VeriSign difende Site Finder. L¿ICANN ne chiede la sospensione

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VeriSign non fa marcia indietro e difende il proprio servizio di ricerca su Internet Site Finder, nell¿occhio del ciclone perch&#233 ritenuto illegale dalla concorrenza.

Il servizio, lanciato circa una settimana fa, sarebbe colpevole di vari ¿abusi¿, primo fra tutti, dirotterebbe in modo scorretto indirizzi non assegnati o scritti in modo errato verso il server http://sitefinder.verisign.com, il motore di ricerca gestito appunto da Verisign. Lo stesso dicasi per gli indirizzi eMail digitati in modo sbagliato. Fino a una settimana fa, infatti, quando un utente sbagliava a digitare il nome di un sito, veniva diretto su una pagina con la scritta ¿Error 404, site not found”. Ora invece ci si trova su una pagina che offre suggerimenti per la corretta digitazione del nome di dominio cercato e un box per una nuova ricerca.

Site Finder, inoltre non avrebbe ricevuto l¿apposita autorizzazione dell¿ Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN), l¿ente americano che gestisce i nomi di dominio. VeriSign, dunque, abuserebbe della propria posizione ¿ la societ&#224 gestisce i cosiddetti domini top-level (TLDs) .com e .net – per dirottare a proprio vantaggio le normali ricerche sul web.

L¿ICANN, da canto suo, ha riferito di aver chiesto a VeriSign di interrompere il servizio fino a quando non verranno raccolte ulteriori informazioni.

Ma VeriSign non si &#232 data per vinta e ha annunciato la prossima nomina di consulenti tecnici indipendenti per valutare l¿impatto di una futura implementazione del servizio che, a detta della societ&#224, altro non &#232 che un vantaggio per gli internauti, dal momento che il sito ¿corregge¿ oltre venti milioni di errori al giorno, migliorando la qualit&#224 della navigazione.

Interrompere il servizio sarebbe a dir poco ¿prematuro¿, dichiara Russell Lewis, general manager di VeriSign Naming and Directory Services, almeno non prima di aver riunito e valutato tutti i dati disponibili.

Oltre al problema della concorrenza sleale, a inquietare &#232 anche un altro aspetto della vicenda: quello della privacy degli utenti. VeriSign, infatti, applica il sistema di dirottamento anche agli indirizzi eMail digitati in modo sbagliato. In questo modo, Site Finder non soltanto si appropria illecitamente delle eMail indirizzate in modo scorretto – e di conseguenza pu&#242 leggerne il contenuto o rivendere gli indirizzi dei mittenti ¿ ma interferirebbe con i filtri che bloccano le eMail da domini inesistenti, causando problemi agli amministratori di rete a vantaggio delle varie societ&#224 di marketing (leggi spammer).

A oggi sono gi&#224 tre le cause intentate contro VeriSign: la prima dal concorrente Netster.com; la seconda da Popular Enterprises che ha chiesto danni per 100 milioni di dollari e l¿ultima dall¿altro rivale Go Daddy Software.

La controversia di fatto ha aperto il dibattito sul monopolio di VeriSign in un settore cruciale quale la gestione dei domini Internet. Sicuramente come azienda pubblica, dovr&#224 rispondere prima e prima di tutto agli azionisti ma sono in molti a chiedersi se sia opportuno lasciare una cos&#236 importante porzione dell¿infrastruttura Internet in mano a una singola azienda, a quanto pare neanche tanto rispettosa delle leggi sulla concorrenza.

VeriSign ha licenza di gestire i domini .com fino al 2007, con l¿opzione di rinnovamento del contratto per ulteriori 4 anni. Per i domini .net, l¿azienda dovr&#224 partecipare a una nuova gara nel 2005.

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