Italia
6. Proposte per la formazione universitaria
L¿università italiana è in questo momento attraversata da significativi cambiamenti dovuti all¿introduzione dei nuovi ordinamenti didattici, che prevedono una pluralità di percorsi formativi (laurea di primo livello, laurea specialistica, dottorato, master di primo e di secondo livello, ecc.). Questo processo si sta rivelando complesso e critico, sia per l¿intrinseca complessità del problema, sia per una non convinta partecipazione al processo di una parte rilevante dei docenti e del personale dell¿università.
Tuttavia, i problemi che si stanno riscontrando nell¿attuazione della riforma non si possono ricondurre unicamente al cambiamento della struttura dei corsi di studio. Esistono delle cause di fondo che devono essere affrontate e rimosse.
In particolare, è necessario perseguire alcuni obiettivi fondamentali:
a) Migliorare la competitività del sistema universitario attraverso:
– il raggiungimento, almeno per alcuni atenei, di soglie d¿eccellenza e di qualità comparabili con quelle dei Paesi maggiormente avanzati attraverso un uso efficiente e mirato delle risorse (le Università non sono tutte uguali!);
– una stretta connessione con il mondo delle imprese e delle istituzioni, promovendo politiche ed iniziative innovative;
– una revisione accurata,sulla base dell¿esperienza, dei criteri e parametri di funzionamento del sistema universitario (es. rapporto iscritti-laureati, età media del personale docente, ecc.).
b) Sviluppare adeguatamente il binomio Formazione-Ricerca:
tale presupposto è ormai acquisito in tutti i paesi tecnologicamente avanzati e d¿alta tradizione industriale. Ne consegue la necessità, per il nostro Paese, che sia lo Stato il primo attore ad investire nella Ricerca, in quanto elemento strategico fondamentale di un paese moderno e che la collocazione della Ricerca avanzata abbia, di massima, la sua sede preferenziale nelle Università. Oggi, nei paesi industrializzati, non è concepibile una separazione strutturale e gestionale fra ¿Linea di docenza¿ e ¿Linea di ricerca¿ (forte e competitiva).
c) Mettere il sistema universitario al crocevia dell¿innovazione del Paese per la creazione di nuove conoscenze e per lo sviluppo economico: estendere la formazione di base, quella professionale e quella continua attraverso iniziative di ¿partnership¿ con le imprese e le istituzioni; estendere la ricerca di base e quella applicata attraverso iniziative di ¿partnership¿ con le imprese e le istituzioni.
d) Aumentare il numero di laureati che è possibile fare uscire dalle Università italiane.
In tale quadro si propongono una serie di Linea guida per l¿innovazione del sistema universitario perché un¿erogazione dei servizi adeguata ai livelli di competitività da raggiungere comporta una drastica ristrutturazione del sistema che favorisca l¿autonomia finanziaria, consenta il governo degli accessi di docenti e studenti e premi la meritocrazia.
Ovviamente, come già detto in premessa iniziale, va verificata la sostenibilità sociale del sistema universitario nella trasformazione verso l¿efficienza contemperando al meglio i due opposti problemi, da un lato di tendere a diminuire la funzione (impropria) di ammortizzatore sociale e dall¿altro di estendere in modo significativo il supporto del sistema verso i più meritevoli.
In tale ottica le proposte specifiche di questo documento rappresentano un insieme organico di interventi tra di loro interconnessi, che si associano agli obiettivi generali sopra menzionati e che possono cosi sintetizzarsi:
1) Migliorare il servizio fornito agli studenti (rapporto docenti-studenti, servizi tecnici forniti dall¿Università, servizi sociali, offerta di corsi brevi e su richiesta, ecc.) evitando tasse ¿occulte¿ (ad es. Cepu) di cui non beneficia il sistema universitario.
2)Aumentare notevolmente l¿efficienza di tutto il sistema universitario, per essere in grado di raggiungere gli obiettivi anzidetti, ed in particolare:
favorire l¿autonomia finanziaria e ¿renderla obbligatoria¿, seppure con gradualità, spingendo per nuove forme di sostegno da parte di fondazioni, enti ed altro, il più possibile collegati con il territorio ¿servito¿ ed indirizzando i finanziamenti verso gli atenei più ¿meritevoli¿.
scoraggiare ¿il parcheggio¿ degli studenti attraverso politiche opportune (orientamento, governo degli accessi, verifiche sullo stato degli esami dati per contenere il numero massimo di anni fruibili, ecc.).
migliorare decisamente il sistema di reclutamento e gestione del personale docente attraverso la creazione di un mercato del lavoro con livelli di salari e stipendi differenziati in base al giudizio di merito scientifico e didattico, legittimando la possibilità di allontanamento dei non meritevoli, favorendo l¿ingresso pro-tempore di professionisti provenienti da altri campi, affidando la gestione delle risorse umane al corpo direttivo delle stesse Università.
riformare il sistema di ¿governance¿ delle Università, modificando la composizione e le modalità di formazione degli organi dirigenti e sviluppando il ruolo manageriale dei rettori.
3) Avviare una ¿policy¿ per le tasse in base alla quale le entrate necessarie (a completamento di tutte le altre forme di ¿fund raising¿) passino progressivamente dal carico pubblico al carico individuale e siano ¿pagate¿ da chi frequenta, estendendo però nel contempo ogni possibile forma di supporto (borse di studio, residenze, ecc.) per i più meritevoli privi di mezzi finanziari.
4) Attuare un effettivo orientamento degli studenti verso le facoltà che consentano maggiori sbocchi nel modo del lavoro; orientamento, politiche degli accessi, miglioramento dei servizi devono essere orientati all¿aumento del numero complessivo di laureati che è possibile far uscire dalle Università italiane.
5) Abolire il valore legale del titolo di studio.
Ciascuno dei temi sopra elencati è molto delicato e complesso e richiede approfondimenti e soluzioni che possano mantenere la sostenibilità sociale ed economica del sistema universitario nel nostro paese per tutto il periodo transitorio di applicazione delle riforme e in vista di una realizzazione di obiettivi a medio termine.
7. Proposte per l¿innovazione industriale
Le attività d¿innovazione del sistema della ricerca pubblica e del sistema universitario delineate in precedenza vanno consolidate da attività specifiche rivolte all¿innovazione del sistema industriale italiano. Occorre procedere nella consapevolezza della sua odierna fragilità, in particolare nei settori di punta dei mercati globali (informazione, nanotecnologie e biotecnologie), contribuendo alla creazione di condizioni ambientali e istituzionali favorevoli alla creazione di una ¿nuova¿ industria nazionale in settori specifici, con dimensioni medie e proporzionate alle possibilità del Paese, ma con respiro internazionale.
Più in generale, si possono considerare le seguenti proposte specifiche:
1)Promuovere una politica d¿attrazione verso competenze distintive e soggetti industriali eccellenti sulla scia di quanto avvenuto in Italia in troppi pochi casi, dove grandi aziende multinazionali, a seguito di processi di acquisizione di aziende italiane, hanno decentrato alle ¿unit¿ presenti in Italia la missione a livello mondiale di alcuni settori della loro Ricerca e Sviluppo complessiva. Tale politica d¿attrazione dovrebbe configurarsi come un portafoglio composito (non solo incentivi e defiscalizzazione, ma anche servizi, trasporti, residenze, ecc.).
2) Promuovere forti investimenti nella ricerca applicata in aree e settori definiti, relativamente ai quali le condizioni non siano del tutto pregiudicate dal punto di vista dell¿entità degli investimenti necessari e dalle condizioni del mercato (es. applicazioni software per Internet, biotecnologie, etc.), responsabilizzando i diversi enti e le diverse realtà periferiche (es.Politecnici, Università, Centri Nazionali ne Territoriali, ecc.). Specificatamente, può risultare importante creare i presupposti per l¿applicazione di tecnologie avanzate ai settori tradizionali.
3) Stimolare ed agevolare iniziative e progetti di cooperazione nella ricerca industriale, fortemente radicate nelle realtà locali ed in grado di esaltare le diverse specificità territoriali, che coinvolgano partner esteri ¿eccellenti¿, definendo supporti ¿ad hoc¿ nelle diverse aree (formazione, finanziamento, ecc.), peraltro condizionati a ritorni misurabili per il territorio. Il tema dei distretti industriali e dei ¿network¿ cooperativi dovrebbe, a questo riguardo, rappresentare un riferimento importante per le politiche del centro-sinistra.
4) Favorire i processi di consolidamento e rafforzamento societario delle imprese italiane nell¿ambito di un¿economia di mercato e di nuove norme per un intervento dello Stato che, senza riorientare il mercato verso direttrici prefissate, ne moderi gli eccessi anarchici per l¿equa tutela dei gruppi sociali più deboli. Le istituzioni, ed in particolare i governi locali, sono chiamate a svolgere un ruolo proattivo (e non dirigistico) per accompagnare e favorire processi innovativi, sia a livello aziendale che di area. In particolare le istituzioni locali devono svolgere un ruolo di promozione e stimolo a processi cooperativi intra-area con sistemi locali particolarmente avanzati che tengano anche conto delle necessarie infrastrutture di servizio.
5) Favorire la creazione d¿imprese in nuovi settori (identificati come sopra accennato) e supportare iniziative innovative a vario spessore con valenza internazionale, indirizzando le Università a svolgere un ruolo proattivo al riguardo.
6) Creare, promuovere e diffondere a vari livelli una cultura della conoscenza tale da poter produrre risultati già nel breve periodo (es. favorire e diffondere una cultura della brevettazione, supportare iniziative di ¿knowledge management¿ nelle imprese e nelle Università).
7) Incentivare nuove forme di connessione tra ricerca industriale e ricerca pubblica. La specificità della situazione industriale nazionale vede una prevalenza della piccola industria di trasformazione, con punte d¿eccellenza in nicchie di mercato, che manifesta un¿intrinseca scarsa propensione ad investimenti in ricerca anche per una mancata consuetudine ad un rapporto con il sistema della ricerca pubblica. Occorrono invece iniziative che da un lato favoriscano la nascita di nuove imprenditorialità di giovani in settori ad elevato contenuto innovativo e dall¿altro incentivino connessioni strutturali tra il sistema territoriale delle imprese e le Università ed i Centri di Ricerca del sistema pubblico, per favorire tutti i possibili trasferimenti tecnologici verso le PMI. In questo quadro, il dottorato di ricerca deve affermarsi non solo come meccanismo d¿alimentazione delle future generazioni di universitari, ma anche di formazione di nuove generazioni di ricercatori industriali e imprenditori innovativi.
Sistema della ricerca pubblica, della formazione universitaria e dell´innovazione industriale I PARTE
Sistema della ricerca pubblica, della formazione universitaria e dell´innovazione industriale II PARTE
Sistema della ricerca pubblica, della formazione universitaria e dell´innovazione industriale II PARTE