAA, Cary Sherman.
I membri della RIAA includono le divisioni americane delle cinque major discografiche: Warner Music Group (Time Warner); Sony Music Entertainment (Sony); Universal Music Group Recordings (Vivendi Universal); EMI Music North America (EMI Group); e BMG Music (Bertelsmann AG).
Dall¿altra parte, il fronte dei colpevoli, parliamo dei siti accusati di praticare la pirateria di musica mettendo a disposizione degli utenti i servizi P2P, si dice disposto ad andare incontro alle richieste dei discografici e a negoziare.
KaZaA, Grokster o eDonkey si dicono d¿accordo a prevedere degli abbonamenti per l¿accesso ai loro servizi, prevedendo anche una retribuzione per le case discografiche.
Secondo una prima stima, le major potrebbero raccogliere circa 900 milioni di dollari al mese rendendo pagabili i loro servizi.
Un accordo che avrebbe il vantaggio di soddisfare i due campi nemici e che sarebbe anche un buon mezzo per ridurre il numero dei pirati che scaricano illegalmente musica su queste reti.
Ma è necessario, perché questa iniziativa riesca, che le major autorizzino i siti di scambio basati sulla tecnologia P2P a utilizzare il loro catalogo di artisti.
Kazaa ed eDonkey beneficerebbero, quindi, di una sorta di licenza, più o meno simile a quella che gestisce le relazioni tra le case discografiche e le radio.
Queste ultime retribuiscono le case discografiche in percentuale del loro fatturato.
Una soluzione che, però, le case discografiche hanno sempre rifiutato di estendere alle reti di file-sharing, adducendo come pretesto che quel tipo di licenza non è compatibile con Internet.
Le cinque major potrebbero rivedere le loro posizioni se, i proprietari dei siti di file-sharing decidessero di abbandonare una volta per tutte la musica piratata.
Una decisione che però l¿associazione P2P United, alla quale hanno aderito Morpheus, eDonkey, Groskster e Limewire, si rifiuta di prendere.
Secondo loro, l¿arrivo dei file legali contribuirebbe a sradicare la pirateria, ma sicuramente le major imporrebbero successivamente altre condizioni.
Ricordiamo che al momento tutte le major, eccetto BMG, hanno trascinato in tribunale Bertelsmann per ottenere un risarcimento per i danni cagionati da Napster, il più noto e ormai off-line sito di file-sharing.
Il Gruppo tedesco è accusato dalle case discografiche di aver sostenuto il sito pioniere del P2P.
Una situazione che potrebbe ripetersi oggi con Kazaa o Morpheus, che sono in causa con le major per aver infranto le regole del copyright.