Mondo
Dopo gli Stati Uniti (170 milioni di navigatori), la Repubblica Popolare Cinese costituisce il bacino d¿utenza dei servizi Internet più vasto del mondo. Al primo semestre 2003 il numero degli internauti cinesi superava i 60 milioni, con un incremento semestrale del 15% e un trend stabile che lascia prevedere, per fine anno, circa 86 milioni di utenti complessivi e un incremento annuo del 46%. Un dato significativo dopo l¿exploit dello scorso anno che fece registrare un indice di crescita del 75%. Anche l¿industria hardware è in netto sviluppo, con un mercato consumer in attivo che ha inciso sulle vendite con quasi tre milioni di pc venduti e un aumento del 14% rispetto al 2002.
La vera punta di diamante è il segmento broadband, in forte crescita grazie ai consistenti investimenti ¿ circa 500 mln di dollari per il 2003 ¿ che hanno raddoppiato le cifre del 2002. Il governo si è prefisso l¿obiettivo di raggiungere i 200 milioni di utenti Internet entro il 2005, il 30-40% dei quali con accessi broadband.
Attualmente, la DSL su tradizionali linee telefoniche copre i due terzi dei servizi broadband forniti nel Paese, ma lo scenario si presenta in forte evoluzione. Al 30 giugno 2003 gli utenti broadband ADSL erano 4.100.000 su un totale di circa 6 milioni e secondo le stime (Norson Telecom Consulting) gli utenti cinesi della banda larga dovrebbero raddoppiare entro la fine di quest¿anno e raggiungere il tetto minimo dei 21 milioni entro il 2005, per la verità ben al di sotto dell¿obiettivo governativo .
I due principali operatori nazionali, China Telecom e China NetCom Corp. offrono servizi di linea fissa in grado di soddisfare pienamente non solo l¿utenza residenziale ma anche quella business, attraverso le nuove tecnologie di connessione e di trasmissione dati.
A pochi anni dalla nascita (1995), il mercato ICT cinese si è trasformato in una realtà economiche dinamica e promettente. Eppure la fruizione dei servizi avanzati non è mai stata tanto al centro di polemiche come in Cina. La palese ostilità del Governo e il suo atteggiamento di marcata chiusura nei confronti dei siti stranieri ha riempito le pagine dei quotidiani da almeno un anno a questa parte, in virtù delle numerose denunce da parte delle associazioni di consumatori, degli istituti di ricerca e degli osservatori internazionali, che hanno evidenziato le pratiche di censura dell¿intero sistema telematico, finalizzate ad ostacolare qualsiasi forma di penetrazione di modelli provenienti dall¿esterno. Oggi la Cina può vantare, tra i suoi tanti primati di ICT, purtroppo anche quello delle prime condanne per ¿sovversione telematica¿.
Lo sviluppo di Internet in Cina
Nel 1987, nell¿ambito del progetto di ricerca scientifica CANET, viene trasmessa la prima eMail cinese, che riportava simbolicamente come oggetto le parole “Attraversando la grande muraglia per unire il mondo”. Nel dicembre 1988, la rete locale dell””università di Qinghua viene collegata a quella dell””università canadese British Columbia (UBC) attraverso l””applicazione del protocollo X400 introdotto dal professor Hu Daoyuan della UBC.
Da allora è tutto un crescendo di sviluppi tecnologici, nonostante le forti tensioni politiche fra il governo cinese e gli altri Paesi asiatici e nonostante le restrizioni emesse dagli Usa. Nel 1993, il governo da la propria approvazione all””istituzione di una ””Rete Pubblica di Informazione Economica””. Nel 1994, la Federazione Cino-Americana per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica a nome del governo cinese fa richiesta di supporto, per il collegamento ad Internet, al National Science Fundation degli Stati Uniti. L””appello viene accolto e, nello stesso anno, si concretizza l¿apertura di un circuito Internet internazionale a 64K, attraverso la statunitense Sprint. Da quel momento, la Cina viene riconosciuta ufficialmente come Paese accessibile via Internet. Nel maggio 1994, viene installato il primo web server della Cina.
Dal gennaio 1995, China Telecom apre due circuiti dedicati a 64K con la Sprint Co. a Pechino e Shangai e comincia a fornire il servizio di accesso a Internet attraverso la rete telefonica. Nel marzo 1995: il CAS (Chinese Accademy of Science) completa il collegamento interurbano fra Schangai, Hefei, Wuhan e Nanjing con tecnologia IP/x.25: è il primo passo verso l¿estensione di Internet in tutta la Repubblica. L¿11 febbraio 1996, il Consiglio di Stato traccia, con il decreto No.195, le regolamentazioni provvisorie della Repubblica Popolare Cinese sul controllo della Rete Informatica Internet. Nel 1997, il National Chinese Network Information Center (CNNIC) diventa il centro telematico d””informazione di Stato. Dopo pochi mesi ChinaNet lancia il progetto per la costruzione della seconda dorsale di rete.
Nel novembre 1997, il CNNIC pubblica il primo Rapporto statistico sullo sviluppo di Internet in Cina. Secondo i dati raccolti, al 31 ottobre di quell¿anno, la Cina ha 290.000 pc collegati a Internet, 620.000 utenti e 4.066 domini registrati con suffisso ¿.cn¿. Nel secondo Rapporto CNNIC le connessioni salgono a 542.000, a 1.175.000 gli utenti, a 9.415 i domini registrati. Nel gennaio 1999, il terzo Rapporto rileva 747.000 pc collegati ad Internet, più di 2 milioni di utenti e 18.396 domini registrati. Solo sei mesi dopo, gli utenti Internet superano già i quattro milioni. Al 30 giugno 2002, il numero di host in Cina supera i 16 milioni (il 19% delle connessioni avviene su linea dedicata, il 74% in dial-up e la restante parte con altre soluzioni) e il gli utenti Internet sfiorano i 46 milioni. A giungo 2003 la cifra sale a 60 milioni di unità.
Ormai Internet è una realtà affermata nel Paese.
La crescita e le aperture del mercato
Il numero degli internauti cinesi è impressionante in valori assoluti, ma la diffusione dei personal computer per uso domestico tra la popolazione è ancora limitata. Se è vero che il profilo medio del cybernauta cinese si conforma sempre più con le fasce giovani del Paese, come avviene anche in Occidente, è anche vero che si tratta di utenze legate in massima parte al mondo degli internet cafè e non ad una fruizione dei servizi di tipo domestico.
Il mercato cinese si distingue dagli altri grossi bacini mondiali proprio per questa marcata differenza. Molti esperti ritengono che il segmento legato ai servizi di connessione sia destinato a rimanere circoscritto alle organizzazioni governative e al mondo scientifico, accademico e tecnologico.
Ciò non toglie che le cifre confermino quanto l¿uso di Internet in Cina sia in piena espansione, soprattutto fra giovani. Un bacino d¿utenza di forte interesse anche per gli operatori stranieri. Finora il Governo ha mostrato una marcata diffidenza nei confronti dell¿imprenditoria occidentale e le aziende straniere che hanno tentano di penetrare il mercato locale hanno dovuto affrontare grosse barriere, come testimonia l””analoga situazione creatasi nel comparto tlc.
A due anni dall””accordo col WTO (Organizzazione per il Commercio Mondiale) che imponeva la graduale apertura agli investimenti stranieri, la liberalizzazione del settore non pare aver “ingranato”, zavorrata com””è da una legislazione a dir poco inadeguata. La minaccia di monopoli sembra preoccupare gli investitori stranieri.
A rilanciare le prospettive, le recenti disposizioni che consentono per la prima volta alle aziende occidentali di registrarsi col dominio .cn. Il Governo abbatte così uno dei più grossi ostacoli all””ingresso dell¿imprenditoria straniera nel proprio mercato. Secondo Neustar, la società che sta collaborando con il governo per la gestione dei domini .cn, nel prossimo triennio l¿e-commerce potrebbe generare profitti per circa 23 mld di dollari contro gli attuali 500 milioni. Il nuovo corso sembra aver incoraggiato le multinazionali e gli operatori ad entrare in un mercato potenzialmente tanto fertile, eliminando così quelle ragioni che facevano apparire le partecipazioni dall¿estero come una partita persa in partenza.
A conferma dell¿apparente nuovo corso, si colloca il Sesto vertice tra Ue e Cina per discutere di importanti temi legati all””economia mondiale, dopo l¿analogo incontro tra le autorità cinesi e statunitensi. Oggetto del dibattito, la necessità di aprire il mercato cinese all¿imprenditoria straniera oltre che ai prodotti e ai e servizi esteri. Investimenti e apertura dei mercati, quindi, in linea con la politica di cooperazione economico-scientifica, peraltro dimostrataanche con l¿adesione cinese al progetto del sistema satellitare europeo Galileo.
Le politiche del governo
L¿atteggiamento di chiusura dimostrato a livello commerciale non è che una conseguenza della politica restrittiva applicata dalle autorità cinesi che considerano la Rete quasi una minaccia per l¿integrità della Repubblica. Di fatto, dal 2000 il governo applica una strategia di ¿supervisione¿ e di controllo sull””informazione on-line filtrando i siti stranieri, bloccando i motori di ricerca e istituendo corpi speciali di polizia.
Il Ministero della Sicurezza Pubblica ha rilasciato anche dei software che bloccano la documentazione digitale considerata “a rischio” nelle scuole, negli internet point ma anche nelle abitazioni private. In particolare, il rapporto di Amnesty International, ¿Repubblica Popolare Cinese: il controllo dello Stato su Internet¿, ha rivelato le modalità tramite cui il Ministero filtra le informazioni presenti su Internet, facendo anche installare dei firewall sui sistemi dei service provider locali per sorvegliare le caselle di posta elettronica.
L¿11 ottobre 2002, l””agenzia d¿informazione cinese ufficiale Xinhua ha rilasciato le nuove regolamentazioni sugli internet cafè redatte dall¿Internet Service Site Business Management, ed entrate in vigore il 15 novembre 2002. Secondo le nuove leggi, i proprietari degli internet point devono rimanere chiusi dalla mezzanotte alle 8 del mattino, vietare l¿ingresso ai ragazzi sotto i 16 anni, locare i loro esercizi ad almeno 200 metri di distanza dalle scuole e vietare ai clienti (che devono comunque esibire i propri documenti d¿identificazione per navigare in Rete) la fruizione di materiale sovversivo. I proprietari degli internet cafè sono tenuti, su richiesta, a mostrare le loro annotazioni alle autorità. Molte di queste regolamentazioni non sono nuove; parecchie città cinesi hanno avuto, localmente, tali obblighi per anni.
A conferma di questo clima di generale sospetto, giungono dalla Repubblica Popolare Cinese continue notizie sulle reali condizioni dei servizi Internet nazionali. Secondo Reporter, sono 36 i cinesi finora arrestati per aver fatto uso ¿illegale¿ di internet. Molti di essi sono stati condannati a lunghe pene detentive per aver espresso sui forum opinioni giudicate sovversive o sleali nei confronti del regime comunista cinese.
Alla luce dei recenti atteggiamenti di apertura nel settore commerciale, resta da vedere se le politiche adottate nei confronti del segmento consumer sono destinate a smorzarsi o se invece andranno a incidere sullo sviluppo del mercato stesso dei servizi internet del quale restano innegabili le potenzialità. Certo è che la Cina sta preparando l””adesione alla convenzione internazionale sui diritti civili e politici. E questo potrebbe essere un grosso elemento di novità per costruire un processo di discontinuità col passato.
D¿altra parte, fino a quando i consumatori finali saranno oggetto di un controllo così limitativo e i content provider di una censura così evidente, è improbabile che le norme che regolano qualsiasi mercato possano dar vita ad un””equazione vincente.
Staremo a vedere.