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eLearning 2003. Il Rapporto dell¿Osservatorio Anee (II PARTE)

Italia



La domanda

1. Aziende

La prima analisi che emerge risulta essere che, se &#232 vero che le metodologie tradizionali sono quelle maggiormente utilizzate (libri-manuali e aula), esiste una forte convinzione che in realt&#224 la metodologia eLearning sia quella ritenuta pi&#249 efficace.

Per gli anni a venire si prospettano quindi due tendenze fondamentali:

L¿interfaccia tecnologica, infatti, &#232 molto meno efficace dell¿aula nel trasferimento di contenuti ¿ricchi¿ quali sono i temi manageriali ed organizzativi, mentre l¿eLearning, con la sua capacit&#224 di integrare materiali multimediali, videoconferenza, modalit&#224 di comunicazione sincrone e asincrone, di condividere documenti e di sostenere attivit&#224 di gruppo, &#232 certamente la tecnologia meno limitante.

Nella previsione di utilizzo scendono i valori di tutte le modalit&#224 ad eccezione di ¿eLearning¿ e ¿blended¿, con una diminuzione consistente per ¿libri/manuali¿.

Le discipline tecnico-operative assorbono la quota maggiore del totale di spesa eLearning, seguite a distanza dal segmento ICT/TLC. Non &#232 un caso che queste sono le discipline pi&#249 direttamente connesse alla formazione di tecnici e impiegati.

Da notare che se si aggregassero le materie economiche/aziendali (vale a dire ¿manageriale/strategico¿, ¿marketing/commerciale¿, ¿net economy¿, ¿assicurazioni/finanza/banking¿, ¿amministrazione e controllo¿) si raggiungerebbe una quota del 35,6%, di gran lunga l¿area formativa maggiormente interessata dagli investimenti grazie anche alla sua trasversalit&#224 su tutte le figure professionali d¿azienda.

Il segmento ¿lingue¿ aumenta ancora di pi&#249 la sua importanza rispetto al 2001, passando dal 7,4% al 9,3% ed &#232 in forte crescita il segmento medicina: praticamente nullo nel 2001, fa registrare quest¿anno un peso dello 0,9% ed &#232 in previsione di raggiungere oltre il 3% nel 2003, confermando le previsioni delle aziende dell¿offerta.

2. Universit&#224

Le Universit&#224 stanno assumendo un ruolo sempre pi&#249 di rilievo nell¿offerta di contenuti, servizi e soluzioni per l¿eLearning, mentre altrettanto non si pu&#242 affermare sul lato domanda.

Il primo dato emerso dall¿indagine porta a evidenziare l¿utilizzo, presso molti atenei, di metodi e tecniche per la formazione online secondo approcci e prodotti caratterizzati da vari gradi di qualit&#224 e sofisticazione. Si tratta tuttavia ancora in larga parte di stadi sperimentali o comunque di avvio, come confermato dalle varie interviste condotte con i responsabili di centri e attivit&#224 di formazione a distanza; solo pochi atenei si considerano in una situazione di offerta di eLearning a regime, sia esso blended o totalmente online.

Ad un¿analisi macro risulta che attualmente il 72% circa degli atenei italiani &#232 impegnato di iniziative di formazione online.

Di questo 72% solo il 7,6% &#232 rappresentato da quegli atenei caratterizzati da un¿offerta a regime, mentre il restante 64,6% &#232 costituito dalle vasta ed eterogenea nebulosa di sperimentazioni su piccola scala. La prima piccola fetta &#232 essenzialmente concentrata a nord, mentre la seconda si estende a macchia di leopardo in tutta Italia, con prevalenza ancora una volta a nord e al centro. Il 28% circa delle universit&#224 italiane ancora non ha intrapreso alcuna iniziativa in merito; si pu&#242 tuttavia ritenere che questi atenei si stiano interrogando sulle possibilit&#224 e le modalit&#224 di adozione di soluzioni eLearning e che nel giro di qualche anno sperimentino attivit&#224 di didattica online.

&#200 doveroso precisare che sono stati inclusi nel 72% di cui sopra solo quegli atenei che, risultano aderenti ad una definizione di formazione online che corrisponde all¿eLearning, alla FaD di seconda generazione o alla didattica web enhanced; quest¿ultima modalit&#224 di apprendimento online si configura, come vedremo, come quella largamente scelta dal mondo accademico italiano. Si tratta dell¿utilizzo della multimedialit&#224 e delle tecnologie di rete per arricchire, innovare, aumentare l¿efficacia e la qualit&#224 di un modello didattico comunque basato prevalentemente sulla presenza fisica in aula (che resta dunque insostituibile soprattutto nella formazione curricolare).

Uno dei fattori che sta contribuendo alla scarsa richiesta di componenti della catena del valore &#232 da ricercare nell¿approccio mediamente utilizzato dagli atenei verso l¿eLearning. Di fatto, nella maggior parte dei casi, si assiste ad iniziative autonome da parte di cattedratici desiderosi di portare avanti la causa, senza un reale supporto centrale ed istituzionale.

Si tratta per lo pi&#249 di iniziative a carattere personale che, scontrandosi con le modestia dei budget a disposizione, faticano a trovare gli spazi ¿ soprattutto economici ¿ per l¿adozione di un¿offerta standard disponibile sul mercato.

Ne consegue che circa il 50% delle Universit&#224 che dichiarano di fare eLearning, sviluppano in realt&#224 supporti informatici che vengono messi a disposizione on-line.

Di fatto siamo di fronte ad attivit&#224 di ¿e-reading¿ piuttosto che eLearning.

Guardando alla catena del valore dell¿offerta &#232 possibile affermare che la domanda da parte delle Universit&#224 &#232 generalmente scarsa, totalmente assente nei servizi e nella consulenza.

Tecnologia: il 27% degli atenei che hanno intrapreso attivit&#224 di eLearning compra tecnologia.

A sua volta questo cluster pu&#242 essere suddiviso in acquisto di piattaforme commerciali dai principali vendor e acquisto di piattaforme opensource.

Il primo caso riguarda il 24% e la domanda &#232 maggiormente concentrata su piattaforme quali LearningSpace, BlackBoard, CentraOne, WebCT. Le Universit&#224 che rientrano in questo gruppo sono localizzate principalmente al Nord, oltre Firenze e di grande dimensione (oltre 60.000 iscritti).

Il secondo caso riguarda il restante 3%.

L¿adozione di piattaforme opensource, nonostante la modestia del numero in valore assoluto, &#232 estremamente interessante in termini prospettici. Dalle interviste effettuate sembra infatti essere proprio questa la soluzione pi&#249 accattivante per i nuovi operatori del mondo Universit&#224 intenti a fare acquisti di piattaforme.

Flessibilit&#224 da una lato, garanzia di aggiornamenti standard e contratti di manutenzione facilmente disponibili sul mercato sono solo una parte degli elementi qualificanti.

Contenuti: solo l¿8% degli atenei che hanno intrapreso attivit&#224 di eLearning comprano contenuti.

La domanda &#232 fortemente concentrata esclusivamente su due classi di discipline.

In particolare il 5% dichiara di comprare contenuti di informatica utente e ECDL perch&#233 ¿obbligati¿ ad ottemperare le Direttive CRUI e Campus One.

Il restante 3% compra contenuti relativi alle lingue.

3. Scuola

I processi di innovazione didattica e tecnologica stanno da tempo investendo anche il mondo della scuola in virt&#249 di spinte sia endogene che esogene. Le prime riguardano la riflessione, maturata da un numero sempre maggiore di insegnanti, sulla necessit&#224 di ripensare la didattica e il parco competenze del personale docente; ci&#242 al fine di non aumentare il gap esistente tra metodologie ed obiettivi dell¿istruzione obbligatoria, da un lato, ed i reali bisogni formativi della societ&#224 attuale dall¿altro. Le spinte esogene provengono invece dalle direttive europee sulla ¿societ&#224 della conoscenza¿, che affermano del pari l¿urgenza di aggiornare la cultura dell¿insegnamento sulle conquiste dei ¿nuovi¿ modelli di apprendimento e delle ¿nuove¿ tecnologie didattiche – con particolare focus sulla formazione degli insegnanti, chiavi di volta dell¿intero sistema. L¿interesse, dunque, non &#232 pi&#249 solo legato alle problematiche infrastrutturali e di connettivit&#224, quanto piuttosto alla qualit&#224 dei prodotti, dei servizi e del contesto pedagogico d¿uso.

Le istituzioni italiane hanno prontamente raccolto le proposte comunitarie. A livello infrastrutturale &#232 previsto che nel quinquennio 2003-2007 l¿ICT riceva significativi investimenti (dotazione tecnologica, cablaggio delle scuole, connessioni a banda larga) mentre a livello di processo sono state pianificate iniziative per stimolare un salto culturale presso il corpo docente e le agenzie educative scolastiche, affinch&#233 le nuove tecnologie siano viste non come problema o, all¿opposto, soluzione, ma come nuova opportunit&#224 per lo svecchiamento della didattica e la ridefinizione del ruolo e delle competenze dell¿insegnante.

In particolare la Riforma Moratti prevede, a valle di un investimento di circa 90.000.000 Euro nel 2002:

l¿adozione di tecnologie e metodologie per permettere agli studenti di partecipare alle attivit&#224 scolastiche anche a distanza (ad esempio iniziative rivolte alle comunit&#224 montane e alle isole).

4. Pubblica Amministrazione

Il tema della formazione e dell¿aggiornamento professionale &#232 ovviamente divenuto essenziale, sia per le PA centrali che locali. Attualmente il ruolo dell¿eLearning nei processi formativi &#232 piuttosto marginale, anche se, come si vedr&#224, di maggior peso nell¿ambito di specifiche tipologie di utenti e di particolari tipologie di corsi. Tuttavia, uno spaccato dell¿attuale universo formativo delle amministrazioni italiane e una serie di ipotesi sulla possibile, futura percentuale di eLearning, possono sicuramente dare un¿idea dello scenario prefigurabile nei prossimi anni.

Il numero totale dei partecipanti a corsi e seminari, nel corso del 2002, &#232 di circa 400.000 unit&#224, per un totale di oltre 16.000.000 di ore fruite.

Il primo dato che emerge &#232 che la formazione &#232 un fenomeno diffuso, che riguarda tutte le categorie di lavoratori della PA: con qualche eccezione (come il comparto Sicurezza, difatti), la suddivisione percentuale dei partecipanti tra dirigenti, funzionari e altre categorie, rispecchia a grandi linee la distribuzione di queste categorie all¿interno delle amministrazioni.

In questo senso, tuttavia, lo scarso utilizzo delle modalit&#224 di fruizione dei corsi attraverso sistemi che facciano uso di ICT, utilizzo che si aggira mediamente al di sotto del 10% includendo anche la modalit&#224 ¿laboratorio informatico¿, suggerisce la presenza di un forte potenziale di crescita dei corsi per i dirigenti, che al momento possono trovare complicato abbinare modalit&#224 didattiche di tipo tradizionale con l¿espletamento dei loro uffici.

Facendo riferimento al solo eLearning ¿in senso stretto¿, la percentuale di ore fruite dal personale delle PA non arriva al momento all¿1%. Le ICT, in particolare, delineano scenari ancora in parte inesplorati e costituiscono al tempo stesso strumento e stimolo per la programmazione e la realizzazione delle attività formative.


eLearning 2003. Il Rapporto dell¿Osservatorio Anee (I PARTE)

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