Italia
Il disegno di legge di riforma del sistema radiotelevisivo che porta la firma del ministro Maurizio Gasparri è ormai in dirittura d¿arrivo. Per settimane i due blocchi contrapposti dei sostenitori e dei resistenti si sono affrontati con modalità senza precedenti. Con un dibattito forte che si è alimentato di toni drammatici e che haregistrato una sorda frattura tra maggioranza e Quirinale, una polemica a tratti chiassosa tra i partiti della maggioranza ed una rissa all¿arma bianca tra maggioranza e opposizione
E¿ evidente a tutti che la posta in gioco è particolarmente elevata.
A questo importante passaggio l¿Isimm ha dedicato un convegno dal titolo ¿La legge Gasparri al traguardo¿. Un titolo fin troppo gaio per lo scontro registrato in Parlamento e fuori. Il traguardo è un termine di lessico prevalentemente sportivo che indica il coronamento di un percorso faticoso e rappresenta il giusto premio per l¿atleta che lo ha conseguito; atleta che dal giorno dopo potrà pensare a migliorarlo o a goderselo.
Qui abbiamo una legge complessa, che ha scatenato polemiche su polemiche. Una legge che sarà approvata nelle prossime settimane, ma che ben lungi dal chiudere la partita aprirà probabilmente nuovi fronti di costituzionalità e comunque di riapertura dei termini (come peraltro accade a tutte le leggi, che possono essere approvate e poi ridiscusse e poi modificate). In sostanza il quadro appare con una morfologia del tutto dinamica e per nulla scolpita nel marmo.
La sala è apparsa sin da subito troppo piccola per l¿evento. Una grande partecipazione che tradiva forse l¿attesa di uno scontro tra posizioni contrapposte. Una sala carica di tensione, con il ministro Gasparri inusualmente presente dalla prima mattinata sino alla chiusura, dal primo minuto sino all¿ultimo. Vigile e attento su ogni piega. Con un dibattito spuntato in cui eufemismi e perifrasi si sono rivelati i padroni incontrastati del dibattito. Ma in cui si è parlato troppo poco di SIC con una vistosa assenza del mondo editoriale, a favore di una presenza pressoché esclusiva del solo mondo televisivo.
Il presidente dell¿Isimm, Enrico Manca, ha definito la legge ¿una scelta strategica che punta con forza sul digitale terrestre. Una scelta che è un reale passo avanti e positivo¿. Dopo aver affermato che l¿Italia è chiamata a costituire ¿una terza via della multimedialità¿, Manca ha espresso riserve sul destino del servizio pubblico, anche se, ha detto, sulla privatizzazione della Rai c¿è ¿una sorta di convergenza tra centro-destra e centro-sinistra¿.
Sabino Cassese, dell¿Università di Roma ¿La Sapienza¿, ha ricordato che nel settore radiotelevisivo, ¿dal 1984 si procede con rinvii e legalizzazioni di fatto¿. Per Cassese, questa legge si pone su ¿un crinale tra passato e futuro, che avrebbe potuto collegare meglio¿. Quanto alle ipotesi di incostituzionalità della Gasparri, Cassese ha ricordato che la legge non scioglie il termine del 31 dicembre 2003 fissato dalla Corte Costituzionale per un cambiamento dell¿attuale sistema. ¿Questa data – si è domandato Cassese – è dunque da considerare come un inizio e o un termine di una fase?¿.
Marcello Clarich, della Luiss, ha parlato di ¿difficoltà a rimuovere gli ostacoli al duopolio¿. ¿La concorrenza – ha aggiunto – può essere uno strumento per raggiungere il pluralismo, ma le due cose non coincidono¿.
Commentando la Gasparri, Clarich ha affermato che ¿siamo in presenza di una di quelle leggi di sanatoria dell¿esistente. Il legislatore ne prende atto e guarda avanti¿. Secondo Clarich, comunque, questa legge va valutata come ¿strumento di politica industriale, e per il raggiungimento di questo obiettivo le risorse della Finanziaria appaiono insufficienti. Se lasciata al mercato, la transizione al digitale terrestre potrebbe avere tempi lunghissimi¿.
Giuseppe Richeri, dell¿Università di Lugano, ha esordito affermando che la legge Gasparri è ¿una grande opportunità e una grande sfida¿. Richeri ha poi invitato ad analizzare le esperienze europee di tv digitale terrestre, sottolineando la spinta che la legge dà a questa tecnologia. ¿Nel Regno Unito, la tv digitale terrestre è trainata dalla Bbc, con i soldi dei contribuenti: quasi 6 miliardi di euro da investire in 10 anni¿. Anche in Italia – ha fatto notare Richeri – ¿il problema grosso è quello delle risorse da investire. Per avere servizi di qualità occorre investire molto: nei servizi interattivi, nell¿eGovernment, nella riorganizzazione dei servizi marketing¿. D¿accordo con la tesi di Clarich, Richeri ha ribadito che senza incentivi pubblici il passaggio al digitale terrestre potrebbe richiedere anche 15-18 anni.
Il sen. Claudio Petruccioli, Presidente della Commissione Parlamentare di Indirizzo e di Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi, ha messo in guardia dai rischi di una “parlamentarizzazione” della Rai, che secondo la legge Gasparri avrà un Cda composto da otto membri più un presidente; di questi, cinque risulteranno espressione della maggioranza e tre dell”opposizione. “Avremo un maggiore peso delle logiche di partito” ha aggiunto Petruccioli.
“Il prossimo consiglio – ha poi concluso – durerà tre anni, non due come prima. E in questi tre anni ci saranno le elezioni europee e quelle politiche. Mi auguro quindi che si abbiano le giuste condizioni per affrontare questi eventi”.
Al dibattito ha preso parte anche Vincenzo Zeno Zencovich dell”Università di Roma Tre. “E” singolare – ha detto Zencovich – che l”attività radiotelevisiva sia stata fin dall”inizio assoggettata alle più restrittive forme di controllo”.
“A me pare che esista una specie di ossessione, come se esistesse un”unica televisione nazionale generalista. Disciplinare la materia avendo in mente solo questo tipo di televisione è sbagliato”, ha concluso.
Il convegno è quindi proseguito con una tavola rotonda dal titolo: ¿Il punto di vista delle aziende¿, moderata da Sandro Amorosino dell”Università di Roma ¿La Sapienza¿.
“L”organizzazione giuridica del sistema – ha affermato Amorosino – dipenderà non solo dalle leggi, ma da un coacervo di atti: direttive comunitarie, il testo unico al quale la legge Gasparri rinvia, norme tecniche, leggi esterne al settore”.
Riccardo Perissich, A.d. di Telecom Italia Media, ha subito attaccato: “Non tutto ci piace in questa legge – ha detto. Per esempio, che impone un limite asimmetrico a carico del nostro Gruppo. Un limite che con la scissione dell”attività editoriale (Seat Pg, ndr) non ha più ragione di esistere”.
Perissich ha definito invece “straordinariamente positivo” l”aspetto della legge legato alla tv digitale terrestre.
Un terreno sui cui le televisioni del Gruppo, La7 e Mtv, intendono impegnarsi. “La cosa interessante – ha fatto notare Perissich – è l”interattività. E le tecnologie più adatte per il canale di ritorno sono quelle degli operatori di tlc: adsl, gprs, umts. E” una sfida nella quale abbiamo investito 100 milioni di euro per l”acquisizione delle frequenze”.
Flavio Cattaneo, direttore generale della Rai, ha posto l”accento sul digitale terrestre e sulle possibilità offerte dall”interattività, soprattutto dal T-commerce. “Pensiamo – ha detto Cattaneo – a nuovi canali interattivi per le pmi, per la vendita diretta di prodotti”.
Secondo il direttore generale della Rai, la nuova tecnologia rappresenta una “importantissima occasione di sviluppo, al pari di altri investimenti infrastrutturali“.
Cattaneo ha poi ricordato il ruolo che il digitale terrestre può svolgere nell”alfabetizzazione verso i nuovi servizi, soprattutto per le persone “over 50” e la possibilità che nuovi soggetti entrino nel mercato, visto che la legge prevede che il 40% dei multiplex sia riservato a fornitori di contenuti.
Tullio Camiglieri, responsabile della comunicazione di Sky, ha dichiarato che per Sky è importante la possibilità di poter erogare molti canali. “La tv satellitare – ha detto – è complementare e non competitiva col modello terrestre”.
Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, ha esordito ricordando a quanti vedono in Mediaset un operatore dominante che in realtà si tratta del quarto gruppo operante in Italia nel settore dei media per fatturato, dopo Telecom Italia, Rai e Sky. Rispondendo alle critiche mosse al Sic, il sistema integrato delle comunicazioni, Confalonieri ha spiegato che il Sic c”era anche nella legge Mammì e nella Maccanico, solo che è stato “aggiornato perché la situazione nel frattempo è cambiata”.
“Inoltre – ha fatto notare il presidente di Mediaset – nella legge permane il divieto di posizioni dominanti, a prescindere dal Sic”.
Sergio Natucci, della RNA (Radio nazionali associate) ha sottolineato il peso della radio in Italia, con 36 milioni di ascoltatori complessivi al giorno e 1.500 persone che vi lavorano. Secondo Natucci, “questa legge apre delle prospettive vere, una fase di sviluppo per le nostre aziende”. Con il digitale, ha proseguito Natucci, “dopo 13 anni si riapre il settore, perché si liberano frequenze che dovranno essere riassegnate”.
Filippo Rebecchini, presidente della Frt (Federazione radiotelevisioni), ha posto l”accento sull”emittenza locale e sui timori che questa nutre nei confronti del passaggio al digitale terrestre. Quanto alla legge, si è detto soddisfatto: “Sono stati tolti dei lacci, c”è un aumento del bacino di utenza, la possibilità di collegare fra loro emittenti locali di varie regioni per un numero di ore superiore, è caduto il divieto di utilizzare le concessionarie nazionali per la pubblicità″. Rebecchini ha anche notato che “in Italia 600 emittenti locali sono forse troppe, ma l”80% dell”ascolto va a 80-90 emittenti, che saranno quelle che potranno sostenere l”impatto del digitale”.
Le conclusioni del convegno sono state affidate al ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. “Possiamo dire – ha affermato Gasparri – che oggi la legge c”è, che c”è un impianto”. Il ministro ha poi ribadito la necessità che la Rai non perda la pubblicità su una rete: “sarebbe un problema generale – ha detto – per i lavoratori, il sindacato, i cittadini”. Parlando della esigenza di accelerare il processo di transizione al digitale terrestre, Gasparri ha citato Chirac e Shroeder, che di recente hanno sottolineato come “la Bei (banca di investimenti europea) finanzi le infrastrutture immateriali, prime fra tutte le reti di tv digitale”. Rispondendo alle critiche mosse alla legge dagli editori, Gasparri ha ricordato che questa consente loro di entrare nel mercato della televisione, cosa che non potevano fare prima. Il ministro ha quindi concluso augurandosi che “la tappa del Senato sia decisiva”.
Ma il dibattito di stamane sembra suggerire che l¿opposizione al ddl Gasparri ha deciso di spostare lo scontro alle fasi successive all¿approvazione parlamentare.
In sostanza la partita non è per nulla conclusa e, per restare nell¿eufemismo sportivo, il traguardo sembra essere ancora una semplice tappa, anche dopo l¿approvazione da parte del Senato.