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Il ministro iracheno delle Comunicazioni, Haïdar al-Abbadi, ha comunicato i nomi delle aziende di telecomunicazioni che costruiranno le prime reti telefoniche mobili del paese, i cui sistemi sono stati largamente distrutti dai recenti bombardamenti.
Le compagnie telefoniche che si sono aggiudicate l”appalto sono l”egiziana Orascome le kuwaitiane National Mobile Telecommunications e Mtc. La Ot egiziana contribuirà a costruire la rete telefonica mobile a Baghdad e nell”Iraq centrale, la Mtc per il sud del paese e la terza, anche nota come Watamiya Telecom, per il nord. Le reti, dichiara il ministro, serviranno a “migliorare la sicurezza del Paese”.
La coalizione anglo-americana aveva lanciato la gara d”appalto per le reti di telefonia mobile nel giugno scorso, I termini dovevano scadere il 12 agosto ma la data è stata rimandata per via delle molte aziende interessate partecipanti. In base ai termini delle licenze, che divideranno il Paese in tre aree, ogni contratto avrà durata biennale per non legare le mani al futuro governo iracheno.
¿Il servizio ¿ si legge nel comunicato diramato dall¿amministrazione Usa che governa l¿Irak ¿ dovrebbe cominciare tra qualche settimana, noi speriamo da qui alla fine del mese¿. Il prezzo massimo dei servizi sarà di 10 centesimi al minuto.
Le concessioni per la ricostruzione dei network telefonici sono i contratti più redditizi del dopo-guerra iracheno, soprattutto per il fatto che durante la dittatura di Saddam Hussein i servizi di telefonia mobile erano stati banditi.
La scelta dello standard da utilizzare ha suscitato forti polemiche dal momento che l¿amministrazione americana spalleggia il CDMA, prodotto dalla statunitense Qualcomm, mentre il pragmatismo suggerirebbe l¿adozione del GSM, lo standard più diffuso al mondo e soprattutto nei paesi confinanti con L¿Iraq. Le autorità americane hanno dichiarato che le reti dovranno essere attive per metà novembre.
Subito dopo la guerra, un servizio di telefonia mobile in roaming era misteriosamente comparso a Baghdad, portato da Batelco, una società di telecomunicazioni del Bahrein. L¿amministrazione Usa ha costretto comunque l¿operatore a interrompere il servizio. La polemica è stata innescata da un deputato californiano, Darrel Issa, che ha definito il GSM un ¿obsoleto standard francese¿ e ha ribadito che la decisione sarebbe ingiusta nei confronti dei cittadini americani, nonché inaccettabile se si pensa che i soldi dei contribuenti statunitensi andrebbero a nazioni come Francia e Germania, che si sono opposte all”intervento militare in Iraq.
Attualmente l¿Iraq – con appena 850 mila linee telefoniche per 26 milioni di abitanti – è dotato di una rete provvisoria costruita da MCI che ha ottenuto un contratto da 30 milioni di dollari dal dipartimento della Difesa. La decisione ha scatenato molte polemiche: un gruppo americano che si occupa di fondi pensione ha, infatti, lanciato un appello al congresso per ostacolare il gruppo MCI/WorldCom dall¿ottenere altri contratti in Iraq da parte delle agenzie governative americane dal momento che WorldCom è stata l”origine del più grosso scandalo finanziario della storia americana. Nel sud del Paese invece MTC-Vodafone è impegnata nella costruzione di una rete GSM per dare supporto alle organizzazioni umanitarie che sono occupate nella ricostruzione del Paese e nella distribuzione degli aiuti umanitari. La rete dell¿operatore fornisce già la copertura nella città di Basra, occupata dalle forze militari britanniche.
Alla fine del 2002 gli abbonati ai servizi GSM erano 786 milioni, ossia il 69% del totale dei sottoscrittori wireless sparsi per il mondo. Negli Stati Uniti lo standard è stato adottato da AT&T Wireless, Lucent, Nortel e Cingular, mentre T-Mobile ha scelto il GPRS (tecnologia basata sul GSM) per la sua rete di prossima generazione. Motorola ha invece in progetto di utilizzare dispositivi basati sullo standard europeo sia negli Usa che nei mercati stranieri. Il GSM, inoltre, è stato utilizzato per le reti afgane del dopo guerra (installato dalla compagnia americana TSI) ed è lo standard attualmente in uso in 20 Paesi arabi e anche in quelli intorno all¿Iraq, come la Turchia, Israele e il Kuwait