Europa
Nonostante il tortuoso cammino del Ddl di riforma del sistema radiotelevisivo, l¿Italia dovrebbe passare dall¿analogico al digitale entro il 2006. Niente più interferenze: nella nuova era televisiva l¿immagine sullo schermo arriverà pulita, in alta definizione. Entro il 2006 in Italia si completerà, quindi, un processo già in atto in altri Paesi europei: il passaggio dall¿analogico al digitale terrestre (DTT – Digital Terrestrial Television). Niente antenne in più, né parabole o cavi speciali. Basterà un apposito decoder per captare il segnale trasmesso, col nuovo sistema, dai tralicci tradizionali. Questo porterà a due modifiche sostanziali: la trasmissione televisiva avrà una qualità migliore, il numero di canali disponibili si moltiplica, diventando fino a otto volte quelli attuali. Poi si passerà alla gara per aggiudicarsi gli spazi. Tutte le reti nazionali che hanno oggi la concessione avranno diritto a proseguire le trasmissioni in digitale. E” facile pensare che diverse televisioni attualmente sul satellite andranno anche sui ponti terrestri. Questo è possibile perché lo spazio disponibile si amplia: in ogni canale analogico attuale ci stanno fino a otto canali digitali. Alcuni Paesi come Svezia, Gran Bretagna, Portogallo e Spagna sono già da tempo passate alla sperimentazione del digitale. La Francia lo sta per fare. In Gran Bretagna viene utilizzata una potenza di trasmissione bassa per evitare di disturbare il segnale analogico in questa fase di transizione iniziata nel 1998 che si concluderà entro il 2005. Al momento ci sono troppo pochi per consentire a un qualsiasi network di sopravvivere. La situazione non è migliore in un altro Paese pioniere del digitale, la Svezia. Sono partiti nell”aprile del 1999 con sei canali pubblici e non hanno superato la soglia degli 90 mila abbonati. La Spagna ha cominciato la sperimentazione nel maggio del 2000 e ha deciso di puntare su pochi canali con molti servizi. Ancora più marcata la scelta in questa direzione del Portogallo, che ovviamente non ha bisogno di tanti canali visto che la popolazione è relativamente poca: in questo Paese la Tv digitale sarà molto interattiva, almeno sulla carta. Secondo uno studio pubblicato ieri da IDATE (Istituto dell¿audiovisivo e delle telecomunicazioni in Europa), istituto specializzato nell¿osservazione dell¿evoluzione dei mercati televisivi, l¿11% delle case francesi dovrebbe avere un abbonamento a un¿offerta digitale terrestre nel 2010. Per quella data, un terzo delle case dovrebbe continuare a ricevere in analogico, ha stimato sempre IDATE. Dopo numerosi rinvii, quindi, per la fine del 2004 in Francia ci dovrebbe essere il definitivo passaggio al digitale, ma ¿oggi più che ieri, grosse incertezze pesano sul lancio della Tv¿, ha rilevato IDATE. L¿istituto ha sottolineato che ¿un certo numero di incognite permangono¿, soprattutto sulla natura del servizio che ¿France Télévisions proporrà sui tre canali che gli sono riservati¿. Pur in presenza di vantaggi e di una qualità migliore del segnale, non è infatti scontato che i telespettatori scelgano di sostituire le proprie apparecchiature di ricezione entro pochi anni. Molto dipenderà dai nuovi programmi che verranno offerti nei canali digitali, la cui disponibilità è legata alle condizioni di concorrenza del settore televisivo. Ad esempio, un ampio bouquet di canali e servizi interattivi sono generalmente disponibili nei sistemi via cavo e via satellite. Per raggiungere una massa critica difficile da ottenere con le sole scelte dei consumatori, in molti Paesi è stato perciò imposto alle stazioni televisive un passaggio obbligatorio al nuovo standard. Ma dopo i vistosi insuccessi del digitale terrestre in Gran Bretagna e in Spagna, i tempi dello switch over sono stati opportunamente spostati in avanti, al 2010-2012, ipotizzando un periodo lungo di transizione. Intanto la Commissione europea accelera sulla televisione digitale terrestre. E¿ stata appena pubblicata una recente comunicazione sul Digital Switch-over con la quale Bruxelles sollecita tutti i Paesi membri dell¿Unione a velocizzare i tempi e dichiara la propria disponibilità a sostenere il definitivo passaggio al digitale. Erkki Liikanen, Commissario per la Società dell¿Informazione, ha però spiegato che questa non deve essere interpretata come ¿un¿azione intrusiva o come un¿indicazione di una data unica per tutti i Paesi dell¿Unione Europea per il passaggio dall¿analogico al digitale o l¿imposizione ai consumatori dell¿acquisto di televisori digitali¿. Aggiungendo che ¿¿lo stato di avanzamento dei piani nazionali di televisione digitale varia da Paese a Paese, come indica il range delle penetrazioni nazionali che variano dal 3% al 40% In tal senso un approccio dall¿alto ed unico, sarebbe un cattivo esempio di policy comunitaria e risulterebbe decisamente inappropriato. Stiamo, tuttavia, monitorando gli sviluppi in corso nei Paesi europei e siamo convinti che tale ricognizione richiederà qualche anno. Al momento ciò che interessa sopra ogni cosa alla Commissione è che l¿adozione di misure di policy che accompagnino i processi di migrazione dall¿analogico al digitale e che tengano in debito conto la necessità di apposite misure incentivanti a favore del consumatore, per far sì che il passaggio dall¿uno all¿altro regime venga vissuto in chiave di scelta volontaria dal consumatore medesimo¿.
Ciò che preme alla Commissione è suggerire ai Paesi membri gli errori da evitare in tale processo di transizione e le modalità attraverso cui privilegiare i temi comuni su cui articolare il piano di switch-over.
Temi che devono rispondere a precisi requisiti: trasparenza, proporzionalità rispetto alle esigenze del Paese, certezza temporale, ¿neutralità¿ tecnologica, per evitare azioni discriminatorie nei confronti delle imprese del settore, perché questo altererebbe le regole irrinunciabili di una corretta competizione.
Raffaella Natale